«Io sono Giorgia… visto dal Sud» per un meridionalismo senza piagnistei. «Nessuna questione meridionale, solo nazionale»

Webinar di IlSud24.it e Dip.Politiche per il Mezzogiorno di FdI per analizzare prospettive, ipotesi di sviluppo e di rilancio del Sud

«Un meridionalismo senza piagnisteo», addirittura «orgoglioso di essere terrone in quanto tale» e che parte dalla considerazione che «non esiste una questione meridionale ma piuttosto una nazionale e che come tale va affrontata». E chi può farlo se non «Fratelli d’Italia che ha una visione chiara su come colmare attraverso misure specifiche la distanza che separa il Sud e il Nord dell’Italia», «capovolgendo l’ottica e smettendo di dispensare elemosine e assistenzialismo».

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Salvatore Caiata, Wanda Ferro, Antonio Iannone e Carolina Varchi via streaming nel corso dell’incontro organizzato da IlSud24.it e dal Dipartimento politiche del Mezzogiorno di FdI appaiono uniti e compatti, anche se provenienti da territori diversi del Meridione, nell’analisi e nella disamina di quelli che sono i problemi e le prospettive di rilancio del Sud dell’Italia.

Concordi su una stessa visione del Mezzogiorno, che poi è la stessa di quella di Giorgia Meloni che con saggezza e attenzione dipana lungo quel libro, ormai di successo nazionale, nel quale intreccia la sua storia politica con quella di una comunità, di una generazione e, domani chissà, di una classe dirigente del Paese.

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L’incontro introdotto dal direttore de IlSud24.it, Mimmo Della Corte, e moderato da Marta Schifone, responsabile del Dipartimento professioni di FdI, parte proprio dal libro «Io sono Giorgia» che diventa lo spunto e l’occasione per parlare di Sud. Ma non una semplice presentazione del libro, piuttosto l’occasione per guardarlo da una diversa prospettiva, che pochi finora hanno individuato. Quel lato Sud che c’è nel libro, ed anche tanto, e che consegna a FdI quel respiro di forza nazionale che legittimamente aspira al governo della Nazione.

Aspirazione, che come fa notare Salvatore Caiata deputato di FdI della Basilicata, discende dalla «chiarezza con cui Giorgia Meloni attraverso il libro trasmette la visione dell’Italia e del Sud. Tutto questo in un momento in cui il tema della visione è ormai estinto nel panorama politico. Invece Giorgia ed FdI danno una visione di Paese e di Sud, che si riflette nella produzione normativa che quotidianamente a tutti i livelli produce il partito».

Caiata: «Non servono indovini. Il Sud ha bisogno di infrastrutture»

Visione che, naturalmente, è anche sapere cosa serve al Mezzogiorno: «Non servono indovini e zingare per saperlo. Il Sud dell’Italia ha bisogno di infrastrutture che non sono soltanto quelle fisiche ma anche quelle digitali, come confermato dai problemi che hanno avuto interi territori in questo periodo di pandemia».

Insomma, investimenti a cui potrebbe rispondere il PNRR con le sue risorse, ma che devono servire «a sostenere quegli imprenditori che sono rimasti al Sud e che, come eroi solitari, continuano a scommettere su questo territorio. A loro, spesso isolati da infrastrutture inadeguate, FdI guarda con attenzione nella convinzione che vada spezzata la spirale di assistenzialismo ed elemosine, garantendo risorse per crescere e investire».

Ferro: «Sanità vista soltanto come bacino di consensi e non come opportunità per curare i figli della propria terra»

No ad assistenzialismo ed elemosine che significa un Meridione dalla schiena dritta e che, come osserva Wanda Ferro, deputata e coordinatrice di FdI in Calabria, «non piange su se stesso ma che ha quel senso dell’onore dell’appartenenza e che dice no al reddito di cittadinanza e che non cammina più con il cappello in mano e nell’altra con la valigia di cartone».

Tema dei viaggi, di chi parte e abbandona la propria terra che è uno dei mali endemici del Sud e che va affrontato e curato: «La Sanità più di tutti è l’esempio di questa emigrazione, vista soltanto come bacino di consensi e non come opportunità per curare i figli della propria terra. Un’emigrazione per chiedere sanità, possibilità di cure e che si affianca a quella più conosciuta e consolidata di chi va via per conseguire un titolo di studio oppure per fare impresa».

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Fare impresa che per Wanda Ferro nel Mezzogiorno è possibile se in primo luogo «si saprà essere vigili a che le risorse che arriveranno saranno utilizzate per il Sud, per il nostro territorio investendo sulle strade, sugli aeroporti, sui porti. Insomma, sulle infrastrutture perché una Nazione non può crescere se è soltanto a trazione settentrionale, ma piuttosto se cresce anche il Sud».

Ma attenti a pensare che questo discorso di trazione settentrionale sia l’anticamera di quella retorica lamentosa e vittimista che, per la verità in maniera un po’ troppo caricaturale, viene rilanciata spesso da giornali e tv.

E così Antonio Iannone, senatore e commissario regionale di FdI in Campania, conferma: «Non sono meridionalista lamentoso, convinto che non serva a nulla mettere uno striscione sulla statua di Giuseppe Garibaldi. Ma questo non mi impedisce di ammettere che il Sud è messo fuori dalle scelte politiche in termini veri ed autentici. Ed è questa una delle grandi missioni che si è posta Fratelli d’Italia e che risponde a una ricetta semplice che proprio nel suo libro Giorgia Meloni mette in campo: non è possibile essere competitivi se c’è un gap infrastrutturale così forte e diverso da quello che si sconta al nord».

Iannone: «C’è bisogno della costruzione di una nuova classe dirigente»

Però non è solo il deficit in infrastrutture, per Iannone esiste anche un altro problema ed è quello della classe dirigente che governa il Meridione: «Giorgia lo dice in maniera molto chiara, c’è bisogno della costruzione di una nuova classe dirigente che abbia come stella polare la capacità e l’onesta unite a politiche coerenti con i problemi del territorio e dove la politica del consenso premi chi sui territori ci mette la faccia».

Ecco, allora, «la rivoluzione di cui il Mezzogiorno ha bisogno, liberandosi di una visione che troppe volte ha visto il consenso non lasciare traccia di risultati per le comunità». E lo sguardo non può andare a quella saldatura tra Pd e M5S che proprio in Campania sta avvenendo, tra «una politica clientelare e una assistenziale che rischia di produrre un accordo scellerato».

Se di rivoluzione parla e auspica Iannone, Carolina Varchi, deputata siciliana e responsabile nazionale del Dipartimento politiche per il Mezzogiorno, preferisce puntare l’indice sulla capacità di «declinare una visione di Meridione che non veda l’assistenzialismo come unica risorsa. Visione che FdI ha dimostrato di avere e che si conferma con il fatto che siamo il primo partito al Sud. E tutto ciò si traduce nella considerazione che il reddito di cittadinanza non è una soluzione ma piuttosto l’emblema del fallimento delle politiche attive sul lavoro. L’ennesimo aiuto a pioggia».

Invece, si deve investire nelle infrastrutture che «non sono soltanto le strade ma anche vincere la sfida della portualità. Il Mezzogiorno è il cuore pulsante del Mediterraneo e come tale va visto».

Varchi: «Scommettere nella famiglia attraverso investimenti pubblici e incentivi»

Sviluppo che, però, passa anche per un’altra sfida da vincere e cioè la della lotta alla denatalità che va fatta «attraverso politiche attive per la famiglia e non certamente con la sostituzione etnica. Parliamo di quoziente familiare, asili nidi sempre aperti, congedo di paternità più ampio, che le donne non siano più costrette a scegliere tra l’essere mamma o lavoratrice». Insomma, «scommettere nella famiglia attraverso investimenti pubblici e incentivi per chi realmente porta imprese, lavoro al Sud e non per coloro che cercano soltanto di fare speculazione».

E infine in questa sfida per il rilancio del Mezzogiorno non può non avere un posto speciale il patrimonio agroalimentare, visto nell’ottica della difesa dell’identità delle produzioni meridionali. «È questo senza dubbio il brand più bello della nostra terra e che va tutelato e rilanciato attraverso politiche che diano il senso di un Sud che vuole creare sviluppo. In una parola, che al divano preferisce l’impresa».

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