Tornano i cattivi maestri e mentre parlano di pace, rinfocolano gli odi di parte

di Mimmo Della Corte

Canfora trasforma la filologia greco-latina in un’arma d’offesa alla Meloni

Ma credono davvero che gli italiani siano tutti dei «babbasoni»? «Il ministro Piantedosi non si ricorda, o non sa, che dopo l’insediamento del governo del cavaliere Mussolini, il primo atto compiuto fu di sciogliere i consigli comunali socialisti di tutta Italia, l’assalto ai comuni è una caratteristica del fascismo. Quale che sia la faccia che assume. Questo è un dato di fatto».

Così, Canfora, professore emerito di filologia greca e latina dell’Università di Bari, parlando dal palco dell’iniziativa pro Emiliano e Decaro, voluta da Pd-Cgil contro l’invio della commissione prefettizia al comune di Bari da parte del ministro Piantedosi. Nessuna sorpresa, Canfora, che oggi afferma «sono stalinista», è lo stesso signore che il 12 aprile del 2022 si scagliò contro la Meloni dandole della «nazista nell’anima». Offesa, di cui dovrà rispondere il 16 aprile prossimo in Tribunale.

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E, more solito, in difesa della sua libertà di offendere, si sono mobilitati associazioni e intellettuali. Se non ci fosse da preoccuparsi per ciò che sta avvenendo in giro per il mondo e per le conseguenze che questa ennesima campagna d’odio che i cattivi maestri stanno rinfocolando in Italia, ci sarebbe da scompisciarsi dalle risa. Per tali dichiarazioni!

Mi chiedo se – anziché, continuare a intorbidire il celo già incupito dall’inchiesta della Magistratura – non sarebbe stato il caso il chiedersi a che gioco hanno giocato, il governatore della Puglia, e il suo – a questo punto della storia – ex figlioccio, sindaco di Bari e numero uno dell’Anci (ma mai intervenuto in difesa delle amministrazioni sciolte per lo stesso motivo) a proposito della presunta trattativa Pd-mafia nel capoluogo pugliese.

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La correttezza amministrativa degli atti

Inchiesta che, tra l’altro, non tocca nessuno dei due, ma punta solo a verificare la correttezza amministrativa degli atti. E per la quale i giudici hanno azzerato i vertici dell’azienda di trasporto comunale, disposto l’arresto di 130 persone, tra cui anche qualche politico locale, facendo calare sull’Ente, l’ombra d’infiltrazioni mafiose.

E spinto il ministro degli interni a disporre l’invio di una commissione d’accesso che non significa necessariamente scioglimento dell’ente, ma neanche lo esclude, per capire come effettivamente stiano le cose, cui il sindaco ha assicurato la propria collaborazione. Non prima, però, di aver offerto una plateale sceneggiata durante la quale si è tolto e rimesso la fascia tricolore, perché «uomo delle istituzioni».

Da qui, e alla luce dei primi riscontri avuti dall’indagine, il dubbio è che il vero obiettivo, della polemica scatenata strumentalmente dal governatore – con la sua dichiarazione «coram populi» di aver portato, quando il sindaco di Bari era lui, il Decaro, quale assessore della sua giunta comunale, da una sorella del boss Capriati, per «affidarglielo se avesse avuto bisogno di protezione» – non fosse proprio quello di distrarre l’attenzione generale dalle eventuali conseguenze che l’inchiesta, in quanto tale, avrebbe potuto produrre, magari, coinvolgendo entrambi.

E c’è anche da chiedersi, considerato che si tratta di un episodio già raccontato dallo stesso Emiliano, tre anni addietro e anche successivamente (a dimostrazione che il capo era lui?) e mai smentito dall’interessato. Cosa che, stavolta ha fatto. Non, però, dal palco della manifestazione sul quale c’era anche lui, ma a polemica scoppiata. Ovvero, oltre tre anni dopo. Perché, tanto ritardo? Ma, si tratta di vera smentita, vista l’esistenza di foto che lo ritraggono insieme alla sorella e alla nipote del «boss»?

La Schlein cerca spazio nell’eurolista Pd per Decaro, Ruotolo e Salis

Sia come sia ciò che è certo, è che ne ha ricavato un bel premio: la candidatura alle Europee come numero due della lista per la circoscrizione Sud che dovrebbe essere guidata dall’Annunziata. E pare stia pensando di portarci anche la Salis per regalarle l’immunità parlamentare. Ma «non è Tortora» protestano i piddini.

Chissà, forse la Schlein – che, non è Pannella – pensa, così, di aggirare due rischi: l’eventuale defenestrazione, se alle europee non arrivasse al 20% dei consensi e la concorrenza di Bonaccini e Decaro per la segreteria. Ma è giusto anche far sapere a Canfora – per interessarsi del passato non vede il presente – che dei 17 comuni finora sciolti dal governo Meloni: 4 erano espressione del cds, 3 del cs e 10 di civiche. Ma per «Repubblica», a Bari è cominciata la «Caccia agli oppositori» e, per dirla con Marco Antonio del Giulio Cesare, «Repubblica è un giornale d’onore»!

Setaro

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