Primarie Pd, nervi tesi tra le correnti: la contesa ora è sui dirigenti

Schlein: «Chi stava con Renzi è per Bonaccini»

I gazebo sono pronti per essere allestiti. I militanti del Partito Democratico stanno anche preparando le bandiere per decorarli. Quella della pace, hanno proposto Arci e Acli. Sì, ma accanto a quella dell’Ucraina, ha precisato Letta. Il segretario uscente si prepara alle ultime uscite pubbliche alla guida del partito, ma intanto al Nazareno ha già fatto spazio per il vincente delle primarie di domenica.

Stefano Bonaccini e Elly Schlein, i due candidati alla Segreteria, sono alle ore decisive di una lunga campagna elettorale. È il momento degli appelli finali, dei distinguo da evidenziare per rimarcare le differenze tra le leadership. E i toni non possono che restare alti.

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A partire dalla contesa sui dirigenti Dem del passato e del presente. Bonaccini non ha mai rinunciato a sottolineare l’appoggio fornito a Elly Schlein dai «big» del partito: «Orlando, Franceschini, Zingaretti, Bettini e Boccia». E la candidata risponde: «nessuna delle persone citate mi ha chiesto nulla». Schlein rivendica una candidatura «libera», ricordando di non aver mai «offerto posti a nessuno». Ma puntualizza: «preferisco i dirigenti che oggi dicono che c’è bisogno di cambiamento, rispetto a dirigenti che erano compartecipi delle scelte sbagliate di una volta».

Poco dopo, incalzata durante un’intervista in radio, delinea i destinatari della stoccata di giornata. Bonaccini non è renziano, «è Bonacciniano», ma «l’unica corrente rimasta intera è a supporto suo, ed è quella di Guerini e Lotti, di chi allora stava con Renzi».

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Luca Lotti: «Devo uscire dal Pd o aspetto che mi cacci?

Il presidente dell’Emilia Romagna sorvola, però Luca Lotti non si risparmia. Lamenta di essere citato in modo «discriminatorio», ricorda di essere sempre rimasto nel Pd, e affonda: «se vinci tu che devo fare, uscire dal Pd? O aspettare che sia tu a cacciarmi? È questo il clima che imporrai nel Pd da segretaria?».

La dichiarazione di Lotti è un segnale di un clima teso in zona Base Riformista. E Schlein non evita di ribattere: c’è un ministro «che Bonaccini si dimentica di citare quando parla dei governi precedenti, Guerini, che sostiene lui». Il suo, dice, è un profilo «che ha sparigliato le correnti», ma assicura: «spero di vincere le primarie e tenere insieme questa comunità politica».

Nonostante i battibecchi, l’appello all’unità arriva anche da Bonaccini: «va bene dividersi sui singoli argomenti, ma non possiamo dividerci perché si appartiene a questa o quella corrente». Schlein però ha già detto di non essere interessata a «ticket a tavolino». «Corro perché le donne non siano condannate ad essere vice di qualcuno», ha ribadito.

La «leadership femminista» è il cavallo di battaglia della campagna di Schlein, richiamato anche a proposito delle liste appena presentate per l’Assemblea nazionale del partito: «in tutti i 90 collegi i capilista sono donne e giovani: abbiamo 67 capolista donne». In vista del rinnovo del «parlamentino» Dem, da ridefinire insieme alla Segreteria, Bonaccini ha puntato su sindaci, segretari di circolo e molti amministratori locali.

E ha ricordato: gli elettori scelgono «non sulla base del genere ma delle qualità che si assegnano a chi si candida». Ma saranno i simpatizzanti dem a esprimersi. I due contendenti sperano che siano almeno un milione. Una cosa è certa: ai gazebo troveranno altre bandiere, oltre a quella del partito.

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