Difficile pensare che queste governo con le sue spaccature e fibrillazioni, riesca a ottenere i 51 obiettivi da centrare subito
Difficile definire vacanze, quelle appena concluse. La fuga degli Usa da Kabul che proprio a ferragosto ha permesso il ritorno in Afghanistan dei talebani e gli attentati, all’aeroporto della capitale con un centinaio di vittime, rivendicati dall’Isis. Poi, dopo la ritirata degli americani non è stata istituita – contrariamente alle richieste di Francia, Inghilterra e Germania – alcuna «zona di sicurezza» per consentire agli afghani di abbandonare Kabul. L’Onu, forse per non disturbare eccessivamente il nuovo regime, gli ha chiesto soltanto di lasciarli passare.
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E il fatto che l’Italia, anche stavolta, abbia taciuto e che, nessun «vaffa….» sia arrivato al presidente della Bundesbank Weidmann e ai falchi tedeschi che, celandosi dietro il rischio del ritorno dell’inflazione in zona Ue al 3% , hanno chiesto alla Bce di tagliare le manovre espansive e, quindi, gli aiuti all’Italia, non fanno certo pensare a giorni di festa.
E neanche «l’assalto ai treni» minacciato dai «no vax», può essere considerato tale, anche se svanito nel momento stesso in cui la ministra Lamorgese ha annunciato il ricorso all’esercito per evitare il peggio. Fa pensare che. forse, questi «no vax» non siano così «criminali» come qualcuno li definisce. Ma semplicemente persone che hanno paura del vaccino perché a furia di contraddizioni e menzogne, politici, virologi e media non sono riusciti a convincerli dell’opportunità di vaccinarsi.
L’unica coesione la dimostra nei confronti della Lega e Salvini
E il «no» del Leghista Borghi in commissione parlamentare affari sociali al «green pass» – comunque, poi, ribadito da Draghi, con l’aggiunta del «si» all’obbligo vaccinale (al quale il Pd aveva detto «no» all’assemblea europea e che l’Ema, però, rinvia al 2023) per tutti, della terza dose e lo schiaffo a Letta con la conferma che la maggioranza è questa – suffraga le perplessità sulla compattezza del governo, che, l’unica coesione la dimostra nei confronti della Lega e Salvini costringendolo, se vuole restare al governo, a mandare continuamente giù rospi, facendo felice Letta.
Che prima ha chiesto e ottenuto la testa del sottosegretario leghista al Mef Durigon; poi ha ottenuto la presa di distanza del partito da Borghi (per il «no» al green pass in commissione) e di Bagnai e Siri perché troppo vicini ai «no vax». Tutto questo mentre l’immigrazione continua ad esplodere, e a dispetto delle richieste del capitano, la Lamorgese resta al suo posto, mentre lui continua a non portare a casa alcunché e i sondaggi continuano a dirgli male. Gli conviene davvero restare al governo?
Soprattutto, alla luce della pandemia da Covid-19 che, per altro, ci trasciniamo ancora dietro da 2 anni con tutti i problemi, le contraddizioni e le polemiche su vaccinazione, documento verde, con la riapertura delle scuole che incombe e per la quale, al di là delle promesse, niente è stato fatto e delle manifestazioni dei «no vax» con oncologi, politici e giornalisti presi di mira perché considerati troppo «pro vax».
L’ escalation di odio che sta investendo il Paese
Detto fra noi e con estrema franchezza, quello che più preoccupa dell’autunno in arrivo, è proprio questa escalation di odio che sta investendo il Paese che preda dei fomentatori di livore – da un lato lo rinfocolano e dall’altro ne scaricano la responsabilità sugli avversari – non sa più dialogare. Ciò, per il settarismo di intellettuali e media che sul covid-19, prima hanno detto tutto e il contrario di tutto, poi si sono dati al «terrorismo psicologico». Ingenerando nei cittadini – che hanno anche cominciato a guardarsi in cagnesco, dividendosi fra «pandemizzanti» e «negazionisti» – ansia, paura e preoccupazione.
Infine – anche in prospettiva elettorale – hanno scelto, la rituale strada della delegittimazione di chi la pensa diversamente, indicando in «fascisti ed influencer i cattivi maestri dei nemici del vaccino». Non capiscono che gli italiani non sono stupidi, per cui, prima si decideranno a smetterla di mentire, meglio sarà per tutti? E soprattutto, forse, riusciranno nella complicatissima impresa di centrare entro dicenbre i 51 obiettivi del Pnrr da realizzare subito, come previsto dalgli accordi con Bruxelles, fra cui: infrastrutture, green, Pa, Turismo, mobilità sostenibile, transizione ecologica e giustizia.
Ma chiudiamo con un sorriso: Letta va a caccia del seggio parlamentare in quel di Siena, rinunciando al simbolo del Pd. Domanda: si vergogna del partito che dirige, punta a iscriversi al gruppo misto o vuole provare a far rinascere la Dc? Se eletto, ovviamente!