Caso Cospito, la Direzione nazionale antiterrorismo chiede la revoca del 41bis

Ieri l’udienza davanti ai giudici capitolini

La revoca del 41 bis al quale è sottoposto l’anarchico Alfredo Cospito – che dall’ottobre del 2022 fino all’aprile scorso ha portato avanti un lungo sciopero della fame contro il ‘carcere duro’ – è stata chiesta dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e dagli organi centrali di polizia, nell’udienza che si è svolta ieri davanti al Tribunale di sorveglianza di Roma. La sentenza arriverà nei prossimi giorni, i giudici infatti si sono riservati la decisione. A rendere noto il nulla osta di Dna e polizia è stato l’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Cospito.

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Il 57enne leader degli anarchici del Fai-Fri è in carcere in seguito alla condanna per aver sparato alle gambe, a Genova nel 2012, all’allora amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e per aver collocato due ordigni esplosivi fuori dalla caserma della scuola per carabinieri di Fossano (Cuneo), nel 2006. Solo il fatto che le bombe artigianali erano state mal congegnate evitò conseguenze e vittime.

L’udienza davanti ai giudici capitolini era stata fissata a seguito di una istanza del difensore di Cospito, proposta contro i rigetti da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio di due richieste di revoca anticipata del regime del ‘carcere duro’.

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L’inchiesta ‘Scripta manent’

Lo scorso 26 giugno, si è concluso anche l’ultimo processo nel quale Cospito era imputato, si tratta di un procedimento nato dall’inchiesta ‘Scripta manent’, e la Corte di assise d’appello di Torino ha ricalcolato in 23 anni di carcere la pena per strage, in relazione al fallito attentato di Fossano, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha lasciato al giudice del dibattimento la discrezionalità di valutare il riconoscimento delle attenuanti del «fatto lieve», anche nel caso di pena edittale fissata con l’ergastolo. Il carcere a vita per Cospito – che è recluso a Sassari – era stato richiesto dalla Procura generale.

Il leader anarchico ha seguito l’udienza in videocollegamento, ed ha respinto le accuse negando ogni coinvolgimento e parlando di «forzature» e «accanimento» nei suoi confronti.

Le attenzioni di investigatori e magistrati

Nei mesi scorsi, quando Cospito faceva lo sciopero della fame ed era stato trasferito a Milano – con ricovero anche nel centro clinico del carcere di Opera e poi nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo – le varie anime della galassia anarchica al grido di ‘Alfredo libero’ e ‘No 41 bis’ si unirono per una massiccia campagna di solidarietà.

Su alcuni aspetti violenti delle manifestazioni si sono appuntate le attenzioni di investigatori e magistrati. Oltre alla Procura di Bologna, dove è stato aperto un fascicolo per associazione sovversiva con una mezza dozzina di indagati, si è mossa anche quella di Milano, che in relazione ad episodi avvenuti lo scorso 11 febbraio durante un corteo nel capoluogo lombardo ha ottenuto sei misure restrittive e ha chiuso l’inchiesta su 13 appartenenti all’area antagonista.

Leggi anche:  La Corte di Cassazione: «Alfredo Cospito è pericoloso»

Il 15 settembre, il Tribunale di Torino ha restituito a Cospito alcune foto di famiglia e cartoline illustrate che gli erano state inviate in carcere e che la Corte di Assise di appello di Torino aveva chiesto di trattenere. Per il Tribunale del capoluogo piemontese le 29 foto e le cartoline non sono veicolo di «messaggi criptici» . Si tratta di foto piuttosto datate che ritraggono «persone sorridenti, adulti e bambini, in contesti domestici», compresi i «defunti genitori», e cartoline nelle quali si chiedeva a Cospito notizie sulla sua salute o gli si esprimeva solidarietà.

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