I giovani chiedono spazi. Simeone: «Municipalità e luoghi di ritrovo»
Dopo 40 anni vengono predisposti i lavori di messa in sicurezza per il monastero delle oblate di Materdei a Napoli. Ma cosa ne sarà dopo di questo edificio? Il monastero è un bene culturale risalente al 1700 abbandonato dagli anni ‘80, che si presenta come un ecomostro oggi pericolante. Dopo i lavori di messa in sicurezza bisognerebbe valutare come restituirlo alla cittadinanza per garantire che non continui a versare in uno stato di abbandono e che possa essere funzionale alle esigenze dei residenti del quartiere.
Cosa si potrebbe fare in quello spazio? I giovani attivisti della zona hanno sviluppato qualche idea e proposta, attualmente non concreta, non scritta, ma abbozzata verbalmente. Salvatore Paternoster, presidente dell’associazione giovani promesse, attivista della zona, il primo a lanciare l’allarme è in cerca di una sede e spera di poter utilizzare gli spazi della chiesa adiacente, così come quelli del monastero, per riunirsi con i ragazzi del quartiere che segue e che cerca di recuperare.
Laudanno: «Funzioni sociali e culturali»
Rosanna Laudanno, ex consigliera della seconda Municipalità, attivista della zona e del collettivo del parco Viviani, avanza la proposta di trasformare l’edificio in uno spazio dedicato alla comunità, «con funzioni sociali e culturali che rispondano alle esigenze del territorio». Quindi, laboratori per i giovani, spazi per lo sport, luoghi di aggregazione e confronto.
«Un punto di riferimento accessibile a tutti, – spiega Laudanno al Sud24, raccontando eventuali proposte per una ridestinazione d’uso dell’immobile – capace di offrire opportunità e occasioni di crescita. Napoli è una città che sta cambiando ed è sempre più al centro dell’attenzione, soprattutto nel panorama cinematografico e musicale».
«Sarebbe bello se anche i ragazzi potessero avere la possibilità di sperimentare e formarsi in questi settori attraverso corsi, laboratori e attività pensate per loro. Il Monastero delle Oblate potrebbe diventare un luogo dove coltivare talenti e passioni, in un ambiente che favorisca la creatività e l’incontro».
Quindi, si potrebbero sviluppare all’interno un laboratori teatrali, corsi di montaggio e cinematografia, mostre, visite guidate, corsi di musica.
Simeone: «Trovare i fondi per renderlo fruibile»
«Il tema è che esiste il vincolo della Soprintendenza essendo una struttura storica. Si è finalmente deciso di mettere in sicurezza ma adesso bisogna trovare un attimo i fondi per renderlo fruibile» ha spiegato il presidente della commissione trasporti, infrastrutture e lavori pubblici, Nino Simeone al nostro giornale, che è stato tra i primissimi a interessarsi della messa in sicurezza e chiedendo l’intervento degli uffici preposti.
«Non siamo di fronte a una piccola struttura – sottolinea il consigliere comunale – ma è un edificio molto grande e c’è bisogno di milioni di euro. Purtroppo non si posso utilizzare i fondi del Pnrr perché sono già state assegnati ad altri progetti e sono finiti ma sicuramente è in una posizione strategica visto che è a poca distanza dalla fermata della metropolitana».
Secondo Simeone, una volta ristrutturato, si potrebbero allocare lì «gli uffici della Municipalità, che attualmente sono a Capodimonte e sono un po’ isolati, e gli uffici che il Comune di Napoli utilizza a piazza Cavour. Questa operazione potrebbe portare un notevole risparmio economico all’Ente. Inoltre, proprio perché è un edificio molto grande, potremmo certamente pensare a dedicarne una buona parte ad attività di ritrovo per i ragazzi e i cittadini del rione».
Le idee non mancano, a membri delle istituzioni, così come ai giovani del quartiere che restano in attesa di interventi significativi sull’immobile nella speranza di essere considerati e ascoltati, si spera prima del trascorrere dei prossimi 40 anni