Il Pd sotto assedio: i riformisti alzano la voce contro Elly Schlein

Chiedono chiarezza su Europa, difesa e Ucraina, sfidando la segretaria

A Milano, all’evento «Crescere», esplode il malcontento dei riformisti del Partito democratico. Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Walter Verini, Filippo Sensi, Sandra Zampa, Simona Malpezzi, Graziano Delrio, Piero Fassino e molti altri volti noti del Pd si ritrovano per «ridare voce» a un’area sempre più inquieta. La corrente critica verso «Energia Popolare» di Stefano Bonaccini accusa il gruppo dirigente di essere troppo allineato alle posizioni della segretaria Elly Schlein e chiede chiarezza su Europa, difesa e Ucraina.

Sul palco milanese, la corrente riformista rompe apertamente il silenzio e alza il livello dello scontro. Invoca una linea netta su temi strategici, definiti «discriminanti non negoziabili», e chiede di «affrontare» con M5s e Avs anche le questioni «problematiche» per dare vita a una «reale e credibile alternativa di governo». Il monito è chiaro: senza un cambiamento profondo, «il rischio è che rivincano le destre».

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Schlein tira dritto e richiama all’unità

Elly Schlein non si lascia intimidire e prova a riportare il confronto su binari di coesione in vista della manovra e delle prossime regionali, «perché sono partite molto importanti». La segretaria rilancia proprio sul terreno che più divide: le alleanze. «Ho ascoltato ieri Giuseppe Conte dire che serve un programma condiviso, come l’abbiamo costruito in tutte le coalizioni regionali al voto. Benissimo – sostiene – dal giorno dopo le Regionali cominciamo a lavorare insieme a costruire il programma della coalizione progressista per l’Italia e non facciamo da soli, ma nel paese e con il paese».

Sala richiama il Pd: «Capire chi è»

Tra i presenti anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che nel suo intervento richiama il partito a una riflessione identitaria: «Bisogna capire chi è il Pd». Parole che risuonano nel clima teso della giornata, tra la spinta dei riformisti a riposizionare il partito e la volontà della segreteria di mantenere l’unità.

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Dalle altre forze del campo largo arrivano segnali di apertura ma anche di impazienza. «Anche prima delle regionali», rilancia Riccardo Magi di Più Europa. Da Avs, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni ribadiscono: «Come Avs ripetiamo da tempo che occorre un salto di qualità. Lo abbiamo ribadito ad ogni passo. Noi ci siamo».

Giuseppe Conte, deciso a tenere la barra sul «programma di forte impronta progressista», riceve l’appoggio di Chiara Appendino. L’ex sindaca di Torino, dopo le dimissioni da vicepresidente del M5s, commenta: «Finalmente torniamo a marcare le distanze», aggiungendo di aver «votato la riconferma di Conte» alla presidenza del Movimento.

La fronda riformista promette battaglia

Se Conte deve gestire le tensioni nel Movimento, Schlein si trova ora di fronte a un vero subbuglio interno. I riformisti del Pd non intendono più restare in secondo piano e lo dicono apertamente. «Non la finiremo qui – promette Delrio – avremo altri due appuntamenti perché vogliamo continuare a rompere un silenzio. C’è stato troppo silenzio» e «noi siamo qui perché abbiamo vissuto un disagio»: esistono anche «silenzi colpevoli».

Al centro del confronto non solo la questione delle alleanze, ma anche temi come crescita, welfare, la dimensione europea e le grandi crisi internazionali, che – sottolineano – «richiedono scelte e responsabilità che un partito come il nostro deve sapersi assumere per parlare a tutto il Paese».

Guerini e Fassino chiedono chiarezza

Guerini chiarisce che «non è in discussione la leadership di Schlein», cui riconosce «il merito di aver lavorato per unire le opposizioni», ma avverte che è ora di «passare ad una reale e credibile alternativa di governo» affrontando «le questioni problematiche: l’orizzonte strategico dell’Ue, gli investimenti in difesa e sicurezza». E ammonisce: «Serve che la posizione del Pd sia chiara su quei punti: nessuna ambiguità sull’Ucraina».

Fassino gli fa eco: «L’opposizione al governo Meloni c’è, ma ad oggi non è percepita come una credibile alternativa di governo». Mentre Lia Quartapelle aggiunge: «Vogliamo ragionare su come si cresce in maniera sicura, perché troppe sono le persone che hanno paura del futuro. Non vogliamo un’Italia spaccata tra estremismi di destra e di sinistra, il Pd deve saper superare i limiti di un campo largo che spesso è angusto e stretto. Un altro centrosinistra è possibile».

Picierno invoca i congressi e un Pd «libero e coraggiosamente riformista»

Pina Picierno rompe ogni indugio e apre il tema congressuale: «Serve chiarezza anche dentro il Pd» e «i congressi si fanno per questo. Non abbiamo paura di discutere e di confrontarci su cosa deve essere il partito». Poi rilancia la visione di un Pd «libero, forte e coraggiosamente riformista», senza ambiguità «sulle partite principali, dall’Ucraina alla Palestina», e capace – come sottolineano alcuni – di tornare «egemone nel centrosinistra».

Verini e Zampa, l’appello ai valori fondanti

Walter Verini mette in guardia dal rischio di alleanze di facciata: «Io non vorrei che queste alleanze testardamente unitarie, se non fondate su una condivisione reale, siano una copia dell’Unione… ci sono delle discriminanti non negoziabili». Sandra Zampa, infine, porta i saluti di Romano Prodi, che da lontano benedice la ripartenza dei riformisti: «Mi ha chiesto di farlo e di augurare a tutti noi buon lavoro».

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