Stop ai combattimenti, rilascio degli ostaggi e ritiro israeliano
Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo sulla “prima fase” del piano di pace che prevede la sospensione dei combattimenti e il rilascio di almeno venti ostaggi ancora vivi. L’intesa è stata annunciata dal presidente americano Donald Trump, che ha pubblicato su Truth, il suo social network, un messaggio in cui ha definito l’evento «uno storico traguardo».
«Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace. Ciò significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte e duratura», ha scritto il presidente.
Il segnale più evidente dell’accordo imminente è arrivato durante una tavola rotonda su “Antifa”, quando il segretario di Stato Marco Rubio ha consegnato a Trump un bigliettino chiedendo l’autorizzazione a pubblicare il messaggio su Truth. «Questo è un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Stati Uniti d’America. Ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti. Benedetti gli operatori di pace!», ha aggiunto Trump.
Gli Stati Uniti per Gaza
Poche ore dopo, in un’intervista a Fox News, Trump ha assicurato che gli Stati Uniti contribuiranno alla ricostruzione della Striscia di Gaza e al mantenimento della sicurezza nella regione. «Saremo coinvolti nell’aiutarli a raggiungere il successo e a mantenere la pace», ha dichiarato, esprimendo fiducia nella possibilità di una stabilità duratura in Medio Oriente.
Secondo il presidente, l’accordo «va oltre Gaza» e rappresenta «la pace in Medio Oriente». Trump ha inoltre affermato che Gaza diventerà in futuro «un luogo pacifico e molto più sicuro» e che altri Paesi della regione parteciperanno alla ricostruzione grazie alle loro «enormi ricchezze».
La reazione di Israele e la risposta di Hamas
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha commentato: «Con l’aiuto di Dio, riporteremo tutti a casa». Ha poi convocato il parlamento per approvare il piano e ha contattato direttamente Trump per ringraziarlo.
La notizia ha scatenato festeggiamenti nelle strade di Gaza e tra le famiglie degli ostaggi, che hanno inviato un videomessaggio di ringraziamento al presidente americano. Hamas, dal canto suo, ha definito l’intesa «la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell’Idf, l’ingresso di aiuti e lo scambio di prigionieri, dopo negoziati responsabili e seri che il movimento ha condotto insieme alle fazioni». Il gruppo ha espresso «apprezzamento profondo per gli sforzi dei fratelli mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, e del presidente americano», ma ha anche chiesto a Trump di esercitare pressioni su Israele affinché rispetti i termini dell’accordo.
Tempistiche e dettagli dell’intesa
Un alto funzionario della Casa Bianca ha dichiarato alla CNN che, una volta approvato dal parlamento israeliano, il ritiro militare dovrà avvenire «entro meno di 24 ore». Successivamente scatteranno le 72 ore previste per il rilascio degli ostaggi israeliani. «La nostra valutazione è che gli ostaggi inizieranno a essere rilasciati lunedì», ha spiegato il funzionario, anche se altre fonti non escludono un anticipo già a sabato o domenica. Secondo la BBC, Israele ha tuttavia rifiutato di includere Marwan Barghouti nello scambio dei prigionieri, nonostante l’insistenza di Hamas.
Un accordo che arriva due anni dopo l’attacco del 2023
Lo storico accordo arriva esattamente due anni dopo l’inizio della campagna militare israeliana a Gaza, avviata in risposta all’attacco del 7 ottobre 2023, in cui Hamas uccise circa 1.200 persone e ne prese in ostaggio 251. Da allora, secondo il ministero della Salute palestinese, le operazioni israeliane hanno causato la morte di almeno 67.183 persone, tra cui 20.179 bambini.