Parte il Frecciarossa Roma-Pompei: ci sarà la premier Meloni e il ministro Sangiuliano

Fitto: «Sud unica zes», l’Europa accetta. Potrebbe essere il primo passo verso l’istituzione della «Macroregione Autonoma del Sud

«Meridione zona protetta». «Concentrare le politiche di rilancio del Mezzogiorno in un’unica «Zona Economica Speciale». E’ una proposta quella avanzata dal Ministro Fitto ed accettata dall’Europa per rilanciare il Sud, utile a far crescere investimenti e occupazione, con la quale non si può non essere d’accordo. Tanto più che è in perfetta sintonia con quella «Macroregione Autonoma dell’Italia del Sud» che vado proponendo da sempre – attraverso le pagine de «ilSud24.it», del «Roma» e del saggio «Capitale Sud», edito dalla napoletana Edizioni Iuppiter – in contrapposizione al cosiddetto «Regionalismo Differenziato» di leghismo vestito.

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Ma la strada per arrivare alla Macroregione sarebbe troppo lunga. Occorerebbe una legge costituzionale. Meglio cominciare ad accontentarsi della «Zona Economica Speciale» unica, comprendente tutte le regioni meridionali: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il resto magari si farà strada facendo.

E il ministro Sangiuliano ha chiesto al Louvre la restituzione di sette antiche opere d’arte, rubate ai legittimi proprietari prima della cessione al Museo francese. Probabile che il ritorno in Patria delle stesse possa realizzarsi entro l’autunno prossimo. Al termine, cioè, dell’istruttoria in corso per la determinazione del percorso seguito da queste opere che potrebbe concludersi con un accordo storico tra la Francia e l’Italia, per consentire il ritorno a casa in Italia delle opere stesse. Il Mezzogiorno, finalmente, non sta più a guardare, aspettando che le manna cada dal cielo e restando sempre a mani vuote.

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Intanto oggi, comincia la storia del Frecciarossa 1000 diretto Roma-Pompei, il nuovo servizio ferroviario nato dalla collaborazione tra il Ministero della Cultura e Ferrovie dello Stato italiane. Il viaggio, in programma ogni terza domenica del mese, prevede una fermata a Napoli Centrale. Confermata la partecipazione al viaggio inaugurale, che arriverà a Pompei alle 10,40, di Giorgia Meloni.

Il feeling degli italiani con l’Europa

«Scatti d’orgoglio» così «Il Tempo» titola un commento di Paragone a un sondaggio sul feeling degli italiani con l’Europa, secondo il quale «Un italiano su tre se ne andrebbe dall’Unione europea» e ne uscirebbe volentieri. Ma se da noi i delusi sono il 29%, oltre i nostri confini sono molti di più. Un inchiesta di Eurobarometro, infatti, ha rilevato che il 57% degli europei ha una concezione positiva della Ue e, se questo è vero, se ne ricava che ben, il 43% (quasi 1 su 2), a 23 anni dalla nascita dell’Ue ancora non è convinto della sua utilità.

Di più, lo stesso sondaggio ha rilevato che, in quanto ad attaccamento all’Ue, il 56% dei partecipanti ha risposto positivamente, ma l’87% si è detto decisamente più attaccato alla propria città e alla propria regione e addirittua il 91% al proprio Paese.

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Pur senza essere «no euro» – non si fa fatica a comprendere le ragioni di tanto scetticismo e voglia di evadere. Purtroppo – alla luce degli avvenimenti e delle difficoltà in cui ci ritroviamo a vivere, in conseguenza delle decisioni assunte da Parlamento europeo; Commissione Ue; ancora di più, dalla Banca Centrale Europea e Lagarde che, per combattere l’inflazione, hanno dimostrato di conoscere e seguire una sola strada, quella di affamare famiglie e cittadini – è complicato dar loro torto.

Tanto più che questa Europa – governata da personaggi non eletti, ma semplicemente nominati – dà continue e dolorosissime dimostrazioni di bullismo. Che lasciano il segno, sul corpo già piegato – dal Covid, dalla guerra in Ucraina, dall’inflazione e crisi energetica – degli europei e delle imprese, mettendo in difficoltà i governi nazionali. Contro i quali, innanzitutto, si sfogano i cittadini, attribuendo loro, turtte le responsabilità delle difficoltà quotidiane che gli tocca fronteggiare.

L’inflazione e l’Ue

Basta ad esempio, pensare un attimino a quanto sta costando agli europei – non solo agli italiani – l’incapacità della signora Bce di affrontare l’inflazione senza erodere il potere d’acquisto delle monete e dei risparmi degli italiani, per cui è diventato praticamente impossibile ai cittadini pagare le rate dei debiti bancari. Solo in Italia sono ben 15 miliardi le rate non pagate. A maggio i costi dei prestiti sono esplosi al 4,56% e le tasse variabili sono cresciute di 2.000 euro annui e fra qualche giorno un altro aumento dei tassi, con conseguente ulteriore nuovo taglio dele capacità di spesa e, quindi, un rischio in più di vedersela strappata dalla banca creditrice.

Senza parlare poi, delle follie ecologiste che costerebbero ai cittadini 150 miliardi solo per contenere le temperature a +1,5° nel 2050; che – grazie a 15 ppe che hanno votato a favore, spaccando viepiù la maggioranza «ursula» – è stata approvata, seppure allegerita con qualche emendamento migliorativo la «legge Natura» che complica la vita ad agricoltura e pesca; il costo della certificazione ecologica degli immobili sta già spingendo i proprietari a svenderli a prezzi d’affezione; la tempesta sui mercati energetici costata all’Italia in 3 anni 119miliardi, di cui 70 solo nel 2022.

E, infine, la petizione «Tax the rich» della «sinistra europea» per finanziare la transizione climatica. Chiaro, perché, dopo 23 anni, il 43% degli europei non ama l’Europa?

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