Opposizione senza un leader ma piena di presunti capetti in cerca di «u miedeco d’e pazze»

Solo così riusciranno a districarsi fra la normalità vera e la loro follia

Un esercito di presunti «capetti», ma senza un leader e una schiera di «’u miedico d’e pazze» di scarpettiana memoria, per tentare di districarsi fra normalità e follia. Sicché, una ne fanno, cento ne pensano, ma mille ne sbagliano. Basta riflettere su cosa sono stati capaci di fare e cosa ancora pensano di fare i loro adepti in due settimane.

Sono scesi in piazza – su sollecitazione di Cgil e Usb – per dire «basta alla guerra e all’eccidio dei palestinesi», ma con violenti, teppisti, maranza, pro-Pal e circoli sociali hanno preparato la miscela esplosiva necessaria per far esplodere la finta protesta dei lavoratori (che non c’erano) in una vera e propria guerriglia. In pratica, ciò che serviva per giustificare le «aggressioni» politiche al governo e quelle violente alle forze dell’ordine, una settantina delle quali sono rimaste ferite.

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A Napoli hanno bruciato l’immagine della Meloni e su un muro di Torino è comparso un: «Meloni come Kirk», bloccando città, strade, porti e stazioni ferroviarie. Non hanno fermato la guerra a Gaza, dove la flottiglia non è riuscita a entrare per il blocco di Israele e portare gli aiuti, anche perché hanno rifiutato le proposte di Antonio Tajani, prima, di consegnare le derrate tramite la Chiesa, e quella di Sergio Mattarella, dopo, di fermarsi. Così il campo largo è finito a pezzi: il Pd col Colle, Giuseppe Conte non sa, Avs avanti… sì, dove? Ma proseguire significherebbe sfondare il blocco navale e commettere un reato, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero.

I loro obiettivi primari restano: «incendiare» le principali città, instillare violenza e odio contro gli avversari, creare caos e problemi al Governo, bloccare l’Italia, mettendo a rischio la vita dei «flottillianti» e quella dei militari delle navi che il ministro Crosetto ha inviato per proteggerli, ingigantendo il rischio di una guerra totale.

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I «losinistri» e la perdita di bussola politica

Purtroppo per loro, dopo le tante batoste subite in questi due anni dalle urne e i risultati portati a casa dal governo Meloni, «losinistri» hanno finito per perdere completamente la testa e gli sono saltate le traveggole. Alla faccia, infatti, delle madame «ciucciuvettole» che continuano a sparare sull’esecutivo Meloni, i conti del Paese migliorano e la sua credibilità internazionale cresce. Lo confermano i numeri dello sviluppo: l’Ocse che conferma la crescita del Pil 2025 al +0,6% e le tre principali agenzie di rating (Fitch, Moody’s e S&P) che assegnano all’Italia outlook positivi, come tutte le altre. Gli analisti di Equita e Intesa Sanpaolo prevedono upgrade che potrebbero portare risparmi significativi sugli interessi del debito.

Numeri economici e previsioni di crescita

Il Sole 24 Ore Radiocor e Fitch prevedono che il rapporto deficit/Pil cali nel 2025 al 3,1% e quest’ultima stima anche «un’ulteriore riduzione del deficit nel triennio 2025-2027 al 3,1% del Pil, grazie a una performance del gettito fiscale», e ritiene «probabile che il governo continui con modeste misure di sgravio, in linea con gli obiettivi fiscali».

Fitch ipotizza una crescita dello 0,6% nel 2025, che accelererà a una media dello 0,8% nel biennio 2026-2027, grazie a domanda interna e investimenti. Sempre Fitch segnala un aumento modesto del debito dal 135,3% del Pil 2024 al 137,5% nel 2026, riflettendo gli aggiustamenti stock-flussi legati principalmente al regime di «superbonus». Il rapporto debito/Pil diminuirà di 1 punto percentuale all’anno, raggiungendo il 134% entro il 2030.

Ancora, dall’insediamento del governo a oggi, l’occupazione è cresciuta di 1,3 milioni di unità e il tasso d’occupazione tocca il 62,7%, soprattutto di lavoratori a tempo indeterminato e autonomi; mentre quello di disoccupazione è sceso dal 7,8% al 6,6% – minimo storico – e cresce dal 51,6% al 53,7% l’occupazione femminile, che al Sud ha toccato quota 6 milioni e mezzo, pari al 50,1%.

L’intervento di Giorgia Meloni all’Onu

Lo dimostrano anche i 16 minuti d’intervento «senza peli sulla lingua» della Meloni all’Assemblea Generale dell’Onu di giovedì. Nel corso del discorso ha inferto un duro attacco alla Russia per «la ferita inferta al diritto internazionale»; una severa critica a Israele che, reagendo ad Hamas, ha «superato il limite del principio di proporzionalità e infranto norme umanitarie causando una strage tra i civili» e ha detto «sì alle sanzioni a suo carico».

Se l’è presa anche con l’Europa, i cui «piani verdi stanno portando alla deindustrializzazione molto prima che alla decarbonizzazione»; e con la Russia che, da «membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha calpestato l’articolo 2 dello Statuto dell’Onu, violando l’indipendenza politica di un altro Stato sovrano per annetterne il territorio». E Putin continua «a non accogliere alcun invito a sedersi al tavolo della pace».

Come al solito, anche su questo Schlein, Conte & C. hanno frignato. E per Madam Elly – che ha tentato di intestarsi i meriti dell’invito (il cui esito è ancora tutto da verificare) di Mattarella e Tajani ai volontari per la mediazione della Chiesa – la Meloni «fa la vittima e blocca l’Europa».

A «losinistri» non piace che l’Italia cresca nonostante loro e, non sapendo cosa fare, provano a moltiplicare il numero dei «miedeco d’e pazze», come a dire: «Entrino, entrino signori, che più persone entrano più animali si vedono».

Setaro

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