Poliziotti uccisi in Questura a Trieste, il 33enne resterà nel Rems: è pericoloso

A febbraio l’udienza davanti ai giudici della Cassazione

La corte d’assise d’appello di Trieste ha deciso di confermare, dopo aver consultato nuovamente lo psichiatra Francesco Piani, per un aggiornamento rispetto al precedente incarico peritale, la pericolosità sociale di Alejandro Augusto Stephan Meran, assolto in primo grado e in appello per vizio totale di mente per l’omicidio dei poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego in servizio alla questura triestina e per il quale è stata applicata la misura di sicurezza del ricovero in una Rems per almeno 30 anni.

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La perizia dell’esperto

Secondo l’esperto le condizioni cliniche del 33enne di origine domenicana sono «notevolmente migliorate» dopo l’inserimento nella struttura di Santa Maria di Calice di Cornoviglio, in provincia di La Spezia, e «la possibilità di trattamenti farmacologici e psicosociali adeguati e continuativi». Meran «ha accettato il colloquio, ha risposto (pur mostrando un rallentamento psicomotorio di origine farmacologica) alle domande, ed ha mantenuto un comportamento adeguato e tranquillo» sebbene nel corso della visita «si è evidenziata una ideazione delirante di tipo megalomaniaco e paranoico solo in parte attenuata dalla terapia praticata, che non appare in grado di incidere radicalmente sui nuclei psicotici più profondi».

Per lo psichiatra «altrettanto significativa è la assai scarsa consapevolezza dei reati commessi e della loro estrema gravità, cosa che lo porta a ritenersi di fatto innocente e a chiedere in modo reiterato e insistente il ritorno a casa. Non è maturata ad oggi una chiara consapevolezza ed una qualche elaborazione dei fatti di causa, al fine di collocare gli eventi e le proprie responsabilità in una corretta prospettiva personale ed esistenziale».

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Inoltre, nella relazione, si osserva «la mancanza di un qualsiasi segnale di ravvedimento o di pentimento per quanto commesso e di intenzionalità risarcitoria, per quanto realisticamente ipotizzabile. Gli elementi fin qui esposti, in riferimento alla diagnosi di psicosi schizofrenica, portano concordemente, e al di là di ogni ragionevole dubbio, ad un giudizio di pericolosità sociale attuale del Meran».

La misura di sicurezza

Viene dunque confermata «la necessità di mantenere una misura di sicurezza detentiva in grado di assicurare il prosieguo del programma di cura e di riabilitazione e, nello stesso tempo, di garantire concreti standard di sicurezza per il personale e gli altri ospiti». La decisione soddisfa i difensori Alice e Paolo Bevilacqua: «Come difesa nutriamo un cauto ottimismo circa il percorso terapeutico finalmente intrapreso nella struttura sanitaria che pare abbia fin qui iniziato a sortire positivi aspetti sull’aspetto clinico della sua persistente infermità»

Intanto il 27 febbraio è fissata l’udienza a Roma davanti ai giudici della Cassazione. Se la Suprema Corte riterrà ammissibile il ricorso della Procura generale triestina casserà la sentenza di assoluzione e il processo di fatto verrà riaperto.

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