Manovra, Giorgetti: pesa il debito. Privilegiato il sostegno ai ceti meno abbienti

Il governo ha dovuto «scremare» le diverse istanze

Sul debito pubblico «è suonata la sveglia». E’ il nostro tallone d’Achille e non va sottovalutato. Ecco perché la «cautela» e le «scelte dolorose» che sono la cifra di questa manovra. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti conferma la linea della prudenza. Lo fa mandando un messaggio alle agenzie di rating, che dalla prossima settimana torneranno a farsi sentire.

E per giustificare, davanti al fuoco di fila delle opposizioni e dei sindacati, le scelte di una manovra che inizia il proprio iter in Parlamento: esame che parte blindato, ma in cui già si profilano possibili aggiustamenti. «Più debito significa più spesa per interessi e risorse sottratte al sostengo delle famiglie delle imprese», è l’equazione su cui Giorgetti richiama la politica e le istituzioni alla giornata del Risparmio, sottolineando che il tema non va «sottovalutato».

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In più anche il negoziato con l’Europa, dove si discute delle nuove regole del Patto di stabilità, ha condizionato l’approccio del governo nel definire la manovra. Il governo ha dovuto «scremare» le diverse istanze: «non è stato facile» e alla fine si è deciso di «privilegiare il sostegno ai ceti meno abbienti», spiega il ministro.

Il sistema economico italiano, comunque, nonostante le difficoltà, «è riuscito a reggere» e se riusciremo ad evitare il rischio di una recessione globale, potremo «ridurre progressivamente il peso del debito». Le parole di Giorgetti accompagnano l’arrivo della manovra in Senato. Corredata dalle relazioni che aiutano a decriptare l’impatto delle misure.

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La manovra in Senato

E così a fronte di una quota 103 con paletti che nel 2024 aprirà l’accesso alla pensione anticipata ad appena 17mila lavoratori, la stretta sulle aliquote di rendimento degli assegni degli statali interesserà 31.500 pensioni pubbliche, destinate a più che quadruplicare nel 2026. Proprio sulle pensioni si alza la «netta contrarietà» della Cisl, che vede «molte e importanti luci» ma anche «elementi peggiorativi» nel sistema pensionistico: ora il sindacato di Luigi Sbarra valuterà se proclamare, su questo tema, insieme a Cgil e Uil (che iniziano il 17 novembre il percorso comune di scioperi) una «manifestazione nazionale unitaria».

I dettagli che emergono dalle relazioni allegate alla manovra mostrano anche un gettito limitato dall’innalzamento della cedolare secca sugli affitti brevi: appena 8,8 milioni l’anno, che secondo Confedilizia – che ribadisce la propria contrarietà – non spiegano il perché della misura. Mentre la nuova norma sui pignoramenti dovrebbe dare, nella stima prudenziale, un incremento di gettito di 243,1 milioni nel 2025 e 486,29 nel 2026.

La manovra è blindata ma è già chiaro che qualcosa da aggiustare ci sarà. A partire dal tetto sul tax credit. Che comprare nella relazione illustrativa, ma non nel testo: è «un mero errore di trascrizione», dice la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, assicurando che il tetto ci sarà. Dal testo sparisce anche lo stipendio per i giudici onorari: arriverà presto un nuovo regime economico che le toghe onorarie, promette il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro.

La presidenza del Senato intanto dà il disco verde allo stralcio delle norme sulle donazioni, sulla banca dati contro il riciclaggio e la centrale di committenza e stazione unica appaltante sisma 2016, destinati ad altri ddl. La norma sull’aumento della cedolare secca, invece, potrebbe cambiare nel decreto anticipi: con un emendamento del governo potrebbe arrivare insieme al nuovo codice identificativo anche una specifica sulla cedolare.

L’iter blindato

Che nell’iter blindato della manovra diventa il treno su cui inserire eventuali modifiche, che – viene confermato dal presidente della commissione Bilancio del Senato Nicola Calandrini – possono contare su un fondo parlamentare di 100 milioni. Intanto la prossima settimana partono le audizioni sulla manovra, fino al 14 novembre, poi si fisserà il termine per gli emendamenti: il ddl è atteso in Aula dal 27. «Siamo perfettamente nei tempi», assicura il ministro per il rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.

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