Il candidato a ilSud24: «Vogliamo una Regione che aiuti i giovani»
«La concretezza è la mia rivoluzione». Uno slogan breve, incisivo, per lanciare la sua idea di politica anche nella nostra regione. Gianfranco Librandi, imprenditore e già deputato, ha scelto di candidarsi a Napoli, con Forza Italia, al Consiglio Regionale della Campania. Una scelta che in qualcuno ha sollevato perplessità per le sue origini lombarde. Ma per l’imprenditore non è così. «Non considero questa candidatura un salto geografico, ma un ritorno alle radici. Mio padre è meridionale, e da lui ho ereditato il senso del dovere, della concretezza e l’idea che una comunità si serve, non si usa», spiega in un’intervista a «ilSud24.it».
«Ho scelto la Campania – spiega – perché è una terra che ha dato all’Italia intelligenze, lavoro, creatività. Eppure paga ogni giorno il prezzo di decisioni sbagliate e ritardi che ne soffocano il potenziale. Io vengo dal mondo dell’impresa, dove i problemi non si raccontano, si risolvono. Per questo ho deciso di metterci esperienza e metodo. È una sfida impegnativa, certo, ma è proprio quando una sfida è difficile che vale la pena affrontarla».
Il patto con gli elettori di Gianfranco Librandi
Lei ha ufficializzato, forse unico tra i candidati, un patto con gli elettori promettendo attenzione ai giovani e al loro futuro. Come pensa di mantenere l’impegno di bloccare la fuga dei nostri giovani dalla Campania e di aiutare la nascita di nuovi nuclei familiari?
«Un patto scritto è una forma di responsabilità verso i cittadini. La fuga dei giovani è la denuncia più forte di un sistema che non ha funzionato. Io voglio cambiare le condizioni che li costringono a partire. Significa dare lavoro qualificato, non precario; collegare la formazione alle esigenze delle aziende; investire sulle competenze digitali e tecniche; far crescere un ecosistema dove una startup può nascere e restare qui».
«Ma c’è un altro punto decisivo: la vita. Una coppia che non riesce a sostenere un affitto, un mutuo o un asilo nido non metterà radici. La Campania dovrà diventare una Regione che aiuta i giovani a costruirsi una casa, una famiglia, un domani possibile. Nel mio patto questo impegno è scritto, firmato e misurabile».
La sanità è un comparto molto in difficoltà in Campania, anche qui ha dato la sua ricetta
«La sanità campana ha bisogno di un cambio di rotta coraggioso. Oggi i pronto soccorso sono sotto pressione, il personale è sfinito, le liste d’attesa allontanano i cittadini dalla cura. Bisogna rafforzare la medicina di prossimità, assumere professionisti dove le carenze sono croniche e portare la tecnologia al servizio dei pazienti, non al servizio della burocrazia. La sanità non deve essere un percorso a ostacoli: deve essere la certezza che lo Stato è presente, vicino e competente».
I caregiver in Campania sono tanti e sono spesso avvertiti come un problema, lei ha ufficializzato l’intenzione di impegnare la nuova giunta regionale chiedendo un sostanzioso aiuto economico per loro
«Un caregiver non è un problema: è un argine. Tiene insieme famiglie che altrimenti crollerebbero sotto il peso di una fragilità. La politica spesso si ricorda di loro nelle ricorrenze, poi li lascia soli. Io voglio cambiare radicalmente questo approccio. Campania Care sarà un vero e proprio stipendio per garantire un contributo economico adeguato, non simbolico, e servizi di supporto che rendano sostenibile quel carico di responsabilità. Dobbiamo riconoscere che chi si prende cura di un familiare fragile sta facendo una parte di lavoro che spetterebbe alle istituzioni. La Regione deve ringraziarli non con parole, ma con risorse».
Il rilancio dell’economia
Cosa manca all’imprenditoria della Campania? E come può la Regione Campania aiutare le aziende a crescere?
«La Campania non deve imparare a fare impresa: lo sa fare già. Quello che manca è un contesto capace di accompagnare, non ostacolare. Troppe autorizzazioni, troppi tempi morti, troppi passaggi inutili. Un imprenditore che investe qui deve sentirsi accolto, non messo alla prova. La Regione può intervenire su tre pilastri. Il primo: sburocratizzazione vera, con procedure digitali rapide e tempi garantiti. Il secondo: aree industriali moderne, collegate, dotate di servizi. Il terzo: energia a costi sostenibili, perché senza un piano serio sulle rinnovabili nessuna impresa può programmare il futuro. Io porto anni di esperienza sul campo: so cosa serve e so come farlo. La Campania non deve inseguire, deve correre. E ha tutte le carte per farlo».




