Ma vanno discusse con gli alleati
Fratelli d’Italia esce allo scoperto e mette la firma sulle modifiche alla riforma del premierato. Sette sono già pronte e vanno discusse con gli alleati. Ma su tutte, è la norma anti ribaltoni – di matrice leghista – che va cambiata. E che cambierà. Lo dice con tono assertivo il meloniano Alberto Balboni nella veste di relatore del disegno di legge costituzionale. Insieme a Marcello Pera, ora senatore di FdI, ha messo per iscritto la bozza dei ritocchi da fare.
«Sarà una base di discussione», assicura e sui contenuti, si limita a dire: «Sarà una via di mezzo», riferendosi da un lato al ritorno alle urne in caso di crisi di governo (che è il piano A, voluto anche dalla premier Meloni ma scomparso poi dal testo) e dall’altro, al subentro del cosiddetto ‘secondo premier’ spinto dalla Lega. La soluzione va trovata insieme. Da qui il confronto allargato con il resto del centrodestra, in programma nelle prossime ore e in linea con il patto di proporre solo modifiche condivise. Difficile dire se il percorso accenderà altre tensioni, dopo quelle sulle elezioni regionali, o porterà a una mediazione.
Nel frattempo – e secondo i più critici, non a caso – si è deciso di allungare il termine per presentare emendamenti: dal 29 gennaio previsto inizialmente, slitterà probabilmente a inizio febbraio.
La posizione della Lega
La Lega per ora tace: a questo punto – è la deduzione di una parte del centrodestra – sa che qualche correttivo è inevitabile e quindi dovrà cedere. Specie sul nodo che riguarda la sfiducia o decadenza del premier. A bocciare quell’articolo sono stati pure i costituzionalisti, chiamati a esprimersi sulla riforma.
A maggior ragione tace nel giorno in cui ha un traguardo da vantare: il primo ok all’autonomia differenziata conquistato al Senato, con tanto di bandiera del Veneto in aula e la promessa mantenuta di un voto prima delle elezioni europee. E nonostante le ripetute accuse delle opposizioni che l’ok sia il frutto di uno scambio Lega-FdI tra autonomia e premierato, è il capogruppo leghista Massimiliano Romeo a rivendicare con orgoglio il patto di maggioranza e ammettere: «Più poteri al premier significa controbilanciare con più autonomia sul territorio». Anche per questo il pressing dei meloniani sul premierato procede spedito.
Casellati: siamo a buon punto
Non solo sui tempi della discussione: la commissione Affari costituzionali (guidata dallo stesso Balboni) si è riunita più volte in giornata e si riaggiorna in mattinata, quando si dovrebbe votare il testo base della riforma e poi passare alle repliche. Compresa quella della ministra Elisabetta Casellati: «Questa prima fase in vista dell’elaborazione degli emendamenti sta per concludersi, siamo a buon punto», dice l’ex presidente del Senato, fiduciosa che anche il rinvio del termine emendamenti servirà a «dare maggiore possibilità di riflessione a tutti i gruppi parlamentari» sperando che «la riflessione sia approfondita».
Tra i ritocchi proposti da FdI, dovrebbe esserci anche il limite dei due mandati al capo del governo: oggi la legge Casellati parla genericamente di un’elezione diretta per 5 anni ma l’intento è di non superare le due legislature consecutive, che diventano tre in caso di scioglimento anticipato delle Camere.