Il Sud24 compie un anno. Capire l’Italia senza il torcicollo ma guardandola dal Sud

Ci perdoneranno i lettori se oggi iniziamo parlando di noi, del SUD24. Ma ci capiranno. Oggi, infatti, il SUD24 compie un anno. Proprio così, nel giorno in cui l’Italia andava in lockdown muoveva i primi passi un’avventura editoriale che già nel nome ha voluto indicare la sua ragione sociale, il perimetro dentro il quale si sarebbe mossa la sua informazione.

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Raccontare il Sud ma non nell’ottica di una vana autoreferenzialità, o peggio ancora di un revanchismo neoborbonico. Questo lo lasciamo a chi continua a guardare e parlare di Sud con il torcicollo. Piuttosto raccontare il Sud per capire l’Italia, perché per comprendere l’Italia non si può farlo se non guardandola da Sud. In fin dei conti Garibaldi dovette proprio partire dal Sud per unificare il Paese.

E con questo taglio abbiamo attraversato il durissimo anno che ci lasciamo alle spalle, che purtroppo può essere riassunto nei vari momenti in cui si è scandita la lotta al Covid. Dal dolore dei giorni più duri della chiusura a quelli della timida speranza di un ritorno alla normalità.

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Abbiamo seguito il difficile cammino del governo Conte bis nell’ora più buia della nostra Repubblica, sia quando ha dovuto contrastare l’epidemia e sia quando ha cercato di trovare gli strumenti per fronteggiare la crisi economica. Il complicato negoziato con l’Europa e la delicata ed estenuante dialettica interna alla maggioranza che poi lo ha portato alla fine.

Abbiamo con le dirette dal Quirinale e dalla Camera osservato i passi dei vari partiti verso la formazione del governo Draghi, e, ci sia consentito questo atto di superbia, prima degli altri abbiamo capito che avrebbe messo in crisi soprattutto la vecchia alleanza giallorossa.

Ma il 2020 è stato anche l’anno in cui abbiamo potuto ricordato due simboli di Napoli: Eduardo De Filippo a 120 anni dalla nascita e lo storico Caffè Gambrinus a 160 dalla fondazione.  E il 2020 è stato anche l’anno delle elezioni regionali con la riconferma di Vincenzo De Luca a presidente, al quale non abbiamo risparmiato critiche ma sempre in una logica che premiasse il merito giammai la polemica fine a se stessa.

E così giorno dopo giorno siamo cresciuti arrivando a un milione di pagine di visualizzazioni e 500mila utenti raggiunti, confermando la bontà di un progetto che vuole essere da sprone per un Sud che troppo spesso ha il vizio di limitarsi a guardare il proprio ombelico.

La soddisfazione del momento però non deve farci perdere di vista il difficile momento che vive il Paese e il Sud, che naturalmente sente ancora più forte il peso della pandemia e della crisi. Di ricordare gli oltre 100mila italiani che non ce l’hanno fatta. Come spesso capita a una buona notizia si unisce una cattiva. La buona notizia di un progetto editoriale che va avanti e che nel tempo conquista spazi; la cattiva quella di un’epidemia che è ancora ben lungi dall’essere debellata. Proprio ieri il Cts è tornato ad alzare il livello di allarme parlando di un’ulteriore stretta alle misure varate qualche giorno fa dal governo con l’ultimo Dpcm.

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Non un lockdown generalizzato, hanno tenuto a precisare ieri a tarda sera fonti di Palazzo Chigi, ma piuttosto una zona rossa automatica appena si supera la soglia dei 250 casi su 100 mila abitanti in 7 giorni e weekend rossi in tutta Italia come durante le vacanze di Natale. Interventi per cercare di raffreddare la salita della curva dei contagi in attesa che decolli la campagna vaccinale.

E’ questo il triste lascito del governo Conte bis che, al di là delle dichiarazioni, non è riuscito ad approntare nel tempo una campagna di vaccinazione adeguata, perdendosi dietro le primule di Arcuri. Ma questo fallimento porta la firma anche dell’Europa che nuovamente nel momento in cui avrebbe dovuto dimostrare il suo ruolo ha fallito l’appuntamento, non riuscendo a garantire un adeguato rifornimento di vaccini.

All’orizzonte nuove chiusure, nuovi sacrifici per gli italiani con la speranza che all’orizzonte ci sia un futuro migliore. Tutti si augurano che non sia l’ennesima speranza vana, come purtroppo accade da un anno a questa parte. Anche perché ad essere logoro non è soltanto il tessuto sociale di questo Paese, con i giovani sempre più sbandati senza punti di riferimento con la scuola ormai da un anno chiusa, ma anche quello economico. E questo perché alla fine tutto non è andato bene, perché molte delle risorse stanziate hanno mancato l’obiettivo di una ripresa e di un effettivo rilancio.

E adesso con nuove chiusure il rischio è che quei 32 miliardi dell’ultimo scostamento potranno non bastare. Se ne sta accorgendo il governo Draghi che anche questa settimana non riuscirà a portare in Consiglio dei ministri il dl Sostegni. Troppe le richieste delle varie categorie colpite e falcidiate dalla crisi, troppi i settori che ancora attendono i ristori. E così un’altra settimana di riflessione, con un’ipotesi che per ora è soltanto un sussurro e cioè l’ennesimo scostamento di bilancio per avere ulteriori risorse.

Se ne riparlerà nei prossimi giorni, al pari delle possibili modifiche al Dpcm. E’ questa, senza dubbio, la brutta notizia di questa giornata, di questo anniversario di una pandemia che sembra non finire mai. Ma almeno per un attimo pensiamo che c’è anche una buona notizia, quella di chi ha deciso di non arrendersi e che anzi su questa pandemia potesse nascere un progetto editoriale.

Al pari di quella ginestra leopardiana che «sull’arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo, la qual null’altro allegra arbor né fiore, tuoi cespi solitari intorno spargi».

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