Continuano le trattative tra le coalizioni: ancora nessuna ufficialità
Ormai manca poco all’ora X. L’autunno si avvicina e, nonostante la calura (meglio: l’arsura) estiva di questi giorni, i discorsi sulle prossime elezioni regionali si moltiplicano, si intrecciano e si accumulano. Ma, anziché chiarire come stanno le cose, infittiscono il mistero in tutte le regioni interessate direttamente al voto: Veneto, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Puglia e, per quel che ci riguarda più da vicino, la Campania. Che, peraltro, è proprio la regione dove i nodi appaiono più intricati.
Non si conoscono ancora i candidati a Palazzo Santa Lucia, le coalizioni stanno ancora litigando, ma l’unica cosa certa è che il governatore uscente, lo «sceriffo» Vincenzo De Luca, ha appena concluso il secondo mandato e, per la legge elettorale, non potrà ricandidarsi immediatamente per il terzo. Il candidato più accreditato a prenderne il posto per il centrosinistra sembra essere l’ex presidente della Camera dei Deputati, il 5S Roberto Fico, ma lo «sceriffo» non ha ancora dato il proprio via libera. Probabilmente vorrebbe essere lui a indicare il nome del prossimo governatore, magari per poter continuare ad avere voce in capitolo.
Non certo meglio è messo il centrodestra: ogni giorno si parla di un candidato diverso e si va dal viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli, al coordinatore della Zes unica, Giosy Romano, alla parlamentare di Noi Moderati, Mara Carfagna (già ministro per il Sud e per le Pari Opportunità), e al parlamentare leghista Gianpiero Zinzi.
Tutto questo, mentre i campani sembrano preferire l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, già direttore del Tg2 e del quotidiano «Roma», nonché vicedirettore di «Libero» e del Tg1. Da un sondaggio che circola ancora sottotraccia, visto il tempo che ci separa dal voto, emerge che, al di là dei buoni livelli di fiducia che riscuote tra l’elettorato che ha votato i partiti del centrodestra alle europee o Caldoro alle precedenti regionali, anche nei maggiori partiti dell’opposizione il suo livello di fiducia non è marginale (20% tra chi ha votato PD e 18% tra chi ha votato M5S). Gli unici a mostrare qualche titubanza nei suoi confronti sono i votanti della Lega.
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