Abusi su studentesse alla Federico II: “agguati” mentre erano al microscopio

Gli episodi contestati riguardano sei ragazze

Avevano paura di incontrarlo e, quando dovevano recarsi all’università, venivano assalite da panico e tachicardia le studentesse vittime degli abusi sessuali subìti da parte di un tecnico di laboratorio del Dipartimento di Biologia della Federico II di Napoli, arrestato ieri dai carabinieri del Nucleo Investigativo che gli hanno notificato una misura cautelare ai domiciliari emessa dal gip Rosaria Maria Aufieri.

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Gli episodi contestati – al termine di indagini coordinate dalla sezione «fasce deboli» della Procura di Napoli (guidata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone) – riguardano sei ragazze: il reato contestato è violenza sessuale continuata ed aggravata per essere stata commessa in un luogo di istruzione. Il destinatario dell’arresto è un 64enne. Nel 2020 si è anche candidato, senza essere eletto, alle regionali in Campania. Secondo le indagini organizzava dei veri e propri agguati, anche durante le esercitazioni in laboratorio, quando le sue vittime erano al microscopio.

Gli abusi sarebbero stati compiuti attirando e trattenendo con la forza le vittime, nell’atrio dell’Università, nei laboratori e anche in un seminterrato dell’Ateneo, peraltro sconosciuto ai più. Le scuse erano quasi sempre le stesse, dare informazioni sulle lezioni, mostrare le strutture o dare delle ripetizioni. Le ragazze, inizialmente sotto choc, hanno però trovato la forza di reagire e rendere partecipi dei fatti subìti i loro genitori, i fidanzati e anche altre docenti.

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Le denunce degli abusi

Una delle studentesse si è pure rivolta a un centro antiviolenza. Non solo. Alcune denunce, in forma riservata, sono state raccolte via mail attraverso uno «Sportello di Ascolto», gestito dal Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità della Federico II. Mail nelle quali veniva accusato di molestie sessuali ai danni delle studentesse di Biologia.

Analoghe segnalazioni sono anche circolate su alcuni canali sociali poi finite su un gruppo WhatsApp a disposizione di due professoresse ed un esposto per il rettore è stato scritto dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, cui si sono rivolte alcune delle ragazze. Gli accertamenti sono formalmente scattati dopo una denuncia presentata ai carabinieri nel novembre 2021, un esposto nel quale una delle vittime riferiva di essere stata molestata nei locali dell’Università.

L’uomo, convocato dai vertici dell’Ateneo a fine dicembre 2021, ha negato la veridicità delle accuse: nei suoi confronti è stata comunque decisa e disposta una sospensione cautelare, di trenta giorni, trascorsi i quali l’indagato è stato riammesso in servizio ma trasferito in un altro ufficio, non a contatto con gli studenti. Per il giudice la misura cautelare eseguita ieri, rafforzata dal divieto di comunicare, è necessaria in quanto l’indagato è risultato assolutamente «incapace di contenere i suoi impulsi sessuali».

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