Landini evoca il ricorso alla «rivolta sociale» e a Torino ricompare il gesto della P38

di Mimmo Della Corte

Cresce il clima d’odio che sta attraversando il Paese

Capeggiati dal leader della Cgil, Landini – che, nei giorni scorsi, ha invocato addirittura la «rivolta sociale», contro il governo Meloni – Lepore, Raimo, i cattivi maestri, Scurati, Saviano e compagni, sono tornati in cattedra, e a sputare odio contro l’esecutivo. A Torino nel «No Meloni Day» di venerdì, infatti, si è rivisto il gesto della P38, che pensavamo riposto in soffitta da tempo.

Dicevano di essere studenti, ma erano solo pro-Pal incappucciati e hanno innalzato la bandiera di Gaza sulla Mole, esposto l’immagine del ministro Valditara bruciata, il volto della premier imbrattato di sangue, lanciato ordigni contro le forze dell’ordine, ferendone una ventina (e forse di più).

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Assaltato monumenti e negozi. Più che una protesta, una guerriglia. Peraltro con uno spicchio di erotismo fuori luogo, come «un cavolo a merenda». Durante il corteo, una decina di ragazze sono rimaste in reggiseno e qualcuna solo in mutande. «Per protesta contro il patriarcato». Hanno detto. Boh!

Le inchieste

Intanto, la sanità pugliese è di nuovo nell’occhio del ciclone mazzette: 17 indagati, (10 arresti: due dirigenti e una funzionaria dell’Asl di Bari, e 3 imprenditori in carcere; e 4 ai domiciliari) per «associazione a delinquere, corruzione, falso, atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, subappalti illeciti». E nuova maxi inchiesta anche della Procura di Roma per un appalto di oltre 92 milioni di euro: 18 indagati (fra cui: 5 funzionari dell’A.C. e 2 agenti della polstrada) per il rifacimento delle strade di Roma.

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I treni del Lazio

Intanto il Lazio aspetta ancora i treni promessi e acquistati da Zingaretti, nel 2018, e nei conti della regione si apre un altro buco di 56 milioni per i treni che non ci sono e la situazione dei trasporti regionali laziali si fa sempre più difficile e complicata. Pare ci siano problemi sulle fideiussioni. E il governatore Rocca, che guida l’attuale giunta di centrodestra, minaccia la risoluzione dei contratti a suo tempo sottoscritti dal suo predecessore e ha trasmesso le carte alla Procura.

Concorsi truccati e denunce

Ed è ancora vivo il ricordo di quando, a marzo scorso, Di Matteo, l’ex presidente dell’Amtab, municipalizzata di Bari, aveva parlato di concorsi truccati e denunce, coinvolgendo l’ex sindaco Decaro (due mesi dopo, premiato dal Pd con lo scranno di eurodeputato) e il governatore Emiliano. Così come non si è ancora spenta in Emilia e Romagna, l’eco dei tre anni di vicepresidenza regionale di Schlein.

Che oggi impreca contro Meloni per le pessime condizioni del territorio e le conseguenze delle alluvioni, dimenticando che, fino alla sua «grillinesca» elezione alla segretaria del Pd, Bonaccini le aveva affidato la delega al «Patto per il clima», ma lei si era guardata bene dal prendere iniziative in tal senso.

Le mascherine di Conte

Non va dimenticato, inoltre, che quella lasciataci dagli ex grillini è un’eredità da tragedia greca. Anzi, chi pensava che il gravoso lascito dei governi delle «contraddizioni»: Conte1 (M5S-Lega), e Conte 2 (M5S-Pd-Avs) si fermasse ai 137miliardi di euro del superbonus 110, ai 35 miliardi del reddito di cittadinanza e i 461 milioni per i banchi a rotelle, sappia che ha sbagliato i conti. A quei 172,461 miliardi, vanno aggiunti altri 203 milioni. Quelli, cioè, che i giudici del Tribunale civile di Roma hanno imposto al governo di pagare per risarcire la Je Electronics Italia srl di Colleferro.

Con cui – in piena emergenza pandemica – il dipartimento di protezione civile di Palazzo Chigi, aveva sottoscritto un contratto d’acquisto di 800 milioni di mascherine filtranti per fronteggiare la penuria di Dpi. Contratto che Arcuri dopo la nomina a commissario straordinario per l’emergenza Covid aveva «rinnegato», causa l’assenza – a suo dire – del test di validazione delle mascherine da parte dell’Inail. Che, però, la Je Electronics asserisce di aver regolarmente inviato, tramite posta certificata. Una mail che nessuno aveva letto, perché mai neanche aperta.

Fitto e l’Albania

E dire che sono proprio loro ad accusare la Meloni di aver sperperato 1,2 miliardi per l’operazione Albania che insieme ai fratelli-serpenti del «camposanto» e con la benedizione dei magistrati, stanno facendo di tutto per boicottare. Così come tutti insieme stanno lavorando indefessamente – contro gli interessi dell’Italia – perché l’europarlamento dica «no» all’attribuzione della Vicepresidenza esecutiva della Commissione europea a Fitto.

Ma Mattarella – ricevendolo al Quirinale, ha chiarito a tutti che Fitto in quel ruolo è importante per l’Italia perché rappresenta l’intero Paese – gli ha rotto le uova nel paniere, rafforzandone il peso. Anche, Confindustria, Confisal, Confapi, Coldiretti, Confcommercio, Confocooperative, Cisl, e tutti i settori produttivi continuano a chiedere alla sinistra di votarlo, ma da questo orecchio, Schlein & c., non intendono sentire.

Per cui, mi chiedo: fossi un cittadino emiliano romagnolo o umbro e dovessi anch’io, recarmi alle urne per rinnovare il consiglio regionale ed eleggere il nuovo governatore, con quale spirito lo farei. Ma lo farei? Ebbene, seppure, «schifato» da questi avvenimenti certamente sì. E mi auguro che i cittadini di quelle due regioni lo abbiano fatto ieri e, chi non lo ha ancora fatto, lo faccia stamattina. Ha tempo fino alle 15 di questo pomeriggio. Chissà che con il loro voto, non riescano a far capire ai signori della sinistra che democrazia è sinonimo di libertà e azione, non di autocrazia e arroganza.

Setaro

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