Governo Draghi. Dimenticate la democrazia, le elezioni e la Costituzione. Ma se tornasse Cossiga…

Dimenticate la democrazia, dimenticate le elezioni, dimenticate la Costituzione. Adesso l’Italia è diventata di fatto una Repubblica fondata sulla pandemia e sulle scadenze europee.

Questa è la sintesi, in lingua facilmente comprensibile, del discorso del Presidente della Repubblica dopo aver preso atto del fallimento delle trattative avviate tra i partiti di governo dal Presidente della Camera.

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Quindi, se si è ben capito, i comizi elettorali sono rinviati a data da destinarsi. Sempre che un giorno si arrivi al voto, in quell’occasione gli elettori si dovranno munire della mascherina di ordinanza nonché di guanti in lattice accuratamente disinfettati per la bisogna.

Gli operatori dei seggi elettorali dovranno dotarsi di tute simil-spaziali o di scafandri che permettano l’assoluto isolamento rispetto all’ambiente esterno per prevenire qualsiasi forma di contagio.

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Durante la sospensione dei diritti costituzionali, nelle aule sorde e grigie del Parlamento bivaccheranno parlamentari narcotizzati e terrorizzati da manipoli di virologi, infettivologi, zanzarologi ed esperti di pipistrelli al servizio del governo.

Il governo, va da sé, sarà di “alto profilo”, giusto come merita una classe politica di indubbio basso profilo. Sarà guidato e composto da chi abbia già dimostrato di avere a cuore i destini di banche, multinazionali, speculatori finanziari e affini, che costituiscono l’impareggiabile mondo dei mercati.

Non potrà mancare la benedizione dell’Unione europea pronta a vigilare sui nostri soldi affinché vadano a finire sempre e comunque nelle tasche delle sue categorie protette.

Come si sa, anzi, come ci fanno credere, la spesa pubblica è improduttiva per definizione: la spesa per ospedali, scuole, tribunali, ponti, strade e servizi non riesce a produrre profitti per le summenzionate categorie protette e produce il terribile debito pubblico, brutto e cattivo.

Da qui la necessità di orientare l’attività pubblica verso il magnifico e disinteressato mondo delle privatizzazioni che, per vocazione, punta all’efficienza e alla economicità, finendo per spremere sempre maggiori profitti. Per pochi, ovviamente, e a danno dei molti cui toccherà lavorare e pagare anche ciò che dovrebbe essere gratuito.

Ce lo ha insegnato Mario Monti che, da autentico Salvatore invocato a squarciagola, ha reso irriconoscibile l’Italia con le sue politiche di austerità.

Ce lo ha insegnato Mario Draghi che ha concorso brillantemente a distruggere la Grecia: prima come responsabile per l’Europa della Goldman Sachs, la banca d’affari che ne truccò i bilanci; e poi, in qualità di Governatore della Banca Centrale Europea, non accettandone più i titoli di Stato a partire dal febbraio 2015.

Ed è proprio Mario Draghi che ora, per incarico del Presidente della Repubblica, dovrà formare un nuovo governo.

Benvenuto Draghi, uomo della Goldman Sachs, del Club Bilderberg, del panfilo Britannia dove, nel 1992, si decise la svendita del patrimonio pubblico italiano finito in mano a predatori finanziari.

Non si può dimenticare che, da Governatore della Banca d’Italia, nel 2006, pretese dal governo dell’amico Prodi che questa restasse saldamente in mani private, anziché essere partecipata da capitale pubblico come prevedeva una norma approvata l’anno precedente dal governo di centrodestra.

Benvenuto Draghi, salvatore dell’euro e dello spread, protettore dei mercati che già festeggiano in Borsa.

Dovremmo ricordarci della letterina inviata a Berlusconi ed al suo governo nell’Agosto del 2011 per chiedergli di «ristabilire la fiducia degli investitori», attraverso il taglio delle pensioni e degli stipendi; rendendo più facili i licenziamenti nel pubblico e nel privato; privatizzando “su larga scala” i servizi pubblici locali; sopprimendo le province; introducendo in Costituzione il famigerato pareggio di bilancio, che avrebbe dovuto essere raggiunto nel 2014 e non fu mai raggiunto né allora né dopo.

Si è visto com’è andata, Berlusconi recalcitrante ha dovuto cedere il passo a Monti e questi ha subito recepito la pretesa «esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche».

Si avviò così l’inarrestabile demolizione del già malconcio Stato sociale, aggravando persino il debito pubblico e la crisi economica divenuta irreversibile.

Il mondo politico è in subbuglio dopo il terremoto provocato da Renzi magari con la possibile partecipazione di protagonisti occulti.

I cinque stelle, che non brillano certo per coerenza e per coesione interna, vorrebbero votargli la sfiducia, ma devono fare i conti con il rischio di elezioni, covid o non covid.
Salvini potrebbe non riuscire a trattenere l’anima europeista della Lega che fa capo a Giorgetti.

La Meloni, dopo la sua nomina a Presidente dello schieramento conservatore europeo e il suo ingresso nell’Aspen Institute, dove può godere della compagnia di Monti, Letta ed altri europeisti assortiti e filo-americani, potrebbe avere dei tentennamenti.

Berlusconi non avrà dubbi: ormai affetto da conclamata Sindrome di Stoccolma, che lo spinge ad amare i suoi carnefici, alla fine non farà mancare il sostegno di Forza Italia. A dispetto del valore primario dell’unità del centrodestra.

Se fosse ancora vivo, il Presidente Emerito Francesco Cossiga, sarebbe certamente l’unico a ribadire cosa disse in una storica intervista del 2008 a proposito di Draghi, già da allora indicato come possibile Presidente del Consiglio: «un vile, un vile affarista… è il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica… E immaginati che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei ministri. Svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni, e certamente ai suoi ex comparuzzi di Goldman & Sachs».
Ma oggi manca Cossiga, manca la memoria e pure la sua schiettezza.

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

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