La premier: «Roma e Parigi sono amiche e alleate»
Tutti troppo «appassionati» alle schermaglie con Emmanuel Macron, quando non c’è niente di «personale» e bisognerebbe non cedere alla tentazione di montarci su «la panna». Giorgia Meloni accoglie con ironia l’inevitabile domanda sul suo imminente incontro con il presidente francese al termine della sua prima visita in Asia centrale. Un appuntamento che ha più volte definito «storico», per conquistare un ruolo privilegiato nei rapporti con un’area geopolitica diventata ancora più «strategica» dopo l’aggressione russa all’Ucraina, perché è «crocevia» delle relazioni, e degli affari, tra Oriente e Occidente.
Accordi miliardari tra Samarcanda e Astana
La premier incontra i giornalisti al termine di una missione di tre giorni che l’ha vista a Samarcanda prima e poi ad Astana. A concludere accordi che valgono diversi miliardi (3 con l’Uzbekistan, 4 con il Kazakistan) concentrati su energia e materie prime critiche. Ma anche a stringere legami con un’area, contesa con Russia e Cina, che anche Bruxelles guarda con rinnovato interesse. Sui dazi, che rischiano di terremotare i rapporti commerciali di mezzo mondo, Meloni è convinta che l’Europa non stia «perdendo tempo».
E la trattativa con Washington, secondo lei, niente deve avere a che vedere con le vicende Usa, alle prese con una battaglia interna nei tribunali per fermare l’aumento delle tariffe voluto da Donald Trump. «Credo che fra le due sponde dell’Atlantico ci sia un approccio diverso, uno che va più nel dettaglio e uno che punta più a un accordo globale. Credo che si debba favorire una maggiore comprensione», dice Meloni ricordando la telefonata tra Ursula von der Leyen e il presidente americano. L’alleato transatlantico resta fondamentale anche sul fronte ucraino. Un disimpegno sarebbe critico per gli europei.
E anche di questo parlerà con Macron martedì, quando lo accoglierà a Roma. «Sono contenta che venga così avremo modo di vederci con calma e parlare di tutto quello di cui c’è da parlare», assicura la premier. Ma «Italia e Francia sono amiche e alleate. Hanno posizioni convergenti su molti dossier» e «questo è normale. Non è che ci siano contrapposizioni. A volte i leader discutono ma questo non compromette nulla».
Kiev, Istanbul e la diplomazia europea
Sul tavolo ci sarà anche la diversa postura rispetto a Kiev: Macron, capofila dei volenterosi, fa parte di quei paesi che «hanno fatto dei passi in avanti particolarmente rilevanti sulla loro capacità di impegnarsi anche per eventuali iniziative all’indomani di un cessato del fuoco». Ma questo non è il tempo di alimentare «polemiche», precisa la premier a proposito dell’annunciata presenza di rappresentanti di Berlino e Parigi ai colloqui che si dovrebbero tenere a Istanbul nei prossimi giorni. L’elenco l’ha fatto l’inviato Usa per l’Ucraina, Kheit Kellogg, sollevando non poche polemiche (e uno stop piccato di Mosca).
«Non parlerei di esclusione», insiste la premier mentre il suo staff cerca di farle cenno che la situazione in realtà è in «evoluzione», come spiega il suo consigliere diplomatico, Fabrizio Saggio. Che interviene in modo inusuale durante il punto stampa proprio per precisare che l’Italia invece al tavolo ci sarà eccome. C’era a una prima call tra diplomatici e ci sarà anche in tarda serata, mentre Meloni sarà in volo per rientrare a Roma.
Meloni punta sull’Asia centrale
Un piccolo fuori programma dal quale la premier ne esce quando le si chiede che ruolo possano avere i paesi centrasiatici, che ha incontrato singolarmente e poi tutti insieme, in quel formato «5+1» (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan). Sono territori «legati storicamente alla Russia» ma sanno «offrire punti di vista autentici e pragmatici», sono «un osservatorio privilegiato», dice la premier. Che promette di tornare presto. E che in autunno riceverà il presidente turkmeno a Roma.