È l’ora di un “Piano Nazionale del Trasporto Pubblico Locale”. Servono cambiamenti coraggiosi

di Marco Carmine Foti

La mobilità delle persone è centrale nell’economia del nostro Paese

Il comparto della mobilità (automotive compreso e servizi di mobilità) vale oltre il 10% del Pil italiano (fonte Mobility Think Tank). Soltanto il settore del TPL impiega oltre 124 mila addetti per 930 aziende pubbliche e produce un fatturato complessivo di circa 12 miliardi di Euro (fonte ASSTRA). Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica sono circa 30 milioni le persone che ogni giorno si muovono per lavoro o studio, i cui spostamenti avvengono per il 17,4% a piedi e per il restante 81,6% con l’utilizzo di mezzi. Per quest’ultima modalità domina l’automobile utilizzata per il 63,5% ed il resto della domanda disaggregata tra trasporto pubblico (gomma, ferro e metro), moto e bici. Per cui 19 milioni di cittadini si spostano sistematicamente con il mezzo privato.

Il TPL, nel panorama nazionale, risulta essere la chiave di volta del “sistema trasporti” in quanto rappresenta l’elemento portante della mobilità nelle aree urbane residenziali (dove vive più del 70% della popolazione).

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La pandemia da Coronavirus ha modificato sensibilmente le abitudini di spostamento degli italiani a causa dei lockdown adottati dai diversi Governi e per la “paura” di spostarsi in modalità condivisa.

Per sostenere la “mobilità alternativa”, ovvero per offrire alle persone l’opportunità di non utilizzare l’auto ed il bus a fronte di nuovi sistemi di mobilità (biciclette e monopattini elettrici, segway, monowheel e hoverboard), il Governo ha stanziato consistenti fondi (poco meno di 400 milioni di Euro) per incentivare e agevolare l’acquisto di mezzi legati alla cd. “micromobilità”. I risultati e le gravi difficoltà di gestione di questi mezzi (compreso il tema della sicurezza stradale) sono noti a tutti i più arguti osservatori.

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Ma non finisce qui

Nella pletora dei Decreti trovano posto i fondi per il trasporto pubblico, misure resasi necessarie per evitare il default delle aziende a fronte delle numerose perdite dovute dai mancati introiti. I fondi stanziati servono a compensare la riduzione dei ricavi tariffari relativi alla domanda soddisfatta rilevata nel 2020 e 2021, Decreti che hanno messo a disposizione circa 2 miliardi di Euro per circa mille aziende pubbliche. Fondi, ovviamente, che non risultano strutturali ma nella fattispecie emergenziali.

In tutti questi mesi (siamo ormai a conclusione dello Stato di emergenza, dopo due anni di “commissariamento”), abbiamo assistito ad uno scempio organizzativo del MIMS il quale avrebbe dovuto prendere in mano l’organizzazione e trattare l’emergenza pandemica (quindi di interesse, nel nostro caso, nazionale) con appositi dispositivi finalizzati al raggiungimento di obiettivi prioritari della fase caratterizzante la pandemia: diritto alla mobilità in condizioni di sicurezza e disponibilità di alternative valide per la mobilità degli italiani.

Ma ciò non è avvenuto a causa dell’inefficienza strutturale del sistema dei trasporti pubblici.

Tutti si aspettavano che fosse pronto e realizzato la “Riforma del sistema del TPL” invece, come ho avuto modo di segnalare in questi mesi, nulla è stato fatto. Il sistema del Trasporto Pubblico Locale è ancora ancorato su vecchi e superati modelli di gestione e governance. Occorre un forte cambiamento e l’emergenza Covid ha fornito le indicazioni su questo epocale cambiamento e che ha visto l’Europa accelerare e lasciare l’Italia al palo.

Un cambiamento coraggioso anche nell’avviare un percorso serio di riorganizzazione generale del trasporto pubblico in Italia, lasciato per troppo tempo a se stesso ed in balia degli eventi che caratterizzano il territorio nazionale. Sono finiti i tempi in cui «si deve mettere una pezza» per riparare al danno subito.

Tutto ciò si traduce nella necessità di un “Piano Nazionale del Trasporto Pubblico Locale”, uno strumento di indirizzo seguito dal Ministero e trasmesso alle Regioni per le dovute contestualizzazioni. Il trasporto delle persone è centrale nell’economia del nostro Paese, il TPL deve essere centrale nell’agenda di Governo.

È giunto il momento di intervenire in modo strutturale e coordinato fornendo linee guida alle Regioni ferme e certe, per una rinascita del comparto, supportate da misure economiche adeguate alla situazione, strutturali, a partire dal ridisegno dell’ex Fondo Nazionale Trasporti.

In tutto questo, inserisco la più grande scommessa italiana: garantire un sistema di mobilità smart e sostenibile a tutti i cittadini. Connettere i territori nei luoghi più disagiati sviluppando infrastrutture “intelligenti” attraverso un alto livello di tecnologia high-tech e IoT, incentivando l’utilizzo di applicazioni per integrare le diverse forme di trasporto e garantire la mobilità alle persone a mobilità ridotta, per troppo tempo dimenticate nel proprio diritto alla mobilità. Ma questo aspetto sarà sviluppato in un successivo approfondimento

Ad maiora

Setaro

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