Alleanza di Secondigliano, le mogli dei boss come avatar

I verbali: quando non ci sono i mariti comandano loro, Anna Aieta è un vero capo, più della sorella Rita

«Le mogli dei boss sono come avatar; quando non ci sono i mariti ci sono le mogli. Non so bene di Maria, ma chi comanda è Anna Aieta. Fu lei nel 2013 a decidere che io me ne dovevo andare». Una frase che Luca Esposito, genero di Patrizio Bosti, fece mettere nero su bianco quando scelse di collaborare con la giustizia, salvo poi ritrattare poco tempo dopo. Secondo i verbali «Anna Aieta e Rita Aieta comandano su Antonio ‘O peccerillo e su Ettore Esposito, ma Anna ancora di più. È lei la vera criminale».

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Esposito fu esplicito: «Il clan è come fosse Cosa Nostra. Ci sono i vertici, ma ci sono anche altri uomini, direttamente sottoposti ai vertici, che hanno altri arruolati che essi pagano direttamente. Ad esempio, alcuni uomini di Rullo Nicola non erano stati ‘battezzati’ da Eduardo e Patrizio. E dunque non apprezzavano che Rullo avesse un esercito tutto suo». Per quanto riguarda il cognato, Ettore Bosti, Esposito affermò che «era ingestibile; quando Patrizio seppe dei disastri che aveva fatto, in quei cinque gironi, si lamentò anche del fatto che la moglie lo aveva lasciato fare; ma le figlie dissero che Ettore aveva anche picchiato sua madre Rita».

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Il tesoro di Edoardo Contini

C’erano rapporti difficili tra Ettore e la moglie: «Le figlie di Patrizio hanno fatto seguire Mena e dato incarico a un investigatore privato di seguirla. Hanno scoperto anche che Mena si vede col padre in località protetta; l’investigatore l’ha intercettata». Poi si parlò di soldi ed Esposito affermò che quelli di Eduardo Contini sarebbe «un autentico tesoro». Poi aggiunse: «Secondo Flora, si trattava di tanti di quei soldi che per coprirli ci sarebbero voluti tutti i denari di Patrizio Bosti e dei Mallardo messi assieme».

Poi ancora un dettaglio: «Nei cinque giorni che Patrizio ha trascorso in libertà, ho passato circa quattro ore al giorno con lui, ma sempre con gli altri familiari. Patrizio notò che Mena si era fatta operazioni estetiche evidenti, e le contestò che la vedeva diversa, più bella; lei rispose che doveva “sbariare” e lui non la prese bene. Come ho detto, Patrizio aveva in quei giorni dato ordine di “chiudere tutti i rubinetti” e vietato di dare i soldi ai figli».

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Il pubblico ministero fece una domanda diretta a Esposito: che coerenza c’è tra i maltrattamenti subiti e la distanza dal clan con la ricezione di confidenze su omicidi e affari economici? «Rispondo – disse Esposito – che le due cose sono perfettamente compatibili. Intanto, ci sono sempre stati alti e bassi nei miei rapporti con i Bosti. In secondo luogo, quelle confidenze non erano fatte a me, ma discorsi nel seno della famiglia, che si svolgevano anche in mia presenza. Voglio ribadire che non ho mai voluto approfittare della parentela con i Bosti. Mio figlio non frequenta contesti malavitosi e neppure la famiglia di mia moglie. Va all’università. Io ho sempre voluto evitare di essere accostato a loro e presentato come genero del Patrizio».

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