Plusvalenze Juve, la procura della Figc: «Riapriamo il processo»

di Redazione

Coinvolti anche Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara

Si riapre un nuovo fronte plusvalenze della giustizia sportiva, e al centro c’è la Juventus, ma non solo. Il club bianconero, già alle prese con l’inchiesta sui bilanci della Procura della Repubblica torinese e con l’indagine Uefa sul fair play finanziario e l’accordo raggiunto, rischia ora di dover affrontare ben tre processi sportivi in Figc: al fascicolo aperto dalla Procura di Giuseppe Chinè sulla vicenda contratti, subito dopo le dimissioni del Cda, si è aggiunta la richiesta di riaprire il processo plusvalenze concluso in appello con un nulla di fatto e l’apertura di un ulteriore fascicolo, su nuovi fatti rilevanti, ovvero plusvalenze con altri club rispetto a quelli del processo sportivo già chiuso, emersi dai nuovi atti acquisiti dai pm di Torino.

A ridosso di un Natale non certo festoso, la Procura Figc ha rimesso nel mirino dunque il club bianconero, insieme con altre società. L’indagine della squadra guidata da Chinè, che non aveva retto al doppio giudizio del Tribunale federale e della Corte d’appello – col proscioglimento di una sessantina di dirigenti e undici società, di cui cinque di serie A -, ha trovato nuova linfa negli atti giunti da Torino, chiesti e acquisiti subito dopo la richiesta di rinvio a giudizio di Andrea Agnelli, Pavel Nedved e altri dirigenti bianconeri.

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Quegli atti sono stati esaminati dalla procura Figc e hanno portato alla notifica alle parti interessate della richiesta di revocazione per la sentenza definitiva della giustizia sportiva, oltre che all’apertura di una nuova inchiesta. I club coinvolti, oltre alla Juve, sono Samporia, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara. Il ricorso riguarda anche 52 dirigenti delle medesime società e porterà alla richiesta di condanna alle sanzioni nel corso dell’udienza di discussione del ricorso di fronte alla Corte Federale di Appello.

«Ulteriori condotte disciplinarmente rilevanti»

Ma la Procura, a seguito dell’acquisizione degli atti da Torino, ha avviato, nell’ambito di un nuovo procedimento, un’attività di indagine di propria competenza nei confronti della Juve e di altre società «per ulteriori condotte disciplinarmente rilevanti». Nel procedimento conclusosi a maggio, la Procura aveva fatto richiesta di sanzionare le società coinvolte con maxi multe, senza penalizzazioni in classifica – pur previste dal cds -, e di infliggere lunghe inibizioni ai dirigenti.

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Per l’allora presidente bianconero, Andrea Agnelli, erano stato chiesti un anno di inibizione (e 800 mila euro di multa al club) e 16 mesi per l’ex ds, Fabio Paratici ma entrambi – oltre a tutti gli altri ‘imputati’ – avevano ottenuto il proscioglimento in primo grado e il respingimento del ricorso in appello. In seguito all’avviso di garanzia ad Agnelli e altri dirigenti bianconeri, Chinè aveva chiesto alla Procura di Torino l’acquisizione di nuovi atti dell’inchiesta per valutare se vi erano elementi per riaprire il processo.

Cosa che è avvenuta, a norma dell’articolo 63 del cgs, coinvolgendo società citate nell’inchiesta penale come interessate dal domino plusvalenze, tra le quali non c’è il Napoli. Nel frattempo, la procura guidata da Chine’, dopo le dimissioni del Cda bianconero, aveva aperto un altro fascicolo sul capitolo dei contratti bianconeri, sempre legato all’inchiesta della procura torinese.

La notizia della possibile revocazione è arrivata nel giorno in cui il nuovo dg, Maurizio Scanavino si è presentato a squadra e staff. «Ha detto poche parole ma significative. I programmi non cambiano e c’è la stessa ambizione di vincere», ha fatto sapere il tecnico bianconero, Massimiliano Allegri, dopo il successo in amichevole contro il Rijeka allo Stadium a porte chiuse. Il club prova quindi a ripartire e a voltare pagina dopo lo scossone di quasi un mese fa, con le dimissioni di tutto il consiglio d’amministrazione dello scorso 28 novembre, ma la strada ora si fa ancora più in salita, con la riapertura di un filone d’indagine della giustizia sportiva che si sperava chiuso.

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