Appalti ‘blindati’ con tangenti, arrestato un ex primario. Sequestrati 600mila euro

Le ditte per ‘ringraziare’ il medico gli assicuravano soldi con cadenza mensile

I patti erano chiari: la ditta si aggiudicava gli appalti per le forniture delle protesi e al primario, che faceva in modo che ciò accadesse, arrivavano soldi e regali. Tangenti e documenti fiscali falsi a Benevento dove un ex primario del reparto di ortopedia, Antonio Piscopo, 68 anni, è finito agli arresti domiciliari per corruzione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Disposto anche un sequestro di beni per un valore di quasi 600mila euro. I provvedimenti cautelari sono stati adottati dopo un’articolata attività d’indagine, coordinata dalla Procura Sannita e condotta dalla Guardia di Finanza, che ha portato alla luce un sistema quanto mai preciso di corruzione andato avanti per diversi anni, dal 2014 al 2019.

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Per gli interventi programmati in questo periodo, il medico napoletano coinvolto, all’epoca dei fatti primario del reparto di Ortopedia dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento, utilizzava esclusivamente protesi ortopediche realizzate, commercializzate o distribuite da due ditte fornitrici di materiali chirurgici. Le ditte per ‘ringraziare’ il medico gli assicuravano soldi con cadenza mensile: 315.000 euro ‘giustificati’ con lettere di incarico per consulenze e formazione fittizie in realtà mai prestate dal medico.

La contabilità personale parallela

Ed ancora, tangenti mensili per 185.779 euro pari all’8% del valore delle protesi vendute; lavori di ristrutturazione di un immobile di Maiori, in costiera amalfitana, per 72.712 euro, l’uso di uno scooter e di un’autovettura. Di particolare rilievo per le indagini è stato anche il rinvenimento di una vera e propria contabilità personale parallela tenuta dal primario dove erano registrati i proventi dell’attività lecita svolta presso l’ospedale, nonchè di quella derivante dallo svolgimento di visite private, ma anche di quella illecita percepita in nero, frutto delle tangenti.

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Il medico aveva un accurato conteggio sia delle somme in entrata che in uscita, operazioni che hanno trovato piena corrispondenza nei manoscritti di uno dei corruttori. Per giustificare e contabilizzare l’imponente flusso di denaro che confluiva annualmente dai conti della società verso quelli del sanitario, era stato escogitato il ricorso ad apparenti incarichi professionali, conferiti al medico per consulenze e corsi di formazione, documentati con fatture per operazioni inesistenti. Significativi anche i messaggi scambiati tra il medico e uno degli indagati per commentare l’andamento dei propri affari illeciti.

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