Ucciso in via dei Tribunali, l’appello della madre di Caiafa: «Troppe armi a Napoli, serve lo Stato»

di Chiara Langella

Alle istituzioni chiede «di intervenire tra i vicoli, di garantire un futuro ai nostri figli»

«Nessuno meglio di me sa cosa sta provando Antonella, la madre di Arcangelo Correra. Vorrei abbracciarla e piangere assieme a lei. L’incubo di sabato mattina, l’ho già provato sulla mia pelle. Ed è anche per il dolore che accomuna me e Antonella, che chiedo allo Stato di fare qualcosa per i figli di Napoli: qui girano troppe armi, sono in tanti a vivere con la pistola addosso». Così, al Messaggero, Anna Elia, madre di Renato Caiafa, il 19enne in cella nel corso delle indagini sulla morte del 18enne Arcangelo Correra.

Mio figlio, dice, «è un bravo ragazzo. Ha compiuto da poco 19 anni, si arrangia a fare l’aiutante pizzaiolo. Cinque anni fa ha perso suo fratello Luigi e il padre Ciro in pochi mesi: lascio a lei immaginare cosa si porta dentro mio figlio».

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Di quel sabato mattina «so solo quello che mi ha detto mio figlio. Ho le sue parole che mi rimbombano in testa. Mi ha detto: ‘Mamma vai da Antonella (che è la mamma di Arcangelo) e diglielo che è stato un errore, che non volevo, che non so perché è partito quel colpo’. Mi ha anche raccontato la scena dello sparo: mi ha detto che si stavano passando tra le mani la pistola quando è partito un colpo che ha raggiunto alla fronte Arcangelo. Arcangelo ha parlato per qualche secondo. Ha detto agli amici di non preoccuparsi ‘che non era successo niente’, fino a quando poi ha perso conoscenza. Lo hanno portato in sella allo scooter in ospedale».

Ma quella pistola era di suo figlio? «Escludo che fosse di sua esclusiva appartenenza. Chi possiede un’arma ha soldi, perché le pistole costano, e mio figlio non ne aveva di soldi».

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Oggi alle istituzioni chiede «di intervenire tra i vicoli di Napoli, di garantire un futuro ai nostri figli. Per me lo Stato è processi, forze dell’ordine, provvedimenti restrittivi. E ho sempre perso con lo Stato, anche quando scoppiò il caso della rimozione del Murale dedicato a mio figlio: lo hanno tolto, lo Stato ha vinto, ma io vedo ancora tanti ragazzi armati in giro».

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