Torre Annunziata Ascione non lascia ma perde pezzi. Si dimettono tre consiglieri e l’assessore Refuto

La decisione comunicata in conferenza stampa

Chi si aspettava le dimissioni del sindaco Vincenzo Ascione sarà rimasto deluso. Il primo cittadino di Torre Annunziata ha infatti comunicato, durante una conferenza stampa, la sua intenzione di non lasciare lo scranno di Palazzo Criscuolo. Nonostante il clamore che ha suscitato l’indagine che ha visto coinvolte 12 persone.

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Nonostante alcuni indagati, alcuni consiglieri comunali e anche un assessore abbiano già deciso di rassegnare le dimissioni. Come i consiglieri comunali Francesco Nella e Michele Avitabile (non indagati) e Maria Oriunto (non ancora ufficializzate per un errore nell’invio). O come l’assessore al porto Luisa Refuso che nella giornata di ieri ha protocollato le sue dimissioni. Si vive un clima pesante a Torre Annunziata, non da giorni, ma da mesi con il sindaco che ha subìto scandali e attacchi finanche dal suo partito.

L’indagine della magistratura

Nella conferenza stampa di oggi Ascione ha esordito spiegando che l’operazione della settimana scorsa è l’inizio di un’attività «d’indagine in cerca di eventuali riscontri rispetto a quella che è un’ipotesi di partenza che ha dato impulso alle attività degli inquirenti. Questi hanno il potere e il dovere di attivare strumenti a loro concessi, che in termini giuridici sono definiti mezzi tecnici della ricerca della prova».

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«Il che significa che si sta ricercando la prova di cui ancora non si dispone rispetto all’ipotesi di partenza che ha dato il via alle indagini. Se un magistrato ha un dubbio, una percezione o un’intuizione da parte mia ha solo il dovere di attivarsi per verificare se ci sono prove che sorreggono l’intuizione stessa. Se colui che indaga non dovesse trovare le prove che sta cercando l’intuizione diverrà un abbaglio».

Il primo cittadino però punta i fari sul modus operandi che evidentemente non gli è piaciuto. «Il problema in questo caso non è che dei pm abbiano deciso di attivare questi mezzi alla ricerca di una prova partendo da un intuizione ad oggi priva di riscontro ma la circostanza che lo abbiano fatto travolgendo con la massima imperiosità possibile larga parte della compagine politica della nostra città e che tale operazione – ottenendo il massimo clamore possibile – abbia diffuso l’errata convinzione che non solo questa compagine politica sia espressione del peggiore malaffare ma che addirittura parte di questi compongano un’associazione a delinquere di stampo mafioso».

Tutto ciò «oltre a essere aberrante, sarebbe in grado di falcidiare una qualsiasi compagine politica per il sol fatto che ogni destinatario di una simile ipotesi d’accusa non vorrebbe restare un minuto di più nel posto in cui si trova e maledirebbe il giorno in cui è sceso in campo per dare il proprio contributo per la città. Molti abbandonerebbero, ma io no».

Il ruolo di Salvatore Onda

Poi è entrato nel merito delle posizioni dei singoli indagati. «Non emerge in nessuna parte del decreto quale sia il ruolo di Salvatore Onda in eventuali organizzazioni criminali ma prima ancora non emerge se sia parte, vicino o partecipe a organizzazioni criminali. Non emerge la consapevolezza che ogni soggetto coinvolto nell’indagine che ha avuto contatti telefonici o personali con Onda fosse consapevole di questa ‘qualità’ che gli verrebbe attribuita».

«Per quanto io sappia, Onda è completamente estraneo ad ambienti criminali. Credo che abbia improntato la propria esistenza al distacco da qualsivoglia legame da parte della sua famiglia. Una parentela scomoda come quella di Onda non può essere motivo di discriminazione o emarginazione dalla vita sociale e politica».

«Al contrario – ha proseguito – per una comunità che negli anni passati è stata pressata dall’ingombrante presenza criminale, Onda potrebbe rappresentare piuttosto un esempio di riscatto e resilienza. Io non valuto una persona sulla base delle proprie parentele, siano esse le più illustri o le più scomode».

«Valuto semplicemente le persone nel suo modo di comportarsi nella vita e con le persone, stupisce come sia proprio lo Stato, che stabilisce principi di recupero e di reinserimento sociale ma che soprattutto promuove forme di emancipazione per le persone che hanno la sfortuna di provenire da contesti più difficili, sia il primo a pretendere di dover marchiare a fuoco una persona in funzione di una parentela scomoda esigendo implicitamente la sua emarginazione dalla vita sociale o dall’impegno teso al riscatto del proprio territorio dal momento, che qualsiasi cosa che abbia detto o fatto viene letta in funzione della sua parentela scomoda».

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Onda rappresentante di un movimento politico cittadino

«Onda – aggiunge – rappresenta da tempo un movimento politico cittadino che ha in consiglio comunale la presenza di due consiglieri. Tale movimento politico nasceva in appoggio dell’allora candidato sindaco Alfieri e durante il corso della consiliatura è passato a sostegno della maggioranza indicando per un periodo l’assessore Gioacchino Langella che aveva già svolto tale compito in precedenti esperienze amministrative. Vorrei capire perché una persona può essere rappresentante di un movimento politico, può essere dipendente di una società in house del comune ma non può essere invece interlocutore di nessuno dei componenti del consiglio comunale o della giunta».

«Spiegatemi perché non dovrei rispondere a una telefonata proveniente da lui. Spiegatemi perché Onda dovrebbe ipotizzare che un colloquio tenuto con un rappresentante politico del Comune di Torre Annunziata debba mettere in una situazione d’imbarazzo il proprio interlocutore. Infatti gli stessi inquirenti l’unica colpa che sono stati in grado di individuare in Onda è la sua parentela scomoda. Onda può interloquire con il presidente della Regione ma se attua una conversazione con il sindaco di Torre Annunziata vuol dire che il sindaco è un affiliato a un clan camorristico».

Il rigore morale di Raiola e Ammendola

Tutti coloro che «sono ricompresi nel decreto sono notoriamente di specchiata onorabilità. Sentir dire che il dottor Raiola è compartecipe di un’associazione a delinquere di stampo mafioso ha un che di fantascientifico. Posso testimoniare che per realizzare varie attività e/o opere in vari punti della città, in assenza di fondi disponibili, il dottore li ha finanziati spesso di tasca propria. Comprenderete quindi quanto sia inverosimile e inaccettabile sostenere anche solo per scherzo che una persona di tale levature morale possa essere autore di tali condotte».

Luigi Ammendola «ad esempio che ha rivestito il ruolo di vicesindaco con dedizione, impegno ed estremo rigore morale è stato interessato da un gravissimo provvedimento come la custodia cautelare in carcere ed è stato rimesso in libertà dal Tribunale del Riesame per l’assoluta mancanza di elementi probatori a suo carico. Pronuncia confermata dalla suprema Corte di Cassazione».

Manzo, Refuto e Nunzio Ariano

«Le stesse considerazioni di stima e rispetto del dottor Raiola al dottor Ammendola e varrebbero anche per gli altri coinvolti insieme con me in quest’amministrazione. Ricordo Rocco Manzo che ha svolto il suo ruolo con estremo rigore e diligenza. La stessa Luisa Refuto, un avvocato, che in un momento di grave crisi politica non ha esitato a scendere in campo e dare un contributo amministrativo e politico alla nostra città dopo essere stata assessore e vicesindaco di Torre del Greco».

«L’unica spina nel fianco, l’unico evento che ha veramente scosso, sorpreso e turbato tutti e l’intera comunità per l’estrema gravità delle condotte riguarda la posizione dell’ingegner Nunzio Ariano, già dirigente dell’Ufficio tecnico della precedente amministrazione, sul quale non mi dilungo soltanto perché già sta affrontando il suo percorso giudiziario e scontando la pena».

La magistratura e la politica

Rispetto all’ipotesi «scioglimento possibile qualora questo procedimento avesse un’incidenza rispetto allo scioglimento significherebbe mettere in cattiva luce la magistratura in quanto verrebbe offerto un messaggio sbagliato. Vale a dire che la magistratura mediante un provvedimento che ha all’oggetto fatti privi di fondamento e clamorosamente privi di riscontro probatorio sarebbe in grado di incidere sulle sorti politiche di una città, di conseguenza si offrirebbe alla collettività l’impressione del tutto sbagliata che la magistratura possa decidere chi fare politica e chi no a prescindere dal consenso politico manifestato dai cittadini.

«E dal momento che una simile ipotesi è quanto più contrario agli alti valori morali e costituzionali ciò non dovrebbe e non può mai verificarsi proprio a tutela dell’immagine della funzione della magistratura nei confronti della quale manifesto la mia piena fiducia ma allo stesso tempo nessuno può avere una visione critica e lucida di quanto stia accadendo. Sento il dovere di precisare che una manifestazione di tale gravità ovvero di un’iniziativa della magistratura capace di travolgere ed esporre la classe politica alla pubblica gogna per contestazioni ipotetiche, senza prove né riscontri nessuno può dirsi immune».

«Vista l’esperienza che stiamo vivendo posso dire che chiunque scenda in campo può, per le ragioni più imprevedibili, essere messo di punto in bianco nell’occhio del ciclone. Io non ci sto, non intendo subire un’onta del genere e come segnale che intendo dare alla comunità, alla politica e a chi ci ha sostenuto affermo che non intendo almeno per il momento rassegnare le dimissioni» ha concluso.

Setaro

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