Da Cinquestelle a Cinquesupernova. Il Movimento ormai è esploso sotto i colpi dello scontro tra Grillo e Conte

Più che stelle siamo ormai alle supernova, come testimonia il clima di guerra generale che sta vivendo il Movimento e per l’escalation di colpi e contraccolpi di cui sono protagonisti da un lato Beppe Grillo e dall’altro Giuseppe Conte. In mezzo gli eletti, deputati e senatori, che assistono attoniti a uno scontro che mai avrebbero pensato potesse avere luogo. Ecco perché supernova e cioè un’esplosione di quello che un tempo era una stella, o meglio cinque, e di cui adesso rischia di rimanere ben poco.

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Astronomia a parte la realtà e la cronaca politica di questi giorni raccontano della crisi del più grande partito in Parlamento, che soltanto 3 anni fa entrava trionfante a Montecitorio e Palazzo Madama con il suo 35 per cento con il chiaro intento di «aprire le Istituzioni come una scatoletta di tonno». Sembrano lontanissimi quei giorni guardando allo stato in cui si è ridotto il M5S, sfibrato da tre governi (prima con la Lega, poi con il Pd e adesso con tutti tranne che con FdI).

A confrontarsi al centro del ring il garante, Beppe Grillo, e colui che avrebbe dovuto rappresentare lo stadio successivo del Movimento, quello capace di coniugare le istanze movimentiste e quelle di governo, Giuseppe Conte. La cronaca di questi giorni sta invece raccontando una storia diversa, di un Grillo ritornato sulla scena che mette da parte l’ex premier giudicandolo incapace di guidare il Movimento e senza alcuna esperienza politica, ritornando alle origini e cioè al voto degli iscritti su Rousseau. Accuse alle quali Conte ha risposto puntando il dito contro lo stesso Grillo bollato come «padre padrone».

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Grillo: «Non sono il padre padrone del Movimento, sono il papà del Movimento»

Ma lo scontro è continuato anche ieri con il Garante che in un video di sei minuti e 30 secondi ha voluto raccontare al popolo della rete la sua verità sullo strappo con l’ex presidente del Consiglio: «Sento delle dichiarazioni che mi fanno male e che non merito. Ho agito come dovevo agire, con il mio cuore, la mia anima, la mia intelligenza; non sono il padre padrone del Movimento, sono il papà del Movimento, sono il papà con il cuore e ho fatto delle cose straordinarie con chi oggi mi sta disprezzando che non rinnego».

Poi passa a spiegare i giorni della trattativa: «Gli dico prendi lo statuto, vedi se ti va bene, cambialo. Da quel giorno non ho sentito più nessuno, lo chiamo, non si fa trovare, comincio a sentire il peso. Se non ti fidi di me fai vedere lo statuto ai parlamentari, a qualcuno. Poi mi è arrivata la bozza, ed era una roba dove si metteva al centro lui, forse aveva frainteso. Era stato deciso di fare una distribuzione dei poteri, perché se hai tutto in mano ti fai del male da solo».

Ma cosa chiedeva Grillo? «Di avere la mia garanzia di avere la struttura del garante identica allo statuto che c’è adesso. Ho detto, dammi questa possibilità di essere il custode dei valori, dell’attività politica; custode vuol dire non entrare nella dinamica tua che sei un uomo straordinario, però sono io che parlo di transizione, io che sono andato a imporla al Governo. Vent’anni che parlo di economia circolare. Non sentivo dall’altra parte nulla».

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Da qui l’amara conclusione su Conte: «Il Movimento doveva cambiare con lui, pensavo fosse la persona più adatta, ma forse non è la persona più adatta di quello che serve al Movimento. Stiano uniti se possiamo, ma se qualcuno vuole fare una scelta diversa la farà in tutta coscienza».

Conte: «Grillo ha chiesto più che una diarchia politica. Lo statuto non è secentesco, da Grillo proposta medievale»

Accuse alle quali Giuseppe Conte ha voluto nuovamente rispondere: «Io e Grillo abbiamo una fittissima corrispondenza documentale, se lui mi autorizza sono disposto a pubblicarla perché agisco sempre in trasparenza. Grillo ha chiesto più che una diarchia politica».

Chiarendo anche che: «Quando viene chiesta la rappresentanza internazionale, il coordinamento della comunicazione, quando viene chiesto di condividere tutte le scelte degli organi politici – vicepresidenti, componenti dei comitati – quando finanche viene chiesto di concordare e autorizzare addirittura i contratti allo staff di segreteria io credo che sia più che una diarchia ed è umiliante. Quindi lo statuto non è secentesco, è medievale da questo punto di vista».

Conte: «Questo progetto politico non lo voglio tenere nel cassetto»

Infine, l’annuncio di impegno politico: «Se resto in campo? Sicuramente c’è tanto sostegno dai cittadini, abbiamo fatto un progetto politico, ho lavorato 4 mesi a questo progetto e non vedevo l’ora di condividerlo… Questo progetto politico evidentemente non lo voglio tenere nel cassetto, perché non può essere la contrarietà di una singola persona a fermare questa proposta politica che ritengo ambiziosa e utile anche per il Paese».

In mezzo a questo scontro stellare gli eletti, che ieri sera alla Camera ed al Senato si sono riuniti per cercare di trovare una via d’uscita, che però al momento pare molto complicata. E lo testimonia la spaccatura inseno ai gruppi parlamentari, divisi tra chi sostiene le tesi di Grillo e quelle di Conte. In particolare, alla Camera si sarebbero levate più voci per tentare una riappacificazione ed evitare il baratro della scissione.

Taverna: «Iscritti votino statuto di Conte». Ma diversi senatori si dissociano

Più complicata la situazione al Senato dove una prima nota aveva espresso la richiesta che il nuovo statuto fosse esaminato da tutta la comunità del Movimento 5 Stelle. Infatti, era stata proprio la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, ad esprimere questo auspicio: «Credo che sia doveroso consentire ai nostri iscritti di esprimersi su questo progetto e quindi sul futuro del Movimento».

In realtà, al termine della riunione di Palazzo Madama diversi senatori si sarebbero dissociati dal contenuto del comunicato, chiedendo di non diffonderlo perché questo non avrebbe tenuto conto delle osservazioni fatte da alcuni senatori in assemblea, in particolare il fatto che il progetto di Conte non sarebbe stato visto e condiviso con nessuno.

Insomma, siamo quasi al tutto contro tutti. In questa guerra al momento rimangono in silenzio Luigi Di Maio e Roberto Fico, attivi però ad evitare che la situazione possa precipitare. Quello che però sembra profilarsi come sempre più probabile è una divisione del Movimento, anche alla luce delle ultime parole di Giuseppe Conte e della sua volontà di non chiudere in un cassetto il lavoro svolto sullo Stato negli ultimi 4 mesi. Una conta che si preannuncia drammatica e con risvolti pesantissimi e preoccupanti. Appunto da supernova.

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