Oggi sarà il giorno, anche se si tratterà soltanto del primo via libera, del primo provvedimento economico targato Mario Draghi. Infatti, l’Aula del Senato approverà il dl Sostegni finanziato con lo scostamento di bilancio di dicembre dell’anno scorso. Come detto si tratterà di un ok in prima lettura, ma il fatto che alla Camera dei deputati non ci sarà il tempo per modificarlo, il provvedimento uscito da Palazzo Madama sarà nella versione definitiva.
Complici però le ulteriori chiusure e la continuazione dei divieti già si pensa alla seconda versione, quella che sarà finanziata con lo scostamento di bilancio votato una decina di giorni fa insieme al Def. E il nervosismo che si percepisce tra i partiti di maggioranza, che sembrano giocare al rialzo, evidenzia come da più parti serpeggi malumore e anche una certa disillusione sui primi mesi di governo.
Probabilmente iniziano a pesare anche i sondaggi che vedono i partiti di governo segnare il passo, con la Lega in decisa flessione di quasi un punto. Di contro l’impetuosa ascesa di Fratelli d’Italia, in solo una settimana ha guadagnano un punto percentuale, preoccupa non poco visto che ormai il partito di Giorgia Meloni a breve potrebbe sorpassare il Pd ed avvicinarsi pericolosamente alla Lega. Ed è facile immaginare quali conseguenze potrebbe avere nella stessa maggioranza una simile scalata, aumentando le fibrillazioni e le tensioni sia tra i partiti e sia all’interno di questi ultimi.
Questo spiega perché ogni tema venga presidiato con determinazione, ed utilizzato per rimettere in sesto i claudicanti sondaggi. Ieri, ad esempio, particolarmente deciso è stato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che nel corso del question time ha iniziato ad alzare il tiro sul prossimo decreto Sostegni chiarendo che «la bozza che è circolata è semplicemente una bozza su cui c’è da portare ancora miglioramenti». Insomma, insoddisfazione per il testo uscito nella considerazione che per le imprese «chiuse per decreto, in particolare pubblico esercizio, vanno previsti degli indennizzi ad hoc».
Ma la Lega non è la sola a puntare i piedi, anche il Pd pressa per un pacchetto sul turismo, mentre i Cinque stelle fanno sponda ai sindacati nel chiedere una rimodulazione della sospensione del blocco dei licenziamenti a partire da giugno. Un quadro complesso che si innesta su quella che è la partita di tutte le partite e cioè le riaperture e il coprifuoco. Come negli accordi dell’ultimo dl Covid il governo farà un punto della situazione venerdì prossimo, quando saranno diffusi i primi dati alla luce delle prime timide riaperture.
Sarà la cabina di regia eventualmente a rivedere l’impianto varato a fine aprile. Matteo Salvini lo ha ribadito anche ieri: «Chiederemo che al prossimo Cdm ci sia all’ordine del giorno il ritorno al lavoro, il ritorno alla libertà, il ritorno alla vita: entro metà maggio bisogna permettere a tutte le attività di riaprire. Con protocolli di sicurezza, ma riaprire: chiuso e aperto, giorno e notte, senza distinzioni tra categorie e senza limitazioni di orario».
Un obiettivo che si vuole intestare per uscire dalla tenaglia nella quale Fratelli d’Italia giorno dopo giorno lo sta incastrando. Anche ieri, ad esempio, i senatori di FdI hanno messo in difficoltà il cosiddetto centrodestra di governo con un emendamento al dl Covid sullo spostamento del coprifuoco dalle 22 alle 24, che alla fine non è passato per la decisiva astensione di Lega e Forza Italia.
Bocciatura che però ha dato spazio a Giorgia Meloni per puntare il dito contro i due alleati di centrodestra al governo: «Sul coprifuoco, molti sono d’accordo a spostarlo, ma poi vince sempre Speranza. Una delle ragioni per cui portiamo questi provvedimenti in Aula è per consentire al centrodestra di provare a imporsi rispetto al centrosinistra, sennò c’è qualcuno che porta a casa tutto e qualcuno che viene minimizzato, anche rispetto al peso che ha».
Iniziative che a sua volta il Pd non manca di rilanciare in chiave anti-Salvini come fa il capogruppo al Senato, Simona Malpezzi: «Salvini ha dei problemi in casa, lo dicono i sondaggi e lo dice la sua profonda competizione con Giorgia Meloni, oltre al tentativo di fare distinguo che poi risultano inutili».
Dal canto suo Mario Draghi va avanti ed evita di farsi trascinare dalle polemiche tra partiti. Dopo aver consegnato il PNRR l’altra grande priorità è la battaglia contro la pandemia, che significa anche riaperture e ritorno alla normalità. Va letto anche in questo senso l’annuncio alla riapertura del turismo straniero dal 15 maggio e l’introduzione del green pass. In questa strategia c’è la volontà di rivedere tanto il coprifuoco e le misure di chiusure, ma come ha sempre chiarito Mr Bce tutto dipenderà dai dati del prossimo 14 maggio.
Da qui si capirà se ci saranno allentamenti, ma Draghi sembra orientato in questo senso anche perché diversamente sarebbe difficile tenere a bada la sua maggioranza. E questo perché se è vero che non c’è alternativa a questo governo il rischio è che le fibrillazioni possano imballarlo; e di certo per il premier l’immobilismo potrebbe essere molto più grave di una crisi di governo.
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