Il ministro Tajani: «Sempre al lavoro per sollecitare il rilascio»
«È passato un anno da quando Alberto è stato arrestato in Venezuela, un anno di attesa insopportabile per lui e per noi. Domani ci incontreremo a Milano per parlare ancora una volta di lui. E chiedo a voi tutti di non stancarvi mai di farlo, perché solo una forte pressione mediatica può convincere chi ha il potere ad agire e riportarlo finalmente a casa. Alberto ha dedicato la sua vita agli altri e ora è lui ad aver bisogno di voi: scrivete, parlatene, insistete, perché chi deve decidere lo faccia senza più tentennamenti, come è successo per altri nostri connazionali».
Così Armanda Colusso Trentini, la madre del cooperante veneziano di 46 anni detenuto dal 15 novembre scorso in un carcere di Caracas, in Venezuela, dopo essere stato fermato ad un posto di blocco, lancia il suo appello con un intervento in prima pagina su Repubblica affinchè continui la pressione mediatica per portare alla liberazione di suo figlio Alberto, che lavorava come coordinatore con la ong francese per disabili ‘Humanity and Inclusion’ . «Un anno senza il mio Alberto, chiediamo tutti la sua liberazione», è il titolo dell’appello alla mobilitazione di Armanda Colusso Trentini.
Tajani: «Pesa tensione regionale»
Sulla sua liberazione è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Per quanto riguarda i detenuti italiani in Venezuela noi siamo sempre al lavoro, sollecitando la liberazione dei prigionieri politici, perché sono prigionieri politici tutti gli italiani, a cominciare da Alberto Trentini». «Non sono prigionieri perché sono pericolosi criminali, trafficanti di armi o di droga, c’è sempre una scusa ma sono detenuti illegalmente», ha osservato.
«Noi – ha continuato – stiamo profondendo tutti gli sforzi possibili per cercare di ottenere la liberazione di Trentini e di tutti gli altri connazionali detenuti. Due sono stati liberati un mese e mezzo fa, speriamo di raggiungere l’obiettivo in tempi rapidi, vedete quale è la situazione che coinvolge il Venezuela, anche a livello internazionale, quindi c’è una tensione crescente. Noi faremo e facciamo tutto ciò che è possibile per permettere la liberazione di questi nostri connazionali».



