Maria Carolina d’Austria e il Regno illuminato dei Borbone napoletani

Grazie a un accordo matrimoniale acquisì potere politico reale

Maria Carolina d’Austria (13 agosto 1752 – 8 settembre 1814) fu una figura chiave nella storia dei Borbone del Regno di Napoli. Nata a Vienna come figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, giunse in Italia nel 1768 per sposare Ferdinando IV di Borbone. Dietro l’apparenza di una regina consorte gentile ed educata, si celava una donna profondamente ambiziosa e politicamente molto attiva. Grazie a un accordo matrimoniale, ottenne un posto nel Consiglio di Stato napoletano quando diede alla luce un figlio maschio, acquisendo così potere politico reale.

Nel corso degli anni, Maria Carolina plasmò la politica del regno secondo la sua visione “illuminista”, ma la sua linea si fece sempre più dura nel momento in cui la Rivoluzione francese iniziò a minacciare gli equilibri europei. Con l’aiuto del suo favorito Sir John Acton, la regina promosse un’alleanza filo-britannica e antigiacobina, trasformando Napoli in un baluardo contro le ideologie rivoluzionarie.

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Il suo regno di fatto durò decenni, fino alle crisi rivoluzionarie che portarono alla proclamazione della Repubblica Partenopea e al suo esilio, passando per tensioni diplomatiche, guerre europee e alleanze strategiche. Nonostante le difficoltà, il suo lascito rimane indelebile: Maria Carolina non solo fu una sovrana potente, ma anche una promotrice culturale, una riformatrice e una protagonista attiva della dinastia borbonica.

L’ascesa politica di Maria Carolina d’Austria

Maria Carolina d’Austria arrivò a Napoli in un momento in cui il potere reale non era monopolio del sovrano, ma era fortemente influenzato dai ministri e dalla nobiltà. Il re Ferdinando IV, suo marito, mostrava scarso interesse per gli affari di governo, dedicandosi più a piaceri e attività mondane che alla politica.

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Il matrimonio tra Maria Carolina e Ferdinando fu parte di un’alleanza strategica tra gli Asburgo e i Borbone. Questo legame dinastico aprì le porte alla regina verso un ruolo politico concreto. In particolare, il contratto matrimoniale prevedeva che, al momento della nascita di un erede maschio, Maria Carolina potesse entrare a far parte del Consiglio di Stato napoletano.

Questa condizione si realizzò nel 1775, quando nacque il suo primo figlio maschio. Da quel momento, Maria Carolina iniziò a esercitare una forte influenza politica: si distaccò gradualmente dalla tradizionale politica filo-spagnola (dominante a corte grazie al ministro Bernardo Tanucci) e impostò una linea più vicina agli interessi austriaci.

Uno dei momenti decisivi della sua ascesa fu la caduta di Tanucci, avvenuta intorno al 1777. Maria Carolina, grazie alla sua determinazione, lo sostituì progressivamente con figure a lei più congeniali, come il britannico Sir John Acton, diventato uno dei suoi principali consiglieri politici.

Intellettualmente vivace e colta, la regina portò con sé l’influenza delle idee illuministe, favorendo intellettuali come Gaetano Filangieri e Domenico Cirillo, e promuovendo una corte culturalmente raffinata.

Con il consolidarsi del suo potere, Maria Carolina divenne essenzialmente il motore delle decisioni statali: il suo ascendente sul re, insieme al sostegno dei nuovi ministri, le permise di governare non solo come consorte, ma come regina de facto, plasmando profondamente il corso della storia dei Borbone a Napoli.

Riforme, cultura e potere nella corte borbonica

Maria Carolina d’Austria, nel suo ruolo di regina consorte, non si limitò a un’immagine di facciata: la sua influenza si tradusse in riforme concrete che segnarono una fase di trasformazione nel regno borbonico di Napoli. Secondo le fonti storiche, ella promosse una politica illuminista ma al tempo stesso autoritaria, riflesso di un “assolutismo illuminato” tipico della storia dei Borbone del XVIII secolo.

Una delle sue iniziative più note fu lo sviluppo della Real Colonia di San Leucio: qui, grazie al suo patrocinio, fu redatto lo Statuto di San Leucio nel 1789, un codice giuridico avanzato che regolava la vita della comunità operaria e prevedeva diritti inusuali per l’epoca, come un’attenzione particolare all’istruzione, alla proprietà e al lavoro.

Sul piano militare, la regina affidò a figure fidate il compito di rafforzare l’esercito del regno. Il britannico Sir John Acton, suo sostenitore, divenne un personaggio centrale: sotto la sua guida, l’esercito napoletano fu riorganizzato, con un potenziamento delle forze navali e terrestri, in vista delle crescenti tensioni con la Francia rivoluzionaria.

Culturalmente, Maria Carolina d’Austria incentivò l’istruzione e il pensiero illuminista: sostenne intellettuali dell’epoca, favorì la diffusione di libri e promosse una corte raffinata, dove fiorivano le arti e le scienze. Secondo la storia della dinastia borbonica, questa strategia servì anche a legittimare un potere forte ma “modernizzato”: una sovrana capace di conciliare autorità e progresso.

Crisi, esilio e lascito nella storia dei Borbone

Il percorso di Maria Carolina d’Austria fu segnato non solo da riforme, ma anche da fratture profonde. Con lo scoppio della Rivoluzione francese e le guerre rivoluzionarie che seguirono, la regina divenne la figura simbolo della reazione antigiacobina. Nel 1798, la crescente pressione francese costrinse la corte borbonica a rifugiarsi in Sicilia, dove Maria Carolina visse in esilio protetta dalle forze britanniche.

Nel 1799, a Napoli fu proclamata la Repubblica Partenopea. Al momento della restaurazione borbonica, grazie anche all’intervento dell’”Armata della Santa Fede” guidata dal cardinale Ruffo, seguì una durissima repressione: molti repubblicani furono processati e giustiziati, e Maria Carolina divenne simbolo di una monar­chia implicata nella vendetta contro i rivoluzionari.

Nonostante il trono recuperato, le tensioni non finirono: con la seconda invasione francese (e la campagna napoleonica), Maria Carolina fu costretta nuovamente all’esilio, questa volta definitivo. Morì a Vienna nel 1814, lontana da Napoli, ma la sua eredità, fatta di potere, intrighi, e riforme, rimase centrale nella storia dei Borbone delle Due Sicilie. La sua influenza si rifletté anche nel periodo successivo alla Restaurazione, e molti storici riconoscono in lei una figura decisiva per la definizione della monarchia borbonica dopo il XVIII secolo.

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