«Il processo di defiscalizzazione al 65% sulle donazioni liberali erogate a sostegno dell’arte e del patrimonio culturale del Paese, tasso più alto d’Europa in questo settore, ha incentivato sia le forme di macro-mecenatismo che quelle di micro-mecenatismo dalle quali sono stati raccolti oltre cinquecento milioni di euro. Uno straordinario esempio di collaborazione tra pubblico e privato nell’interesse dell’Italia che deve essere sostenuto con ulteriori sostegni al credito d’imposta, specie dopo gli ingenti danni causati dalla crisi pandemica».
Questo è l’appello lanciato da Flavia Piccoli Nardelli, deputata Pd, nel corso del Forum “Cultura e Impresa volàno per la ripresa” organizzato dalla Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
«Investire nella cultura – prosegue la deputata Dem – è un passaggio fondamentale per la ripartenza dell’economia italiana. Basta guardare all’esperienza di Matera capitale europea della cultura, che è stata un volàno formidabile per l’economia di quei luoghi. Proprio in quella occasione abbiamo deciso con il ministro Dario Franceschini di promuovere anche le ‘capitali italiane della cultura’ in modo da sviluppare ulteriori processi economici virtuosi legati a questi eventi».
«Iniziative che consentono ai comuni italiani di tirare fuori il meglio del proprio patrimonio sviluppando interessanti sinergie con i privati, specie nel settore del turismo. Lasciatemi, infine, indirizzare al mondo dello spettacolo, il mio messaggio che testimoni l’impegno della Commissione per sostenere i teatri, i cinema e i luoghi di promozione culturale duramente colpiti dall’emergenza sanitaria» afferma Nardelli.
Anche dall’opposizione arriva l’appello a fare di più per tutelare il patrimonio di casa nostra, a partire dalla difesa della lingua italiana come ha spiegato Paola Frassinetti, rappresentante di Fratelli d’Italia: «La mia proposta di istituire un Comitato presso la Presidenza del Consiglio, del quale fanno parte le eccellenze della letteratura e della cultura italiana, che intervenga laddove ci siano storture in tutto il comparto pubblico, a partire da scuola e informazione, va proprio in questo senso. Saranno i difensori della nostra lingua».
«Dispiace – continua Frassinetti – che nel Recovery non ci sia nessuna misura che punti a supportare la lingua italiana nel mondo. Eppure, attraverso lo studio della nostra lingua, molte persone da tutto il pianeta son poi sollecitate a venire qui, con evidenti ripercussioni positive in termini economici. Bisogna sostenere le piattaforme della società Dante Alighieri per dare una scossa dopo il crollo del settore culturale dovuto alla pandemia».
«Al tempo stesso – afferma ancora – credo sia importante incentivare la letture degli autori italiani e per questo ho proposto di aiutare la crescita del settore mediante il sostegno agli acquisti gratuiti dei libri da loro scritti. E dovremo fare qualcosa anche per il mondo dello spettacolo, nei confronti del quale ci sono tante manifestazioni di solidarietà ma pochi fatti concreti».
Sul tema della formazione ha posto l’accento la parlamentare della Lega, Angela Colmellere: «Stiamo lavorando per la rivisitazione degli ITS e dei percorsi di educazione terziaria e professionalizzante, sempre più richiesti dal mercato del lavoro in quanto costituiscono un connubio importante tra mondo della scuola e quello dell’impresa. Il mercato richiede figure sempre più professionali per promuovere il made in Italy e nostro compito è regolamentare questi percorsi per renderli sempre più solidi».
«Abbiamo aumentato il fondo di 20 milioni – spiega Colmellere – così che gli Istituti professionali potranno lanciare nuovi corsi post diploma. Ma accanto a questo serve anche un profondo percorso di semplificazione. Ci sono troppi limiti che non consentono di procedere speditamente sul piano della ripresa economica. Stiamo lavorando sulla riforma dei titoli universitari abilitanti e per l’inserimento di lauree brevi sempre più specializzanti in particolare per geometri, periti agronomi e industriali e agrotecnici».
Sul connubio tra cultura e mondo digitale si è soffermato il deputato del Movimento 5 Stelle Gianluca Vacca: «Si tratta di un connubio virtuoso per entrambi. In un mondo sempre più tecnologico la cultura può trarre gran giovamento soprattutto nel campo delle manutenzioni del patrimonio artistico e culturale e in quello del monitoraggio e della sicurezza dei siti. Il governo ha già attivato diversi progetti con l’ausilio dei fondi europei in questo senso. Le nuove tecnologie risultano preziose anche per affrontare l’emergenza nel settore degli spettacoli. Grazie alla piattaforma Facebook, ad esempio, ci sono state in quest’anno di pandemia interessanti esperienze per la messa in onda in streaming di opere teatrali».
«Non bisogna avere paura della competizione – dice Vacca -, ma pensare piuttosto a un proficuo connubio tra le due realtà. Con il nuovo decreto dovremo vincere piuttosto la sfida per portare di nuovo a teatro, nei cinema e ai concerti gli italiani prima che l’anno di fermo dovuto al Covid abbia strascichi pericolosi. Per ciò che attiene il settore del turismo, nel Pnrr sono previsti otto miliardi. Ma il tema è: Cosa facciamo con queste risorse? Non abbiamo una tradizione virtuosa per l’utilizzo dei fondi europei. La sfida è mettere in campo progetti concreti per spenderli velocemente investendo in digitalizzazione della cultura, sui grandi attrattori, e sulla valorizzazione dei piccoli borghi e delle periferie per aumentare la ricchezza dei nostri territori».
Secondo Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr) «non c’è solo la cultura del lavoro, ma anche il lavoro collegato alla cultura. Dobbiamo essere consapevoli dell’attività svolta da chi opera in questo settore come professionisti a tutti gli effetti che producono ricchezza. Non devono essere più considerati come figli di un Dio minore bensì come risorsa fondamentale per la nostra economia. Qualcuno disse che con la cultura non si mangia. Nulla di più sbagliato. La cultura come generatore di lavoro e ricchezza per il Paese necessita di percorsi di studio più vicini al mondo del lavoro. E questo vale per tutto l’universo delle 31. Una giungla di titoli di studio che forse necessita di un riordino sistematico».
Anche per Mario Chiappuella (delegato Cassa Odcec di Massa Carrara) «scuola e formazione sono sempre più importanti. La richiesta di competenze specifiche e professionalizzanti è molto pressante. Difficile trovare personale specializzato da inserire nei cicli produttivi. Nel made in Italy sono determinanti queste figure. La risposta a questo bisogno formativo è stata trovata con i corsi post diploma negli istituti tecnici superiori. La ricaduta occupazionale di questi corsi è molto alta con il 70 per cento degli studenti che trova lavoro immediatamente. Il Governo Draghi ha inteso rafforzare questi percorsi prevedendo nel Pnrr 1,5 mld di euro per formazione. C’è da auspicare che vengano spesi bene».