La Russa e Fontana, la democrazia e le contrapposizioni incivili fuori dal tempo

La sinistra immagina di poter far rivivere il clima anni ’70 all’insegna della contrapposizione ideologica

Negli ultimi giorni si sono verificati eventi storici importanti per la storia d’Italia. Le istituzioni di Camera e Senato hanno democraticamente eletto due rappresentanti e presidenti (Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa) che non appartengono alla cultura mainstream. I valori tradizionali così si riappropriano degli spazi naturali per affermare il senso della famiglia, il bisogno di una pacificazione storica per superare il clima da guerra civile durato fin troppo, per dare un senso alla comunità nazionale, sí da poter costruire un’Europa dei popoli.

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Eppure residuati storici della sinistra radicale, nutritisi all’ideologia comunista immaginano ancora di poter far rivivere il clima degli anni settanta all’insegna di una contrapposizione ideologica che non ha più ragione d’essere. La nostalgia reazionaria di taluni frammenti di sinistra rende il clima avvelenato e la dialettica democratica rischia di entrare in un pericoloso momento di violenza.

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Nelle minacce rivolte al presidente Ignazio La Russa vi è una perdita di senso, una condizione di malinconica depressione che consente di registrare un ritardo storico che crea resistenza alla maturazione di una comunità nazionale per continuare a offendere una parte degli italiani, che hanno espresso liberamente la propria scelta elettorale. In tale contesto qualche personalità continua a richiamare la carta costituzionale come se fosse un feticcio utile a divenire strumento contundente o possesso esclusivo di una parte politica.

Una visione vetusta

Anche questo assume una dimensione critica che non aiuta a superare le contrapposizioni ideologiche. Così laddove si potrebbe scrivere una pagina importante per la storia d’Italia in cui scrivere la parola pace, si rimane rinchiusi in una visione vetusta che necessiterebbe di un aggiornamento in termini di condivisione e solidale riconoscimento reciproco.

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Seppur sinistra questa parte politica e culturale deve convincersi che è decisivo compiere un passo improcrastinabile e realizzare un intento paradigmatico in cui l’unità nazionale deve assurgere a valore consapevole e condiviso e non tradursi in un momento di contrasto sterile o ancor peggio rischioso.

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