Terremoto in Turchia e Siria, Erdogan fa arrestare 100 costruttori di edifici crollati

Le vittime sono quasi 40mila

Le vittime del terremoto che ha squassato Turchia e Siria sono quasi 40mila. I numeri e le stime aumentano drammaticamente di ora in ora. Allo stesso tempo a scandire il tempo dei soccorritori sono salvataggi che hanno dell’incredibile, ancora una settimana dopo la prima scossa. Come nel caso del neonato di 7 mesi sopravvissuto per 140 ore nella tomba in cui si è trasformata la sua casa ad Antakya. O il salvataggio della cinquantenne di Hatay ieri sera.

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In questo momento è corsa contro il tempo a Kahramanmaras, dove una squadra di soccorso proveniente dalla Spagna ha stabilito un contatto con tre persone: una madre, una bambina e un bambino. Il contatto è stato stabilito dopo 173 ore dal sisma.

Dal canto suo, il presidente turco ieri ha dato l’impressione di voler incolpare il fato, perché «queste catastrofi sono sempre accadute e fanno parte del piano del destino», ma dall’altro lato ha già individuato i responsabili di quelle migliaia di vittime ed edifici rasi al suolo. Le autorità turche hanno infatti arrestato più di 100 costruttori edili nelle 10 province colpite dal sisma con l’accusa di avere violato le normative edilizie del Paese.

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Il ministero della Giustizia di Ankara ha autorizzato i procuratori ad avviare cause contro tutti i «costruttori e i responsabili» dei crolli perché non hanno rispettato le norme introdotte dopo il sisma del 1999. Il vicepresidente Fuat Oktay ha affermato che finora sono stati identificati 131 sospetti ed emessi 113 ordini di detenzione.

Erdogan, che nel mezzo della tragedia si sta preparando alle elezioni nazionali che potrebbero essere le più difficili dei suoi due decenni al potere, ha promesso di iniziare la ricostruzione entro poche settimane. I leader dell’opposizione non ci stanno e gli lanciano contro un’accusa vecchia ma adesso più che mai attuale: non ha fatto rispettare i regolamenti edilizi. Proprio in un Paese che si trova su diverse linee di faglia sismiche.

La situazione in Siria

In Siria nel frattempo si combatte una guerra diversa, e la situazione è considerata più disperata: il sisma ha colpito il nord-ovest del Paese controllato dai ribelli, dove il 90% della popolazione, circa 4 milioni di persone, dipendeva già dagli aiuti. Ora proprio quegli aiuti scarseggiano, e il primo a caricare sulle proprie spalle il peso della responsabilità è stato oggi il massimo funzionario per le operazioni umanitarie dell’Onu nel Paese Martin Griffiths: «Finora abbiamo deluso le persone nel nord-ovest della Siria. Si sentono giustamente abbandonate. Alla ricerca di aiuti internazionali che non sono arrivati», ha dichiarato.

«Il mio dovere e il nostro obbligo è correggere questo errore il più velocemente possibile». Un portavoce delle Nazioni Unite ha fatto sapere che gli aiuti ai terremotati provenienti dalle regioni controllate dal governo siriano e diretti verso il territorio in mano all’opposizione sono stati bloccati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts). Una fonte dell’Hts a Idlib ha affermato che nessun carico proveniente dalle aree controllate dal governo sarà consentito.

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Le immagini che arrivano dalle città turche e siriane mostrano dolore e distruzione. E tuttavia offre sollievo la smentita della realtà alla tragica indicazione della scienza secondo cui il tasso di sopravvivenza delle persone intrappolate dopo un terremoto è del 22% dopo 72 ore e appena il 6% entro il quinto giorno: ieri, tra gli altri, sono tornati alla luce dopo oltre 140 ore una bambina di 10 anni nel sud della Turchia, un altro di 8 anni nella provincia di Adiyaman, un 35enne nella provincia di Hatay, nonostante gli fosse caduto addosso un edificio di sei piani. E altri, che riemergono dall’inferno chiedendo se è vero che sono ancora vivi.

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