Mai più «film fantasma» e abusi
Mai più «film fantasma» e abusi, potenziamento delle attività ispettive con uno stanziamento di 3,5 milioni di euro, verifiche sul tax credit su 200 opere del periodo 2020-2024 per 350 milioni di euro e per Cinecittà un futuro come principale hub europeo. È la nuova fase «improntata al rigore, al merito, all’attenzione per i soldi pubblici» del cinema italiano rivendicata dal ministro della Cultura Alessandro Giuli nell’informativa al Senato prima delle vacanze estive.
Senza alcun taglio nel 2025 con «una dotazione di 696 milioni, come nel 2024» e «una crescita del 180%, una delle più alte in Europa», il sostegno pubblico al cinema è passato dai «circa 250 milioni di euro del 2016 ai 746 milioni di euro del 2023» ricorda il ministro e sottolinea come questo governo «abbia a cuore il mondo del cinema».
A conferma della piena vitalità del settore Giuli guarda ai numeri: «da settembre 2024 a luglio 2025 sono state presentate 729 domande di tax credit (nazionale e internazionale), per un credito richiesto complessivo di circa 718 milioni di euro, con 31 set attivi, soltanto in queste settimane, in Italia».
Le nuove regole «in vigore dal 2024 rendono più stringenti i controlli sui costi, introducono sanzioni rafforzate per i revisori e stabiliscono criteri più rigorosi per accedere al credito d’imposta, tra cui: l’obbligo di copertura finanziaria pari almeno al 0% dell’opera; i vincoli contrattuali con distributori o piattaforme; l’obbligo di reinvestimento in opere difficili (giovani autori, film a basso budget) e i tetti massimi al credito d’imposta: 9 milioni per opera, fino a 18 per coproduzioni estere».
Quanto alla vicenda Kaufmann, «ci sono indagini in corso da parte della magistratura alla quale stiamo fornendo la massima collaborazione». A Cinecittà sono stati completati, «grazie al Pnrr i lavori su quattro teatri di posa. Al termine dei lavori potrà così disporre di 25 teatri di posa all’avanguardia, una nuova piscina, un nuovo set all’aperto».
Le proteste dell’opposizione
Ma insorgono il Pd e il M5s e non si fanno attendere da Iv le parole al vetriolo del senatore Matteo Renzi: «L’unico numero vero è che lei ha tagliato la cultura perché pensa che la cultura sia una mangiatoia» e che «ha tagliato 100 milioni della Carta per il Bonus diciottenni».
Parole che «sfiorano il surreale» quelle pronunciate dal ministro per i deputati dem in commissione Cultura alla Camera: «Il dato delle 729 domande di tax credit non dimostra la vitalità del comparto, ma piuttosto conferma la lunga attesa e il blocco che ha paralizzato per anni l’industria, oggi in cerca di ripartenza dopo essere stata soffocata da batta-glie ideologiche e da una gestione confusa e contraddittoria imposta dalla maggioranza». Di situazione insostenibile, figlia di scelte politiche sbagliate, miopi, arroganti» parla anche il M5s.