Ex Ilva verso il commissariamento, il Cdm approva il rafforzamento dell’iter

Arcelor Mittal si dice pronta a una discesa in minoranza ma chiude a ulteriori finanziamenti

Il commissariamento dell’Ilva è oramai ad un passo. Il governo si prepara ad usare la sciabola per l’uscita di Arcelor Mittal da Acciaierie d’Italia. La mossa arriva nel tardo pomeriggio di ieri dal Consiglio dei Ministri: viene approvato un decreto legge che rafforza, in caso di ricorso all’amministrazione straordinaria, le misure già presenti per tutelare la continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi.

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Non solo: una norma specifica di fatto congela i fondi accantonati per i giudizi pendenti che dovranno essere messi su un conto vincolato legato all’autorizzazione del tribunale. Le nuove norme, che prevedono garanzie di cassa integrazione straordinaria durante l’eventuale commissariamento, preparano chiaramente la strada alla prova di forza con Mittal. Prima del Consiglio dei ministri il dossier è stato al centro di un vertice tra i titolari dei dicasteri interessati e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Arcelor Mittal

Le indiscrezioni uscite da Arcelor Mittal sulla trattativa sembrano lasciare spazi ad un’intesa. Fonti della società si sono dette disponibili ad una discesa in minoranza ma hanno chiuso a ulteriori finanziamenti futuri senza alcuna partecipazione alla gestione dell’azienda. Con un’unica eccezione: 200 milioni da mettere sul tavolo per l’acquisto degli impianti.

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Il confronto appare duro anche per un altro aspetto. Secondo le stesse fonti della multinazionale la proposta avanzata di cedere tutte le proprie azioni rimanenti non avrebbe incontrato l’approvazione di Invitalia. Mittal si dice comunque disposta a cederle ad un investitore gradito al governo.

La replica di Invitalia

A stretto giro è arrivata la replica di altre fonti vicine al dossier: «Invitalia ha sempre dato disponibilità a sostenere la società, ad esplorare e percorrere ogni soluzione compatibile con la normativa vigente, sia nazionale che comunitaria», al contrario «Arcelor Mittal si è sempre rifiutata di partecipare al sostegno del Piano industriale approvato in assemblea anche con il proprio voto favorevole». Sale sulle ferite di un confronto non certo indolore.

Le prossime ore saranno decisive, anche se il destino sembra segnato. Salvo sorprese, il governo ha già intrapreso la propria strada ed ha convocato per domani alle 15 i sindacati. A loro è dedicata parte del decreto. Si rafforza la Cig anche se vengono esclusi dalla cassa integrazione i lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti, per consentire che restino operativi. L’altro snodo riguarda le società fornitrici. Rimangono ferme le disposizioni, già inserite nell’ordinamento, a tutela delle piccole e medie imprese creditrici.

Federacciai

Intanto continua a farsi sentire il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che si dice favorevole «a percorsi di nazionalizzazione permanente» dell’ex Ilva «però – sottolinea – nella situazione in cui versa l’impianto serve una fase transitoria» in cui lo Stato «deve garantire gli investimenti per la decarbonizzazione» degli impianti e farsi carico dei «debiti» accumulati. «Bisogna costruire le condizioni per un’operazione che, seppure nel medio e lungo periodo, abbia una sua redditività», spiega Gozzi, tirando in ballo nuovamente i privati: «Credo che la siderurgia italiana, a partire dal grande produttore di prodotti piani che è Arvedi, possa pensare a un disegno di questo tipo».

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