B&b selvaggio a Napoli, Manfredi se ne lava le mani. L’Abbac insorge: ha i poteri, inizi a controllare

Il primo cittadino ha chiesto una normativa nazionale, l’associazione gli ricorda che può intervenire anche da solo

La gentrificazione al ribasso sta trasformando il prezioso centro storico di Napoli in una pizzetteria a cielo aperto. Il boom turistico, mordi e fuggi, non sta portando i risultati economici sperati al tessuto sociale cittadino. Gli studenti non riescono a trovare alloggi alla loro portata. Le Monde e Figaro «bacchettano» la città. Eppure il primo cittadino Manfredi non trova di meglio che lavarsene le mani e chiedere l’intervento del governo: «Il nostro compito è di preservare l’identità, che non venga stravolta da troppo turismo, ma che riesca però a trasformarsi in maniera positiva, modernizzandosi e dando uno sguardo della nostra città rivolto verso il futuro».

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Ma come vorrebbe preservarla? «Da un lato ci vorrebbe, ma non dipende da me, un’azione di sostegno economico specifico sulla residenzialità. Poi dall’altro, vanno realizzate residenze universitarie e abbiamo iniziate a farle ma ci vuole un po’ di tempo – ha aggiunto -. Credo, comunque, che sia necessaria una legge nazionale che regoli gli affitti brevi e i B&B. Ci vuole una legge che limiti questo numero e li regoli per gestire al meglio il centro della città».

Immediate però sono arrivate le reazioni degli addetti ai lavori. Il presidente Abbac (associazione dei b&b e degli affittacamere) e coordinatore europeo extralberghiero Aeo Agostino Ingenito ha ricordato come Palazzo San Giacomo, in realtà, abbia già tutti gli strumenti per agire contro il b&b selvaggio.

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Abbac: agisca in base alle sue competenze e garantisca controlli

«Il Comune – ha detto – agisca in base alle sue competenze e garantisca controlli, oltre che servizi di accoglienza, decoro e sicurezza, tutte competenze che riguardano l’ente che deve dotarsi di un piano turistico straordinario turistico, ed armonizzando le diverse attività in relazione a decoro e servizi. L’ente, chiarisca l’uso degli oltre 11 milioni di euro di imposta di soggiorno, che ha aumentato lo scorso mese a 3 euro a notte per l’extralberghiero, e utilizzi l’importo per questo piano progettuale. Siamo felici del successo della città, che abbiamo accompagnato nel tempo con il nostro impegno associativo soprattutto per ciò che concerne la regolarità delle strutture ricettive e un’ospitalità non standardizzata».

Napoli sconta «ritardi enormi – aggiunge – su analisi dei fabbisogni abitativi che non si effettuano da anni, né ha previsto un piano di incentivi a supporto di lavoratori e studenti, per un accordo territoriale che va rivisto, alla luce delle mutate esigenze. Bene le residenze universitarie ma occorrono azioni strutturali, chiediamo inoltre di attivarsi per la spendita delle risorse del Piano Renzi che aveva riservato poco meno di 20 milioni di euro per la sistemazione delle facciate dei palazzi privati, un ottimo seppur non sufficiente strumento per incentivare la ristrutturazione di centinaia di alloggi abbandonati e fatiscenti nel centro storico».

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«Non sappiamo il destino di queste risorse, già inutilizzate dalla precedente amministrazione. Per quanto riguarda le locazioni brevi non è necessario attendere subito una legge nazionale del settore, pure utile, ma che potrebbe determinare conflitti con le regioni, competenti in materia in via esclusiva», aggiunge.

Le locazioni brevi

«Ricordo al sindaco Manfredi che nel frattempo in Campania, su nostra proposta, il consiglio regionale ha approvato una norma, articolo 5 della legge 11 del 5 luglio scorso, che obbliga le locazioni brevi ad una comunicazione formale ai Comuni, con autocertificazione di rispetto requisiti igienico sanitari, per il rilascio del codice unisco strutture ricettive, questo è un deterrente molto forte verso l’abusivismo dilagante di questi ultimi periodi che con l’applicazione della direttiva europea Dac7 che ha imposto ai portali online di inviare dati fiscali all’Agenzia delle Entrate. Ma è evidente – conclude – che comporti un’attività di controllo e verifica che va fatta con una task force adeguata».

«La proposta dei 120 giorni massimo di attività pure avanzata dal sindaco insieme ai colleghi dell’Anci, e già adoperata in altre città europee, potrebbe essere troppo restrittiva, rispetto ai diversi flussi turistici, ecco perché occorre una verifica più puntuale che non può prescindere da strategie operative per il cosiddetto “mordi e fuggi”, che appare del tutto incontrollato, con i flussi escursionistici che attraversano la città, trasformandola in una disneyland a poco prezzo, a differenza del nostro sistema ricettivo che impone almeno un pernotto e garantisce economia diffusa. Ecco perché auspichiamo l’istituzione di un tavolo permanente per il turismo, che affronti le diverse tematiche anche intersettoriali, e sviluppi azioni conseguenti e strutturali»

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