Manichino raffigurante Giorgia Meloni appeso a Bologna: la Digos indaga

di Redazione

Un messaggio intimidatorio dei collettivi antagonisti

«La Meloni non è la benvenuta». E per dimostrarlo hanno appeso un fantoccio a testa in giù, con le sembianze della presidente del Consiglio in abiti militari, alla base delle Due Torri di Bologna. Un messaggio intimidatorio dei collettivi antagonisti, giovedì sera in corteo con circa 200 persone, che va a scaldare il clima anche in vista della presenza in città della premier per l’inaugurazione del Tecnopolo, prevista per il 24 novembre.

La Digos è al lavoro per ricostruire i fatti e identificare gli autori, mentre arriva solidarietà bipartisan alla presidente del Consiglio e condanna del gesto degli attivisti di Cua e Cybilla. Oltre ad aver appeso il manichino,
sono stati anche imbrattati edifici del centro storico, come il punto Conad nell’ex Monte di pietà in via Indipendenza preso di mira con getti di vernice.

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Non sarà immediato per gli investigatori individuare i responsabili, perché le azioni sono state fatte con il volto coperto, al buio e mentre venivano accesi fumogeni. Il fantoccio è stato subito rimosso.

La solidarietà degli esponenti politici

Parole di vicinanza a Meloni sono state pronunciate da vari esponenti di centrodestra e del Governo, da Casellati a Crosetto, da Zangrillo a Musumeci. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ieri a Bologna per partecipare alla fiera Eima, ha auspicato «che gli autori di questo vergognoso atto intimidatorio siano individuati e soprattutto ci aspettiamo una netta e inequivocabile condanna da parte di tutte le forze politiche, sinistra in primis».

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«Quanto accaduto ieri a Bologna è di una gravità inaudita, pensare che qualcuno si senta legittimato, in nome della contrapposizione politica, a realizzare un manichino con le sembianze del Presidente del Consiglio Meloni e appenderlo a testa in giù lascia costernati» ha affermato Isabella Rauti, senatrice di Fratelli d’Italia e Sottosegretario alla Difesa.

«Esprimo – aggiunge – la mia più sincera solidarietà al Presiedente Giorgia Meloni e mi conforta sapere che la condanna del vile gesto è stata unanime nel mondo politico; e questo ci dice che l’Italia, come nazione, ha gli anticorpi per difendersi da tali atteggiamenti violenti ed estremistici. Tuttavia dobbiamo impegnarci tutti ad abbassare i toni, perchè tali gesti sconsiderati non nascono dal nulla non arrivano per caso ma sono il frutto malato di una narrazione negativa costante, martellante ed invasiva su un fantomatico pericolo che rappresenterebbe il governo Meloni per la democrazia in Italia. Un governo che, giova ricordare, è stato il primo scelto dalla maggioranza degli italiani da 11 anni a questa parte».

Anche il sindaco Matteo Lepore e il presidente della Regione Stefano Bonaccini, entrambi di centrosinistra, sono intervenuti con chiarezza: «La nostra città ieri sera è stata vittima di un gesto di violenza inaccettabile. Come sindaco e cittadino di Bologna, non solo condanno con fermezza, ma chiedo che i responsabili vengano identificati e che provvedimenti seri siano assunti dalle autorità competenti», ha detto Lepore chiedendo tolleranza zero. «Nessuna critica o posizione politica può passare per la violenza, l’intimidazione e l’attacco alla persona», ha aggiunto Bonaccini. Silenzio invece dai Enrico Letta e i vertici nazionali del Partito Democratico.

La condanna dell’Università di Bologna

A fianco della Questura, per valutare eventualmente provvedimenti di propria competenza nei confronti degli studenti coinvolti, anche l’Università: «L’Ateneo condanna con fermezza ogni violenza e ogni incitazione alla violenza», ha detto il rettore Giovanni Molari. Il collettivo Cybilla, nel pomeriggio, rilancia: «Ci vediamo in piazza il 24 novembre in occasione dell’inaugurazione del supercomputer Leonardo al tecnopolo di Bologna. Quel giorno ci saremo anche noi a dare il «benvenuto» a Giorgia Meloni e al nuovo Governo!».

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