Il reggente dei Cesarano noto come ‘O profeta sarebbe l’esecutore materiale. In manette anche il complice 50enne
A quasi 24 anni dall’omicidio di Tommaso Covito, avvenuto il 12 novembre del 2000, scattano le manette per due esponenti del clan Cesarano di Castellammare di Stabia. Oltre al 50enne Gennaro D’Antuono, l’ordinanza è stata eseguita dai carabinieri anche per il boss Luigi Di Martino, 62 anni, soprannominato ‘O profeta, in passato reggente della cosca.
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Un omicidio che – ricostruiscono gli inquirenti – sarebbe da inserire nell’ambito della guerra di camorra tra i Cesarano e i Moscarella. I militari del gruppo carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti dei due uomini perché indiziati di omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla finalità di aver agito al fine di agevolare l’attività dei Cesarano. I due indagati sarebbero gli esecutori materiali del delitto.
I ruoli degli indagati
Luigi Di Martino, che poi sarebbe diventato elemento di vertice del clan Cesarano, avrebbe ucciso con tre colpi d’arma da fuoco Tommaso Covito, assassinato in un agguato a Santa Maria la Carità. Il provvedimento al 63enne è stato notificato in carcere, mentre D’Antuono, suo presunto complice in quell’agguato, è stato arrestato da libero.
Il raid maturò nell’ambito di uno scontro tra il clan Cesarano e il gruppo malavitoso del quartiere Moscarella di Castellammare di Stabia dove i Cesarano volevano estendere il proprio controllo criminale. Tommaso Covito venne trucidato da due killer in moto, mentre era alla guida di un’auto a bordo della quale viaggiavano anche altre due persone. Furono esplosi diversi colpi d’arma da fuoco, tre raggiunsero Covito non lasciandogli scampo.