Caserta. Valore e utilità d’indagine e gradimento dei “servizi alla città”. I cittadini giudicano!

di Nicolò Antonio Cuscunà

Sondare, misurare la febbre emotiva della gente, capirne gli umori e i desiderata è un mestiere vecchio come il mondo. Comprendere il parere dell’opinione pubblica è importante e utile al fine di assecondarne le scelte. Nel nostro caso si tratta di comprendere non il gradimento di un prodotto commerciale di consumo, ma capire la qualità dei prodotti servizi elargiti alla città e alla collettività dall’Ente preposto a farlo: Amministrazione Comunale.

Nel nostro caso: l’Ente Comune di Caserta di cui è sindaco l’avv. Carlo Marino (Partito Democratico + civiche alla bisogna).

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Nel mondo antico, agli albori della “democrazia”, chiedere al popolo il parere di gradimento a scelte da farsi, era legge. Démos = popolo + Kràtos = potere: democrazia, veniva esercitata tramite rappresentanti, scelti col voto. Nell’Agorà (piazza), chi voleva attivamente partecipare al governo della “Res Publica”, si proponeva presentandosi per dimostrare competenze, valore e capacità.

I prescelti, gli eletti dal giudizio espresso a maggioranza, diventavano rappresentati del popolo chiamati ad assolvere i compiti d’amministrare. Le scelte da fare erano, anch’esse, sottoposte a voto, venivano decise sempre nell’agorà (dal consiglio comunale) a parere di maggioranza. Le decisioni, i servizi da svolgere, venivano costantemente tenuti sotto osservazione, monitorati, vagliati, e se non attuati o non ritenuti utili alla collettività cambiati. La sfiducia ad uomini e decisioni comportava l’estromissione, la cacciata dei rappresentati non più ritenuti di fiducia.

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Al tempo del web, dei sondaggi telefonici, del voto su piattaforme, dei referendum, dei furti di dati personali per carpire gusti, umori e desideri, con la fine dei comizi elettorali e l’impazzare degli spot sui social, le verità assolute calano dal cielo. L’uno vale uno, la fine dei partiti e l’avvento delle liste ad personam rappresentano l’oblio della Democrazia. Queste considerazioni, dovrebbero indurre i cittadini al ritorno alla “partecipazione attiva”. Per meglio orientarsi nel mondo del falso, degli imbonitori da mercato, di strilloni multimediali. Importante è l’informazione fatta d’inchieste attuate con credibilità e con presentazione di dati e fatti concreti. L’informazione seria, libera e non aggreppiata, serve e può fare la differenza nelle scelte.

In Caserta è in atto un maldestro tentativo d’imbonire la massa dei cittadini. Atti posti in essere per fare dimenticare malefatte o non fatte e promesse di faremo. Maldestro tentativo d’ascoltare la città dopo 5 anni di sordità. Truffaldino tentativo d’elargire bruscolini e fumo negli occhi, dopo avere negato elementari acquisiti diritti: sicurezza, qualità della vita, socialità, cultura e gioia di vivere la città.

Tralasceremo gli aspetti più conosciuti e criticati dall’opinione pubblica (strade, scuole, trasporti, inquinamento, costo ed assenza dei servizi, ecc.) per affrontare le maggiori manchevolezze dell’amministrazione Marino: «sfruttamento forza lavoro dipendente e non corretta elargizione di servizi a domanda». (Il PD dovrebbe essere al fianco dei lavoratori).

La stragrande maggioranza dei cittadini, almeno una volta nella vita, si saranno rivolti agli uffici Comunali dei “servizi demografici”: Stato Civile, Ufficio Elettorale, Anagrafe. Servizi essenziali, indispensabile da concedere facendo ricorso alla “risorsa umana” degli impiegati. Servizi delicati, sensibili, da corrispondere con precisione e tempestività.

Al tempo dei social, del villaggio globale, a mezzo secolo dall’allunaggio, gli uffici demografici del comune di Caserta sono tecnologicamente inadeguati – i computer installano il superato sistema operativo XP – un bimbo di 9 anni direbbe, roba da dilettanti-. Gli “storici volumi dello Stato Civile -1868 – 1900″” e successivi fino ad oggi sono conservati in stato vergognoso (ripetutamente denunciato da questa informazione), e si rischia di perdere la memoria storica della popolazione. Le informazioni in essi contenute, sono indispensabili al rilascio della “cittadinanza italiana” Ius sanguinis, ai discendenti degli italiani emigrati all’estero.

L’amministrazione, per essa, gli assessorati al personale e all’anagrafe, non hanno mai predisposto e somministrato agli impiegati  nessuna forma di preparazione adeguata e aggiornata. Nuove normative e aggiornamenti solo frutto d’amor proprio dei dipendenti rispetto all’Ente ed al loro senso civico partecipativo. Il costante aumento dei flussi migratori, implementazione di nuove attività d’offerta all’utenza, rendono i carichi di lavoro insostenibili e non adeguati alla domanda.

Con la soppressione delle “delegazioni”, uffici decentrati e presenti in quasi tutti i casali e periferie, il carico di lavoro per i dipendenti e i disagi per gli utenti sono centuplicati. La struttura degli uffici allocati nell’ex caserma Sacchi di Falciano, oltre ad essere in posizione disagiata (non adeguatamente servita da TPL), presenta gravi criticità.

Le ripetute richieste di derattizzazione, sanificazione, messa in sicurezza, inoltrate all’Ente dalle OO.SS.di categoria e dai cittadini, non sono mai state ascoltate dal sindaco, dai suoi assessori e dirigenti. Il protoocollo pandemico ha aggravato pericolosamente tali rischi per i dipendenti e cittadini. Analogo colpevole silenzio, degli assessori Esposito e De Michele, alla richiesta d’istituire la piattaforma prenotazioni per l’accesso controllato agli uffici, ed il potenziamento delle procedure online utili al disbrigo di pratiche a distanza.

Questi sono elementi d’analisi utili alla classificazione d’efficienza di sindaco, assessori e consiglieri.

I dipendenti attualmente in servizio sono 17 (diciassette), di questi, 2 vigili urbani sottratti ai loro compiti d’ufficio. L’ufficio elettorale, pur presentando carichi di lavoro solo in prossimità d’elezioni, è sovradimensionato con 3 dipendenti, settore cui l’amministrazione (e certi consiglieri) dimostrano particolare attenzione.

Allo stato attuale, la situazione è gravissima, dimostrata dalle reiterate denunce di cittadini e delle OO.SS. aziendali, ben presto diventerà insanabile e devastante. Entro la fine del corrente anno (2021) andranno in quiescenza al meno 7 (sette) addetti ad importanti ruoli apicali. L’inerzia dimostrata dall’amministrazione Marino è assoluta e scellerata, inadeguatezza e incapacità politico-amministrativa, oltre all’assenza di visione progettuale nell’erogazione di servizi anche a costo zero.

Prepensionamento dipendenti Legge n. 35/2012.

Fresco di elezione a sindaco, tra i primi atti posti in essere, l’avv. Carlo Marino utilizzò le procedure per la messa in pensione di 90 + 5 dipendenti. In realtà, più che un prepensionamento fu un vero anticipato licenziamento. Procedura attuata per motivi di liquidità di cassa, di fatto, diventerà un vero e proprio danno alle casse del Comune.

Marino & C., pur sapendo di sbagliare (avvisati dalle OO.SS. di categoria), condannò la città al peggioramento dei servizi, non sostituendo gli esodati né riorganizzando la macchina amministrativa. Durante la sua sindacatura ha solo prodotto “ordini di servizio” rispetto a dipendenti non graditi, non protetti, senza santi in paradiso e privi dei profili adeguati ai nuovi carichi di lavoro assegnati.

Riguardo i 95 dipendenti messi in quiescenza anticipata, in data 5 agosto 2016, l’Amministrazione comunicava alle OO.SS. la volontà di attivare le procedure di prepensionamento previste dalla legge n.135/2012. A seguito della deliberazione di C.C. n.56 del 20 settembre 2016, l’Ente individuava 95 dipendenti in possesso dei requisiti previsti dalla predetta Legge. Alla fine del mese di settembre del 2016, ai dipendenti veniva notificato la recessione unilaterale del contratto di lavoro, con decorrenza a partire dal 31 dicembre 2016.

La notifica avveniva con tre mesi d’anticipo sulla data di prepensionamento, come previsti (sei mesi) dalla legge. I dipendenti in questione, per queste ragioni, presentarono ricorso per farsi riconoscere almeno tre mesi di mancato preavviso. Pandemia permettendo, la sentenza è in via di definizione. Se l’Ente Comune (Carlo Marino) sarà soccombente dovrà pagare la somma di circa 700.000 euro (soli tre mensilità). Se ad essere conteggiati saranno 6 mesi di mancato preavviso, l’Amministrazione Marino sarà chiamata a pagare 1.500.000 euro. Danni alla città, ai servizi, ai dipendenti e beffa economica a carico dei contribuenti.

Questi fatti e uomini vanno vagliati e giudicati, dimenticanze, promesse, ammiccamenti non sono giustificabili.

I cittadini devono giudicare la città.

I giudizi d’opinione sono un parlamento in seduta permanente che ha il compito di creare la verità, ed è la verità più democratica che sia mai esistita (Milan Kundera).

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