Il governatore vuole decidere tutto e insulta
In teoria dovrebbe essere a fine corsa. In pratica, Vincenzo De Luca continua a comportarsi come l’unico proprietario della Regione Campania. Il secondo mandato è agli sgoccioli, il terzo non si può fare. Ma lui no: vuole scegliere quando si vota, chi si candida, con chi si candida e perfino chi può sedersi a tavola col «campo largo».
- «I dementi a Roma» e il dramma del non essere compreso
- La strategia del caos: bilanci, Pnrr e proclami accorati
- Il centrosinistra: un campo talmente largo che non si trova più
- Conte, Fico e la fantasia al potere (forse troppa)
- Il candidato ideale? Uno che obbedisce
- Un partito nuovo o un ritorno alle origini?
E mentre le altre Regioni pensano a prepararsi alle elezioni, lui tenta di far rinviare il voto a tutti. Non tanto per una questione amministrativa – figuriamoci – ma perché un rinvio solo in Campania farebbe sembrare che non vuole mollare la poltrona. Allora prova a coinvolgere tutte le Regioni, così magari si nota meno. Ma il problema è che con questo tentativo lo si nota lo stesso. Eccome.
«I dementi a Roma» e il dramma del non essere compreso
«Non si tratta di fare un favore a De Luca. Il rinvio delle elezioni regionali non serve a risolvere un problema a me, ma a non danneggiare i cittadini. I dementi a Roma non lo capiscono». Il governatore, in trasferta a Castellammare di Stabia per un convegno, ha spiegato così il suo appello a Massimiliano Fedriga per un «breve rinvio» del voto d’autunno.
Il problema è che il “rinvio per il bene di tutti” ha convinto ben pochi. Anche il collega Emiliano dalla Puglia ha risposto picche. E De Luca, si sa, quando viene contraddetto non si limita: «C’è la demenzialità di una classe dirigente nazionale indegna di governare il Paese. A Roma – si legge in un articolo di Mariella Parmendola per “La Repubblica” – pensano solo a come ricandidarsi per salvare la poltrona, soprattutto nel Pd, che è il più demente di tutti».
La strategia del caos: bilanci, Pnrr e proclami accorati
Il governatore avverte che se non si rinvia il voto, le Regioni non approveranno i bilanci in tempo. Questo metterebbe a rischio i fondi del Pnrr, e quindi i Comuni. Una catastrofe, secondo lui. «I sindaci lo sanno», dice, ma nessuno lo chiama per chiedere che succede in Campania. Un altro oltraggio personale. «Tutti i risultati raggiunti si possono perdere in due settimane. Io mi batterò per impedirlo, senza badare a bandiere di partito. Voi dovete farlo con me». Più che un appello, sembra un ordine tassativo.
Il centrosinistra: un campo talmente largo che non si trova più
Nel frattempo, il campo largo dà l’ennesima prova di elasticità. Elly Schlein, con la consueta carica rivoluzionaria di chi si agita restando immobile, non riesce a prendere il bandolo della matassa. Il Partito Democratico è più impegnato a non pestarsi i piedi che a trovare un candidato. Il risultato è il solito: caos coordinato, dove il centrosinistra riesce a non decidere nulla insieme a tutti.
Conte, Fico e la fantasia al potere (forse troppa)
Il Movimento 5 Stelle, che nel campo largo ha diritto di prelazione sul nome in Campania, punta tutto su Roberto Fico. Un’idea che entusiasma soprattutto… il Movimento 5 Stelle. Per De Luca, invece, Fico è l’equivalente di un calzino spaiato.
Ex presidente della Camera, vero. Ma alla guida di qualcosa, mai. Né un Comune, né una Regione, né tantomeno una coalizione, né un condominio. Nulla. Figurarsi se dovesse dirigere la Campania, che già è un affare complicato. La candidatura di Fico ha il sapore di quelle trovate teoriche che stanno benissimo nei documenti politici, ma che nella realtà scivolano come sapone bagnato.
Il candidato ideale? Uno che obbedisce
De Luca, nemmeno troppo in segreto, vorrebbe uno dei suoi. Qualcuno che possa valorizzare le due esperienze a Palazzo Santa Lucia e proseguire il lavoro fatto. Traduzione simultanea: uno che risponda a lui. Sempre. Non si tratta di successione politica, ma di continuità di comando. Il progetto è chiarissimo: lasciare la stanza, ma non le chiavi.
L’ipotesi più probabile? De Luca capolista in una lista tutta sua. Ufficialmente a sostegno del candidato. Ufficiosamente a controllarlo. In caso di vittoria, lui da dietro le quinte, come un burattinaio che conosce ogni corda del teatro regionale.
Un partito nuovo o un ritorno alle origini?
Ma non è tutto. C’è chi parla di un nuovo soggetto politico meridionalista, con De Luca leader carismatico. Un contenitore creato su misura, dove non rischia di essere contraddetto da segretarie o leader ex premier col capello lucido. E se proprio le cose non dovessero andare secondo i suoi piani, c’è sempre Salerno. Tornare a fare il sindaco, riprendersi la fascia tricolore, comandare senza intermediari. Perché il problema, per Vincenzo De Luca, non è stare fermo: è perdere il potere. E soprattutto lasciarlo a qualcun altro.
Nel frattempo, il centrosinistra continua a interrogarsi su chi sia il candidato giusto, con il campo largo che arranca, si allarga, si restringe, cambia forma, colore e consistenza. Insomma, più che un campo, pare un labirinto con l’erba alta e senza uscite di sicurezza.