Nel mirino della «Batteria del Monterosa» anche il boss della Vanella Antonio Mennetta

Le rivelazioni di Annunziata: «Arcangelo Abbinante voleva ucciderlo insieme a Rosario Guarino e a Francesco Barone delle Case Celesti»

A soli 22 anni era già un capo, uno di quelli che disponevano della vita e della morte di affiliati e nemici. Si tratta di Arcangelo Abbinante, figlio del boss Antonio, accusato, tra le altre cose di essere il killer di Gaetano Marino, il ras ammazzato nel 2012 a Terracina. Questo, però, non sarebbe stato l’unico omicidio in cui sarebbe coinvolto il rampollo, già detenuto da anni per la sua partecipazione al clan.

L’assenso di Arcangelo Abbinante

A delinearne il profilo fu Carmine Annunziata, subito dopo la decisione di collaborare con la giustizia: «La morte degli obiettivi è decisa sempre invariabilmente di Abbinante Arcangelo il cui consenso quasi sempre è sufficiente. Anche Montanera Giuseppe poteva decidere di colpire un obiettivo, se era una vittima di rilievo, perché queste erano già state condannate da Abbinante Arcangelo, nel senso che costui aveva dato un consenso preventivo, perché stava nel Monterosa e poteva non essere immediatamente raggiungibile. Se la vittima era di minor rilievo, Abbinante Arcangelo doveva necessariamente dare il consenso».

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«Voglio fornire degli esempi – ha continuato il pentito – dei casi in cui Abbinante Arcangelo si è opposto alla morte di persone indicate dai suoi sottoposti: esempio del fratellastro di Marino Gaetano, Michele o Valentino, tossicodipendente oppure Domenico Gargiulo, all’inizio, prima dell’omicidio di Roberto Ursillo. In questi due casi Arcangelo Abbinante fu interpellato telefonicamente da Baldassarre Salvatore e da Montanera Giuseppe ed Arcangelo disse no in entrambi i casi perché era gente che non contava».

La ‘batteria’ del Monterosa

Il pentito, che si costituì con il fratello e la madre, perché coinvolto nell’omicidio di Pasquale Romano, il ragazzo di Cardito ucciso per errore dai killer degli Abbinante per uno scambio di persona, oltre a ricostruire lo scenario della faida che all’ora era in corso tra i clan di Secondigliano e Scampia, spiegò anche che il giovanissimo figlio di Antonio Abbinante era a capo della ‘batteria’ del Monterosa, una squadra di killer incaricata di colpire i principali capi dello schieramento avversario. Obiettivi che, ha riferito Annunziata, erano scelti proprio da Abbinante.

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«La batteria del Monterosa… era composta da Abbinante Arcangelo, Baldassarre Salvatore, Giuseppe Montanera, Gennaro Abbinante, Cariello Giovanni. Suoi obiettivi erano i personaggi di spicco dello schieramento avverso». Tra le loro vittime, raccontò, all’epoca, ci sarebbe stato anche Gaetano Marino, ucciso, come si è scoperto, proprio dallo stesso Abbinante.

La squadra della morte, inoltre, aveva tra i suoi obiettivi anche i capi della ‘Vanella Grassi’. Racconta Annunziata che la ‘batteria’ avrebbe dovuto uccidere anche Antonio Mennetta, Rosario Guarino e Francesco Barone delle Case Celesti. Quest’ultimo, infatti, era sospettato di aver partecipato all’omicidio di Ciro Abrunzo, un parente degli alleati Abete. I killer, ha concluso il collaboratore, avrebbero anche tentato, in diverse occasioni, di uccidere i ras rivali che si trovavano nel Lotto G di Scampia senza, però, riuscirci per le vedette.

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