Turista morta in Costiera Amalfitana, il marito: «Giustizia italiana faccia presto»

L’uomo: «Singolare che veliero sia fuori da indagini»

«Il nostro auspicio è che la giustizia italiana faccia presto. Pur comprendendo la differenza che c’è tra processo italiano e americano, dinanzi a questo modo di gestire la sicurezza della navigazione, il rischio di gravi incidenti è elevatissimo e questo non può tollerarsi in una destinazione turistica così importante come la Costiera Amalfitana».

A parlare è Mike White, il marito di Adrienne Vaughan, la statunitense di 45 anni morta nell’incidente in mare al largo della Costa Amalfitana dopo che il gozzo che aveva affittato per una gita al largo con marito e figli il 4 agosto di due anni fa andò a schiantarsi sul ‘Tortuga’, un veliero su cui era in corso una festa di matrimonio.

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La donna, presidente del Bloomsbury Usa, sussidiaria americana della omonima casa editrice britannica che ha editato i romanzi di Harry Potter, stava a prua a prendere il sole. Una volta caduta in acqua, morì dissanguata dopo essere stata investita dallo stesso gozzo che dopo la collisione nel tentativo di disincagliarsi finì per tranciare il braccio della donna.

L’indagine – condotta dalla procura di Salerno – è ancora in corso e vede tra gli indagati lo skipper del gozzo, accusato di essere al timone sotto l’effetto di stupefacenti – e la società armatrice. Il caso è seguito anche dall’ambasciatore statunitense che nelle scorse settimane ne ha parlato col ministro Nordio.

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«I nostri assistiti – spiega l’avvocato Dario Costanzo dello studio legale statunitense Kreindler & Kreindler – esprimono gratitudine all’Ambasciata statunitense ed al Consolato Usa per l’attenzione con cui stanno seguendo il caso».

Le indagini sull’incidente

Dal punto di vista delle indagini, dai familiari della vittima arrivano delle perplessità sul fatto che dall’inchiesta ad oggi sia rimasta estranea il ‘Tortuga’, la barca contro la quale il gozzo si è andato a schiantare.

«È strano – sostiene il marito della vittima – dal momento che aveva l’obbligo di azionare il segnale acustico di emergenza che è molto potente. Se fosse stata azionata la sirena, la signora si sarebbe potuta salvare tuffandosi in acqua prima dell’incidente».

«Milioni di turisti – spiega il signor White all’Ansa – visitano la Costiera Amalfitana ogni anno, con l’aspettativa che servizi come i tour in barca siano gestiti in modo conforme alle leggi ed agli standard di sicurezza. Le particolari circostanze di ciò che è accaduto prima e dopo il tragico incidente che ha ucciso Adrienne sono davvero scioccanti per quanto riguarda il comportamento di tutte le parti coinvolte».

«Lo skipper della Saint Tropez – continua ancora – non era stato assunto per pilotare barche per Daily Luxury Boats, ma aveva invece una qualifica diversa all’interno dell’azienda, quella di “addetto all’assistenza agli utenti”. Gli è stato poi permesso di pilotare la barca il giorno dell’incidente nonostante fosse sotto l’effetto di alcol e cocaina. È poi emerso che il Saint Tropez non era idoneo alla navigazione a causa della mancanza di un timone, un fatto noto ai proprietari. È ovvio che questo tragico incidente sarebbe stato completamente evitabile se tutte le parti coinvolte avessero operato in modo lecito».

«Non è stato un incidente fortuito»

«Questo – conclude il signor White – non è stato un incidente fortuito, ma il tragico risultato di comportamenti penalmente rilevanti da parte di tutte le parti. In un’area che è nota e si basa sull’attività turistica tanto quanto la Costiera Amalfitana, è inaccettabile che ciò sia accaduto e i responsabili devono essere ritenuti pienamente responsabili per garantire che non accada di nuovo». La famiglia White-Vaughan è assistita oltre che dall’avvocato Dario Costanzo, dagli avvocati Marco Bona e Giulia Oberto di Torino, e dall’avvocato Anna Graziosi di Bologna.

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