I comuni del Sud tra dissesti e debiti. Per i cittadini di Napoli indebitamento pro-capite di 4.534 euro, per lombardi 1.060

Più di 2 milioni sono i cittadini che vivono in realtà locali sottoposte a procedure di dissesto nel periodo 2016-2020, per un totale di 154 amministrazioni, concentrate quasi esclusivamente nelle Regioni del Sud. Di queste 42 sono comuni calabresi, 35 campani e 40 siciliani.

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Sono i dati che emergono dalla «Relazione sulla gestione finanziaria di Comuni, Province, Città metropolitane per gli esercizi 2019-2020» redatto dalla Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti.

Per questi cittadini tasse alle stelle e servizi al minimo, condizione che induce la Corte a parlare di «urgente necessità di una revisione dell’impianto normativo posto a presidio della criticità finanziaria degli enti locali, che risente del tempo passato e di un approccio, per quanto concerne il dissesto, mutuato dal diritto societario e inadeguato per risolvere gli squilibri di enti che svolgono funzioni fondamentali costituzionalmente protette».

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Paradossale, sottolinea la Corte, è l’incapacità di risanamento delle attuali procedure di riequilibrio finanziario, che in molti casi finiscono per spalancare le porte al dissesto.

Nel 2019, l’indebitamento dei comuni campani superava i 10 miliardi, la metà prodotta dal solo comune di Napoli

Non è da meno la fotografia che restituisce l’indagine sul livello di indebitamento degli enti locali. In questo caso il triste primato è assegnato ai comuni campani. Nel 2019, l’indebitamento registrato da tutti i comuni della Campania superava i 10 miliardi di euro, con un valore per abitante di oltre 2mila euro. Di questi circa la metà prodotta dal solo comune di Napoli i cui cittadini scontano un indebitamento pro-capite, nel 2019, di 4.534 euro. Per fare un confronto, in Lombardia l’indebitamento per abitante è di soli 1.060 euro.

La Corte ha osservato con attenzione la tenuta finanziaria dei municipi alle prese con la crisi pandemica. In questo caso, lo studio della cassa dei 7200 Comuni, ha registrato una sostanziale tenuta finanziaria dei comuni anche in virtù del sostegno offerto in via preventiva da parte dello Stato centrale, consistente per lo più in ristori specifici per le minori entrate, e maggiori spese.

Sostegno pur giudicato adeguato, oltre ad essere stato molto contenuto in valore assoluto fa registrare divergenze territoriali che confermano come le criticità finanziarie siano prevalentemente concentrate negli enti del Centro-Sud.

I bilanci delle amministrazioni meridionali, infatti, escono penalizzati anche dalla distribuzione dei ristori per le maggiori spese sostenute a seguito dell’emergenza dove la maggiore quota è stata assegnata ai Comuni del nord-ovest, mentre quelli del sud e delle isole hanno ricevuto proporzionalmente di più rispetto ai ristori per quanto riguarda la perdita di gettito.

Nell’analisi della distribuzione per Regione, fra tutte spicca la Lombardia in termini di risorse assegnate, soprattutto con riferimento al fondo per i Comuni maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria, mentre per gli importi erogati ai fini della solidarietà alimentare, oltre i Comuni lombardi, anche quelli della Campania hanno superato i 100 mln di euro complessivamente ricevuti.

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La sperequazione registrata nella distribuzione dei ristori segue l’andamento registrato nel 2020 rispetto al 2019 per quanto attiene ai Trasferimenti ai Comuni secondo la classificazione per vocazione. In questo caso mentre il contributo ricevuto dalle Regioni del Nord-Ovest, cresce nel 2020 di oltre 3 volte superiore rispetto all’anno precedente (da 61,10 a 186 euro pro capite), nelle Regioni del Centro, risulta essere di 2 volte superiore rispetto all’anno precedente (da 136 a 277 euro pro capite) nelle Regioni del Sud il valore è di poco raddoppiato rispetto all’anno precedente (da 100 a 202 euro pro capite).

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