Sottratti al Sud 150 milioni. Dovevano servire a bonificare le aree inquinate dall’Ilva di Taranto

E stanno facendo la stessa cosa con le risorse del Pnrr. Mezzogiorno «cornuto e mazziato». Grazie Lega

Ci hanno provato a febbraio con il “Milleproproghe”, ma ci sono riusciti a marzo col “decreto Energia”. Hanno sottratto 150 milioni – dai 575 ottenuti dalla transizione coi Riva per le bonifiche dell’aree inquinate dall’Ilva di Taranto – destinandoli a progetti di decarbonizzazione del ciclo produttivo.

Ancora una volta, quindi, meridionali «Cornuti e mazziati». Una ‘medaglia’ che potrebbe esserci riconfermata con la conseguente attribuzione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al Sud: 86 miliardi (40.8 per cento) sui 209 miliardi assegnati all’Italia. Forse! Più che un rischio, quasi una certezza.

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E questo per una serie di considerazioni di cui molti fingono di non rendersi conto e altri – soprattutto politici e rappresentanti delle classi dirigenti meridionali, allineati ai primi nella speranza di ricavarne qualche favore – preferiscono non vedere. Tanto è vero che qualche giornale (per altro, meridionale) scrive che per i «Fondi comunitari, il Sud sconta l’incapacità di spese delle regioni» e si consiglia i «poteri sostitutivi». Come a dire facciamoci da parte, ai nostri fondi ci pensano loro. È meglio!

Ed è solo l’inizio. Dopo aver tanto enfatizzato il fatto che l’Ue avesse attribuito all’Italia, la quota più alta di risorse per aiutare il Mezzogiorno a recuperare i ritardi con il nord è stato consentito, senza praticamente fiatare, che con il d.l. sull’attuazione del Pnrr il 60% dei fondi finissero al nord e al Sud solo un «almeno il 40» (sic).

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Sette ministeri sotto soglia

Stando, però, alla «Prima relazione istruttoria sul rispetto di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40% delle risorse allocabili territorialmente» del 9 marzo scorso, neanche questo è vero. Fino a questo momento ben 7 ministeri si sono tenuti molto al di sotto di quella soglia. E quello dello Sviluppo economico che ha già distribuito l’80,9% delle sue risorse, gli ha destinato solo il 24,8 mentre il Turismo, che i fondi li ha esauriti, gliene ha girato appena il 28,6.

Decisamente meno anche del 34% di popolazione meridionale, che per norma dovrebbe rappresentare la quota minima di investimenti pubblici nell’area. Poco importa che vi non manchino eccellenze produttive, giacimenti culturali, scavi archeologici, spiagge, ambienti spettacolari e maestosi da poter sfruttare per la sua crescita. Ciò che ha pesato è che a guidarli entrambi siano due leghisti: Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, per i quali il Sud conta quanto – se non meno – il due di coppe a briscola.

Altri 5 singolarmente hanno assegnato complessivimente così poco che la somma attribuita al Mezzzogiorno, per quanto inferiore al 40%, è quasi un lusso. A scorrere la tabella, il dato più ‘lussureggiante’ per l’area, è quello del Ministero del Sud, guidato da Mara Carfagna che gli ha attribuito ben il 79,4% dei fondi attivati che sono, però, appena il 36,9 della propria disponibilità.

Ecco gli altri «tirchi»:

Cultura: totale 57,5% al Sud 38,4; Trans. Ecologica: 57,2% e 37; Miur: 50,4% e 39,6; Lavoro e P.s.: 39,3% e 37. Così la tabella. Forse, però, si tratta di numeri a caso. Poco più, che “campioni senza valori, insomma.

E non perché lo dica il sottoscritto, bensì perché lo scrivono in tre passaggi della relazione gli estensori della stessa, che, dopo aver sottolineato come: «…le risorse destinate al Mezzogiorno ammontano a 86 miliardi, pari al 40,8% delle risorse».

Aggiungono:
1) «Tale valutazione deve essere conasiderata con cautela, perché riferita per circa un terzo a interventi la cui quota Mezzogiorno discende da stime fornite dalle amministrazioni, in quanto le relative procedure non cono ancora attivate o sono attive senza previsione di destinazione territoriale»;

2) «Ulteriore cautela deve essere posta per le quantificazioni relative a interventi già oggetto di riparto/clausola territoriale attuati attraverso procedure competitive, che ex post potrebbero non determinare la piena allocazione delle risorse riservate al Mezzogiorno»; infine «Nel tempo la valutazione di indirizzo territoriale delle risorse potrà modificarsi alla prova dell’attuazione più avanzata, sia al rialzo che al ribasso».

Come a dire, quindi: «vero, quasi vero, falso». Per il Sud, tutto cambia, ma niente muta.

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