Ma rischia di perdere quelli della programmazione ordinaria, perché in ritardo sulla spesa
Da paese principalmente «contributore» a percettore netto, grazie al contributo dei fondi del Piano di Ripresa e Resilienza quest’anno l’Italia riceverà dalla Unione Europea più di quanto ha versato. È il dato che emerge dalla relazione annuale della Corte dei Conti sui rapporti finanziari con l’Unione europea e l’utilizzazione dei Fondi europei.
A fronte di versamenti per 18,1 miliardi di euro con cui l’Italia ha partecipato, con risorse proprie, al bilancio dell’Unione, le risorse che ha ricevuto il nostro Paese sono pari a 26,72 miliardi. A fare la differenza è stata la tranche di 10 miliardi legati al Piano di ripresa e resilienza.
Sebbene l’apporto delle risorse aggiuntive incida notevolmente sulla dinamica degli investimenti e delle politiche supportate dai Fondi strutturali, l’analisi condotta dalla Corte dei Conti non manca di sottolineare elementi di preoccupazione nell’attuazione della programmazione 2014-2020.
Ancora molto basso è il livello di spesa registrato se si tiene conto che per i Programmi Nazionali si registra al 31/10/2022 appena il 55% dei pagamenti rispetto alle risorse assegnate, e che il 2023 sarà in pratica l’ultimo anno «vero» del periodo di programmazione 2014-2020.
Secondo la Corte a destare la maggiore preoccupazione sono proprio le risorse aggiuntive del PNRR, che, a parte rare eccezioni, hanno visto percentuali attuative finora irrisorie, in alcuni casi pari a zero anche sul piano degli impegni. Non è mancato il giusto richiamo della Corte affinché non vi sia la corsa semplicemente a «spendere» piuttosto a «spendere bene».
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