Governo, Pil in rialzo e conti più solidi: basi positive per la prossima Manovra

La priorità resta la riduzione delle tasse per il ceto medio

L’Istat aumenta all’1% il Pil del 2023, con una revisione positiva di 0,3 punti percentuali rispetto alla stima di marzo scorso, mentre lascia invariata la rilevazione dello 0,7% sul 2024. Il rapporto tra indebitamento pubblico e Pil, annota l’Istat, ha segnato «un deciso miglioramento attestandosi a -3,4%». Il saldo primario è tornato positivo, portandosi a +0,5% da -3,5% del 2023. La spesa per interessi è cresciuta del 10,1%.

«La pressione fiscale è cresciuta di oltre un punto percentuale, attestandosi sui valori registrati nel 2020-2021», segnala l’istituto di statistica. Il Mef prende atto dei dati ed esprime «soddisfazione», in particolare, per la crescita all’1% del 2023. Il governo attendeva la revisione dei conti economici nazionali per stringere meglio il perimetro di azione delle simulazioni in vista della stesura della prossima legge di bilancio.

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«I dati sono sicuramente positivi per il Pil. Questa è la dimostrazione del fatto che lavorare bene e con prudenza premia sempre. è quello che stiamo facendo», commenta il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. «Le stime dell’Istat, i giudizi delle agenzie di rating e quelli di tutti i più importanti istituti internazionali confermano che l’Italia è sulla strada giusta», aggiunge il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Di parere opposto le opposizioni. Per il M5s: «Abbiamo un Pil 2024 a +0,7%, che inchioda l’Italia dietro tutto e tutti nello stesso anno», citando «Ue +1%, Eurozona +0,9%, la tanto vituperata Francia +1,2%, Spagna +3,2%, Portogallo +1,9%, Grecia +2,3%, Belgio +1%, Olanda +1,1%».

Verso la legge di bilancio e il nodo delle risorse

Il nodo principale in vista della prossima legge di bilancio riguarda come reperire le risorse, limitate, dovendo tenere conto di un contesto geopolitico difficile, con i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, che crea incertezza sui mercati e richiede di aumentare le spese per la difesa. Poi c’è il percorso per il contenimento del debito pubblico, con l’obiettivo del rapporto deficit/Pil sotto al 3%.

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Il 30 settembre si chiude la nuova finestra per aderire al concordato preventivo biennale. «I bilanci si fanno alla fine, ancora non abbiamo tutti gli elementi. Di solito avviene che i contribuenti che vogliono avvalersi di questi istituti sfruttano gli ultimi giorni per valutare l’interesse agli interventi», sottolinea Leo interpellato su eventuali stime preliminari sulla raccolta.

La riduzione delle tasse per il ceto medio, con l’abbassamento dell’aliquota dal 35% al 33% resta la priorità dichiarata del governo in vista della prossima legge di bilancio. Lo ha ribadito più volte la premier Giorgia Meloni. Ma va definito il perimetro, se per i redditi fino a 50mila o a 60mila euro, a seconda delle risorse a disposizione. Negli ultimi giorni il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ripetuto che il tesoretto «non c’è», rivendicando però che «la rotta c’è» in vista della prossima Manovra «e ce l’ho precisa», rassicurando che non ci saranno tagli allo stato sociale per finanziare le spese per la difesa.

Il confronto politico e le proposte alternative

Domani pomeriggio, il 24 settembre, il titolare del Mef sarà in Aula, dopo che le opposizioni avevano richiesto un suo intervento sulle prospettive macro economiche del Paese in vista della sessione di bilancio. Entro il 2 ottobre arriverà in Aula il Documento di programmazione di finanza pubblica.

Poi nella seconda metà di ottobre sarà la volta del Documento di programmazione di bilancio e della Manovra. Tra le fonti di finanziamento della legge di bilancio è allo studio la possibilità di richiedere un nuovo contributo alle banche, con un altro anticipo sulle Dta, gli istituti di credito hanno fatto sapere che vale l’accordo stipulato per il 2025-2026 ma senza chiudere la porta al dialogo.

La Lega spinge per la rottamazione in 120 rate a 10 anni e chiede un nuovo contributo da parte degli istituti di credito. «Proponiamo un contributo delle banche che guadagnano più di 500 milioni l’anno, anche grazie alla differenza fra tassi di interesse e commissione, soldi che possono servire a famiglie e imprese in difficoltà», rilancia il vicepremier Matteo Salvini. Intanto è scaduto il termine per il deposito degli emendamenti al Ddl rottamazione in Commissione Finanze del Senato, ne sono stati consegnati 114, di cui solo uno della maggioranza, a firma di Forza Italia. Se ne riparlerà in sede di Manovra. Gli azzurri puntano invece sul taglio dell’Irpef fino a 60mila euro e sull’Ires premiale strutturale e sono più cauti su un nuovo prelievo alle banche. Il nodo però è sempre quello delle risorse a disposizione.

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