Il candidato a ilSud24.it: recuperare un linguaggio vicino alle persone
Giovanni Chianese torna in campo per le Regionali con la lista civica “A Testa Alta”, schierata a fianco di Roberto Fico per la corsa alla Presidenza della Campania. Un ritorno non dettato da nostalgia politica ma da una forte preoccupazione per il clima nazionale e per la necessità, come spiega a ilsud24.it, di riaffermare una diversa visione di società.
«Serve riaffermare il modello di centrosinistra»
Alla domanda sulle ragioni della ricandidatura, Chianese collega questa scelta al clima politico attuale, che descrive come sempre più teso. Nel Paese, sottolinea, si fanno strada idee che definisce «reazionarie», un segnale che, a suo avviso, modifica sensibilmente l’equilibrio nazionale. Richiama poi l’attenzione su un’altra parte della popolazione, quella che negli ultimi anni si è allontanata dalle urne e non si riconosce in queste dinamiche. È a quei cittadini, spesso scivolati nell’astensionismo, che intende rivolgersi per ricostruire un rapporto di fiducia. Una polarizzazione di questo tipo, osserva, rischia di lasciare scoperte tutele e diritti fondamentali proprio in una fase segnata da crescenti difficoltà sociali.
«La sinistra ha perso la centralità della comunicazione»
Chianese affronta una delle questioni che, a suo avviso, hanno inciso di più sulla sinistra negli ultimi anni, cioè la difficoltà nel far arrivare ai cittadini il lavoro svolto. «Non siamo stati capaci di farci riconfermare la fiducia. Abbiamo approvato tante leggi, portato a casa risultati, ma non siamo riusciti a trasferirli», afferma.
Poi prosegue: «La destra ha lavorato in maniera più furba, giocando sulla pancia delle emozioni. Sui social si muove meglio». Per il candidato di “A Testa Alta” la priorità della sinistra è recuperare un linguaggio adeguato vicino alle persone, capace di raggiungere chi spesso resta ai margini del dibattito pubblico, soprattutto le fasce più fragili.
Legalità: «Bisogna eliminare le rendite di posizione»
Il tema della legalità ricorre più volte lungo l’intervista: «Le rendite di posizione sono il serbatoio di illegalità e di inopportunità», afferma Chianese. «Serve una classe dirigente libera, soprattutto nelle istituzioni più importanti». Poi richiama il ruolo della comunità: «Non può esserci un poliziotto ad ogni angolo. Il senso civico deve partire dalla comunità. L’educazione è fondamentale».
Autismo: «È un’emergenza sociale. Le famiglie devono essere accompagnate»
Il confronto tocca anche uno dei temi più delicati: l’autismo, in forte crescita e spesso gestito con strumenti ancora insufficienti. Chianese riconosce i passi avanti della Regione, ma evidenzia la necessità di un supporto più ampio e stabile: «Sono stati ammessi molti nuovi progetti a finanziamento, ma c’è bisogno di fare molto di più».
E aggiunge: «Nelle scuole serve potenziare i servizi, coinvolgere specialisti e costruire una collaborazione continua con le famiglie. Ogni caso ha caratteristiche diverse». Definisce l’autismo «un’emergenza sociale» e richiama il ruolo dello Stato nel garantire accompagnamento e continuità lungo tutto il percorso di vita delle persone e delle loro famiglie.
Ambiente: «I territori devono tornare a vivere»
C’è un tema per il quale Giovanni Chianese si batte da anni e a cui tiene in modo particolare: l’ambiente. Durante l’intervista richiama il lavoro svolto nella sua esperienza da consigliere e sottolinea che il percorso non è affatto concluso. «È stato fatto tanto, ma il problema non è affrontato in pieno», afferma a ilSud24.it.
Il riferimento va alle aree segnate dalle emergenze ambientali e, in primo luogo, alla Terra dei Fuochi: «Esiste ancora la Terra dei Fuochi. Va affrontata. Esistono strumenti per farlo, bisogna coinvolgere tutti». «Bonificare, sostiene, non basta se i territori restano abbandonati. Devono tornare a vivere, altrimenti le dinamiche illegali si riproducono». Parlando delle irregolarità nei conferimenti e dell’abbandono di intere zone, conclude: «Le proposte devono lasciare il tempo alle soluzioni adesso… perché noi siamo deputati a risolvere i fatti, non a denunciarli».




