Ultima settimana in rosso e arancione, dal 26 torna il giallo. Ma aumentano gli scontenti

Meno una settimana e poi…Tanto manca al 26 aprile, data ormai fissata da molti in rosso ed entrata nella mente di tanti e che segnerà l’inizio di una strada che alla fine dovrebbe portarci alla normalità. Il condizionale è d’obbligo visto che molto dipenderà dai dati, anche se il premier Mario Draghi ha assicurato che si tratta di aperture irreversibili e che quindi la strada imboccata non prevede retromarce.

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Comunque sia quello che nelle ultime ore si sta registrando è una sorta di raffreddamento degli entusiasmi. Da venerdì, giorno della conferenza stampa nella quale il presidente del Consiglio, annunciò le prime riaperture i commenti positivi si sono fatti meno convincenti e soprattutto quelli più critici sono aumentati. Sempre più voci dissonanti si ascoltano che puntano in particolare a chiarire che queste aperture favoriranno soltanto alcuni, che la metà dei ristoratori rimarrà a casa, e chi non avrà uno spazio all’esterno rimarrà tagliato dalle nuove misure. Insomma, chi più ne ha ne metta.

Per carità, non è una novità. Anche con premier Conte si verificano questi reflussi frutto di un’analisi più approfondita e attenta dell’impatto delle misure comunicate. Ma certo fa specie che questo accada con un governo che gode di una maggioranza enorme e soprattutto di uno spiegamento mediatico enorme. Fatto sta che gli scontenti aumentano e i musi lunghi sono sempre di più.

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Detto questo, c’è comunque da vedere il classico bicchiere mezzo pieno e cioè che almeno qualche apertura dal 26 di aprire si inizierà a vedere. E questo sia a pranzo e sia a cena, anche se il coprifuoco continuerà a rimanere fissato alle 22. Sembra, infatti, essere questa la nuova frontiera del confronto tra rigoristi e aperturisti e su cui i due fronti si sono assestati.

Matteo Salvini continua a ripetere di voler allungare il coprifuoco anche se in una logica di prospettiva: «Gli italiani hanno portato pazienza per un anno, adesso che col piano vaccinale finalmente si corre – senza più Arcuri e con Figliuolo – tornare a lavorare, alla musica, allo sport, deve essere un patrimonio di tutti gli italiani. Togliendo in prospettiva anche il coprifuoco alle dieci di sera». E su questo punto sembra quasi essere pronto a mantenere al suo posto il ministro Speranza: «Se Speranza fa il suo lavoro deve rimanere. Se invece vede solo ‘rosso’ e fa politica, e vede solo chiusure, allora deve andare via».

Dichiarazione che sembra in un qualche modo anche una risposta a Giorgia Meloni che ormai va spedita con la sua mozione di sfiducia al ministro della Salute. In attesa di formalizzarla in Parlamento ha deciso di mobilitare il mondo del web in una sorta di petizione online per richiedere la rimozione di Speranza. Iniziativa che, al di là del successo, serve per focalizzare l’attenzione e tenere sotto pressione gli alleati di centrodestra. In particolare i leghisti che, infatti, in più occasione stanno dimostrando di reggere con difficoltà la pressione di FdI.

Tornando alla questione del coprifuoco, battaglia di Salvini a parte, la sensazione è che le ore 22 rimarranno anche per un bel po’. Senza dubbio almeno per tutto maggio. Forse soltanto con l’arrivo della bella stagione sarà possibile qualche modifica. Comunque sia se ne parlerà nel Consiglio dei ministri che dovrebbe essere convocato tra martedì e mercoledì per formalizzare il nuovo decreto legge a cui spetterà indicare le nuove misure dal 26 aprile in poi. Difficile che ci sia una nuova cabina di regia, come qualcuno dalle parti di via Bellerio spera. Draghi non ha intenzione di rivedere quanto annunciato venerdì scorso, anzi ha fretta di formalizzare e dare quindi seguito a quanto annuncia.

Così si andrà verso le riaperture dei servizi di ristorazione ma con spazi all’aperto, sia a pranzo e sia a cena. Non solo, ci saranno anche tutte le scuole in presenza con la sola esclusione delle zone rosse dove la Dad al 50 per cento rimarrà negli istituti superiori. Aperti anche teatri, cinema e musei ma con limitazioni. Palestre e piscine dovranno aspettare maggio e giugno, ma purchè sempre attrezzate con strutture all’esterno. Rimane inevaso il tema dei trasporti da tutti considerati il vero veicolo del contagio e che continua a rimanere escluso da qualsiasi intervento. E considerando l’apertura delle scuole il timore dell’impatto negativo delle aperture è molto forte.

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Poi ci sarà da affrontare il tema delicato degli spostamenti fuori regione e più in generale di regolamentare il pass. Non un passaporto ma piuttosto una sorta di card che identificherà la persona sul piano sanitario e che ne autorizzerà la circolazione. L’idea è legata soprattutto alla mobilità tra Regioni ma secondo alcuni alla fine potrebbe servire anche per far accedere nei locali. C’è, però, ancora molta confusione al punto che almeno per il momento si andrà avanti con le autocertificazioni, poi si vedrà.

Comunque, il fatto che se ne parli indica che il governo sta pensando a qualcosa. Dai primi rumors dovrebbe essere una app o un codice QR che attesterebbe che il possessore o è vaccinato, o ha avuto il Covid, o è in possesso di un tampone negativo nelle ultime 48 ore. Insomma, una sorta di sistema di tracciamento, simile a quello che avrebbe dovuto fare l’app Immuni e che alla fine è fallito. E proprio i detrattori di questo pass si chiedono, ricordando quanto accaduto, perché in questa occasione dovrebbe funzionare. Altro problema poi la gestione dei dati. Tutti dubbi che potrebbe mettere a rischio la realizzazione del progetto stesso. Comunque se ne parlerà più avanti.

Almeno per questa settimana i problemi per il governo sono altri. Oltre il nuovo dl sulle misure, come detto, ci sarà da chiudere in Parlamento la partita sul Def e sullo scostamento di bilancio, atteso per giovedì, così da mettere nero su bianco il nuovo decreto Sostegni. E poi la prossima settimana ci sarà l’altra importante partita sul PNRR. Da calendario Draghi sarà mercoledì alla Camera e giovedì al Senato e in quell’occasione presenterà finalmente il suo Recovery Plan, giusto in tempo per consegnarlo in Europa prima della scadenza del 30 aprile.

E proprio in vista dell’appuntamento della prossima settimana il premier chiuderà oggi la serie di incontri con le forze politiche che aveva inaugurato la scorsa settimana. Quest’oggi alle 17 toccherà a Fratelli d’Italia, ed alle 18.30 a Italia Viva. Incontri a parte e comunicazioni di Draghi la prossima settimana, le perplessità sulla tempistica e su un Recovery Plan che finora nessuno ha visto sono davvero tante. Soprattutto viene fatto rilevare come il Parlamento nei fatti sarà messo davanti al fatto compiuto visto che il 28 e il 29 non potrà che prendere atto di questo piano. Infatti, non è da mettere in alcun conto un voto negativo alle comunicazioni di Draghi, così come sarà impossibile che eventuali osservazioni rientrino nel documento.

Insomma, tante chiacchiere per un documento, forse il più importane della recente storia d’Italia e dell’Europa, che porterà centinaia di miliardi nel nostro Paese ma senza che il Parlamento abbia dato un reale contributo. Non certamente un grande esempio di rispetto per le prerogative del sistema rappresentativo. Figurarsi se ci fosse stato Conte come premier quali sarebbero state le reazioni politiche. Invece, con Draghi fila tutto liscio, anche il fatto che poi la governance che gestirà risorse e progetti sarà decisa attraverso un decreto legge successivo al varo del piano.

Comunque, un passo per volta. Per ora questa settimana continua ad essere rossa ed arancione in attesa della prossima che vedrà colorarsi di giallo, con quelle timide aperture che ciononostante sono un segnale di speranza.

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