Ex Ilva, pronto il piano per la ripartenza: un pacchetto da 620 milioni

Parlamento varerà garanzia contro contenzioso

Arriverà dal Parlamento la garanzia dello Stato contro un eventuale contenzioso sulla futura vendita dell’ex Ilva. Intanto l’azienda presenta ai sindacati un «piano di ripartenza» da 400 milioni, parte del pacchetto da 620 milioni che comprende anche il prestito ponte da 320 milioni, in attesa del via libera dell’Ue.

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«Ieri abbiamo approvato il decreto legge sugli asset strategici» dell’ex Ilva, «due norme che aiuteranno a rilanciare la produzione attraverso le opere di manutenzione necessarie per mettere in sicurezza gli impianti nel processo di ambientalizzazione e abbiamo deciso che l’altra norma che avevamo ipotizzato possa inserirsi in maniera più compiuta nell’iter parlamentare, nel confronto in Parlamento», ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine di Cibus a Parma a proposito della misura norma inserita nella bozza del dl Agricoltura e poi saltata.

«Una norma che possa garantire i nuovi titolari degli impianti rispetto a qualunque eventuale controversia di natura legale,» ha spiegato il ministro, aggiungendo che «tra poche settimane alcune importanti aziende del settore visiteranno gli impianti» dell’Ex Ilva. E in giornata si è tenuto nella sede di Confindustria un incontro tra il management di Acciaierie d’Italia in a.s e i sindacati di categoria Fiom, Fim, Uilm e Ugl Metalmeccanici.

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Il piano di ripartenza dell’Ex Ilva

Il management ha illustrato il piano di ripartenza dell’Ex Ilva che si articola in tre fasi: fase «cantiere», fase a 1 altoforno con gestione ordinata e fase a 2 altoforni con gestione ordinata. I «pilastri» su cui si basa il progetto di rilancio, ha spiegato l’azienda, sono: il ripristino degli impianti individuati, con un intervento economico intorno ai 400 milioni di euro (80% a Taranto); gestione di un piano di produzione che parte da 1,5 milioni di tonnellate l’anno ed arriva dopo l’estate a 4 milioni di tonnellate l’anno, con l’avvio del secondo altoforno a Taranto.

Sempre a Taranto sarà attivo un treno di laminazione a caldo, mentre tutto il laminato a freddo andrà a Genova, raggiungendo dopo l’estate 450.000 tonnellate l’anno e 600.000 tonnellate l’anno a Novi Ligure. Quindi una «organizzazione snella ed efficiente» ed una gestione «equilibrata e solidale della forza lavoro». Per raggiungere gli obiettivi Adi in a.s «auspica una forte collaborazione e partecipazione di tutte le parti coinvolte» e punta ad arrivare «ad un accordo formale con i sindacati entrò metà giugno».

I sindacati

I sindacati dal canto loro sottolineano che finalmente si è fatta chiarezza. «Non è un piano industriale ma un piano di ripartenza e questo già sgombera il campo», ha detto il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa. «Riteniamo che il piano possa essere ulteriormente migliorato se l’amministrazione straordinaria riceverà le adeguate risorse economiche, oltre ai 620 milioni già previsti, per effettuare un volume di investimenti superiore a quello quantificato oggi», ha aggiunto il segretario nazionale della Uilm, Guglielmo Gambardella. L’Ugl Metalmeccanici parla di una ripartenza con «tante difficoltà», facendo presente che «le priorità sono la salvaguardia della fabbrica e degli impianti, l’incolumità dei lavoratori e l’ambientalizzazione», ha detto il segretario nazionale, Antonio Spera.

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