Tre partiti, tre testi diversi: su Consiglio Ue vanno in ordine sparso
La triade Pd-M5s-Avs, che era riuscita a unirsi solo sotto la bandiera di Gaza, torna a dividersi sulle politiche europee. Le comunicazioni della premier Giorgia Meloni prima del Consiglio europeo fotografano, prima al Senato e poi alla Camera, la spaccatura delle opposizioni, che si presentano in Aula ognuna con un suo testo, mentre la maggioranza fa asse con Carlo Calenda («Se fa cose buone – ha confermato in serata da Bruno Vespa – è un bene»).
La risoluzione di Azione viene accolta dal governo con alcune modifiche e ottiene il via libera del centrodestra, che – a sua volta – incassa l’ok dei calendiani al suo testo. Tra i punti qualificanti, il sostegno all’Ucraina, la ricostruzione della Striscia di Gaza, l’impegno per il progressivo innalzamento della spesa per la difesa e la sicurezza fino al 5% del Pil entro il 2035. I tre alleati del fronte progressista, invece, si dividono in particolare sul riarmo e sul sostegno militare all’Ucraina, punti su cui – all’atto del voto a Montecitorio – si registrano voti contrari incrociati.
Il M5s presenta una risoluzione centrata sulla necessità della pace, il no al riarmo europeo, il riconoscimento della Palestina e l’immediata interruzione della «fornitura di materiali d’armamento alle autorità governative ucraine» (per aumentare «le misure di sostegno umanitario»). Il Pd, invece, ribadisce il «no al riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento» e la «ferma contrarietà all’utilizzo dei fondi di coesione europei e del Next generation Eu per il finanziamento e l’aumento delle spese militari».
Visioni inconciliabili tra Pd e Avs
Sull’Ucraina i dem mettono nero su bianco la volontà di «continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie». Quanto ad Avs la richiesta su Kiev è di «prospettare la fine della fornitura nazionale di equipaggiamento militare all’Ucraina» nell’ottica di una conferenza multilaterale per la pace. Mentre sul Medio Oriente i rossoverdi inseriscono un passaggio sulla «liberazione di Marwan Barghouti».
La maggioranza trova la sintesi e rafforza la linea Meloni
La maggioranza – sebbene negli interventi in Aula emergano sfumature diverse in particolare su dazi e Ucraina – riesce ad elaborare un documento unico. La risoluzione, passata prima a Palazzo Madama e poi alla Camera, impegna il governo a «continuare a svolgere un ruolo di primo piano nel sostegno alla realizzazione del piano di pace del presidente Trump» e ad «agire in coordinamento con i partner internazionali affinché l’Iran riprenda la cooperazione con l’Aiea e rispetti gli obblighi derivanti dal regime di non-proliferazione».
Sul conflitto Mosca-Kiev sottolinea «le esigenze urgenti di assistenza finanziaria e di ricostruzione dell’Ucraina, con il coinvolgimento dell’industria europea». E, sulle politiche della difesa, sposa la linea di «contribuire, in linea con l’obiettivo di costruire un solido pilastro europeo all’interno della Nato, che riguardi i confini dell’Europa a 360 gradi, non solo quelli orientali, in cui le decisioni ricevano l’assenso degli Stati membri nei formati istituzionali formalmente deputati».




